La mostra "Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura" aperta alla Galleria dell'Accademia di Firenze è stata prorogata fino al 15 aprile 2018. L’esposizione, ideata e curata dalla direttrice Cecilie Hollberg, mostrerà l’importanza dell’arte tessile a Firenze nel Trecento, sia dal punto di vista economico che nel campo della produzione artistica e nei costumi della società del tempo.
La qualità della lana ed in seguito della seta dei prodotti fiorentini raggiunse, nonostante i costi molto alti delle materie prime e dei coloranti, un livello di eccellenza, tale da imporsi in Europa, a dispetto delle guerre, delle frequenti epidemie, nonché delle crisi finanziarie e dei conflitti sociali. Le lussuose stoffe fiorentine erano richieste in tutto il vecchio continente raggiungendo anche le mete più lontane, dal Medio Oriente all'Asia, dalla Spagna alla corte del sacro romano impero di Praga, dalla Sicilia fino al mar Baltico. Si trattava, insomma, di un fenomeno di straordinaria diffusione geografica e di prestigio senza eguali.
La lavorazione dei tessuti diviene ben presto la base dell’enorme ricchezza della città, che consentiva investimenti d’importanza cruciale non solo nello stesso settore, ma anche nei beni di lusso e nel campo dell’architettura e della produzione artistica, basta ricordare i cantieri dei più importanti edifici pubblici e religiosi del tempo come la grande cattedrale di Santa Maria del Fiore o del Palazzo della Signoria. Le grandi corporazioni del settore, della Lana e della Seta, l’Arte di Calimala e di Por Santa Maria, oltre ad essere strutture portanti dell’economia divengono autentici detentori del potere politico nonché straordinari committenti d’arte.
Gli artigiani e i pittori, in particolare, trovarono ampia ispirazione dalle stoffe e dalla moda del tempo, tanto da “trasferire” le lussuose trame dei tessuti nelle tavole e negli affreschi custoditi in città così come sarà possibile riscontrare nelle sfavillanti opere tessute e dipinte che saranno visibili nell’esposizione.
La mostra aprirà con un prestito eccezionale: un grazioso vestitino in lana prestato dal National Museum di Copenhagen, confezionato sulla metà del XIV secolo per una bimba, recuperato dagli archeologi in Groenlandia. Esso si pone idealmente alla fonte del gusto occidentale per l’abbigliamento e lo sviluppo del concetto di “moda”, ai giorni nostri uno dei motori fondamentali dell’economia del Paese.
Al termine del percorso espositivo stupirà il sontuoso piviale del Museo Nazionale del Bargello, che testimonia la stupefacente sfarzosità raggiunta da Firenze nel corso del Quattrocento, nel campo della seta e dei velluti. Il complesso, affascinante intreccio fra tessuti e dipinti dell’epoca sarà documentato da una serie di importanti dipinti del Due-Trecento.
Tra le opere in mostra, invece, il grande Crocifisso del tardo Duecento appartenente alla Galleria dell’Accademia - restaurato appositamente per la mostra- testimonierà, con il raffinato motivo decorativo del tabellone centrale la ricchezza delle stoffe islamiche più antiche, riscontrabili in alcuni tessuti presenti in Spagna alla metà del Trecento.
La mostra a cura, come il catalogo edito da Giunti, di Cecilie Hollberg, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con la Galleria dell’Accademia di Firenze.