Sabato 3 febbraio 2018, alle ore 21.15, alla
Sala Vanni di Firenze (Piazza del Carmine, 14) è in programma il concerto di
Omar Sosa (pianoforte) e Gustavo Ovalles (percussioni).
Pianista eccezionale, poliglotta musicale che unisce i continenti, Omar Sosa è un’allegoria dello scambio artistico universale. Sosa esemplifica perfettamente lo spirito di Duke Ellington come creatore di una musica che trascende le categorie, testimoniata anche dai circa 20 album come leader.
La sua ricerca di libertà musicale trascende l’ortodossia e impersonifica la determinazione di Monk, nel non voler suonare mai la stessa cosa due volte. Sosa realizza un linguaggio jazz globale ma esaustivo, stilisticamente unico, che celebra la diversità delle anime della musica delle Americhe e oltre. In questo concerto il suo spirito afro-cubano si sposa perfettamente con le straordinarie percussioni del venezuelano Gustavo Ovalles. Con il pioneristico progetto di Omar Sosa Roots Trilogy, Gustavo ha calcato diversi importanti palchi in Europa, Giappone e Stati Uniti. Ha inoltre partecipato al l’album di Sosa Sentir, nominato ai Grammy.
Omar coltiva sempre un’intima connessione con le sue radici afro-cubane. “L’Africa e la Diaspora rappresentano una fonte musicale senza uguali” dice l’artista. “Ho provato a raccontare il profilo melodico del continente, e la sua grande forza ritmica. Il ritmo mette in collegamento ogni persona con lo Spirito supremo; e ogni terra ha il suo modo di chiamare lo Spirito, di unire le persone. Filosoficamente, attraverso il jazz che è forse il genere più rappresentativo della Diaspora, abbiamo cercato di mettere insieme i Caraibi, l’America Latina e l’Africa in un espressione di libertà, una celebrazione della Diaspora che sopravvive ancora oggi.
Sull’onda della nomination ai Grammy Awards nella categoria “Best Latin Jazz Album”, conseguita con Eggun, Omar Sosa ha pubblicato nel 2014 Senses, che lo ritrae in completa solitudine. Senses è il sesto album di Omar Sosa per piano solo, nuova tappa di un viaggio fra sentimenti ed emozioni vissuti in prima persona e talmente forti da far nascere l’esigenza di condividerli con altri. “Non ho potuto resistere e sono rimasto nello studio per ore, improvvisando. Ho pensato a ciò che stava succedendo nella mia vita: stavo attraversando un momento molto difficile dal punto di vista emotivo. Ma come si dice, tutto succede per una ragione, e grazie a questo momento duro nella mia vita personale, ho avuto l’opportunità di restare solo con le mie paure e con i miei dubbi, così come con i miei antenati e con gli Spiriti”. “Non ho ascoltato le registrazioni fino ad un mese più tardi. L’improvvisazione è un viaggio musicale durante il quale emergono le mie radici cubane in maniera inusuale, decostruite, affascinandomi per come hanno trovato posto nell’album”.
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