Un viaggio attraverso le epoche, in difesa del linguaggio delle immagini, troppo spesso negato o svuotato di senso. Quando non attaccato con furia devastatrice. Venerdì 16 Marzo, alle ore 18.00, la Libreria Brac di Firenze (Via dei Vagellai, 18r) ospita la presentazione del libro "Attacco all’arte. La bellezza negata" di Simona Maggiorelli, direttore del settimanale Left, edito nella collana 'Le Gerle' da L'Asino d'oro. Intervengono insieme all’autrice: Pietro Gaglianò e Tomaso Montanari.
“E così le pagine di questo libro sono un antidoto efficace al veleno dell’interessato disimpegno imperante”.
Dalla prefazione di Tomaso Montanari
L’arte rupestre del paleolitico a lungo giudicata un falso, le distruzioni dell’Isis, l’eclisse dei beni artistici culturali in Italia e della loro tutela costituzionale, l’arte contemporanea ridotta a merce finanziaria. Lungo epoche lontane fra loro, l’autrice indaga attraverso la voce di autorevoli critici e intellettuali, gli episodi nella storia dell’uomo in cui l’attacco al linguaggio delle immagini è stato particolarmente virulento. Sulle origini dei graffiti nelle caverne preistoriche e sulla fantasia negata delle loro antichissime autrici, intervengono studiosi come Clottes, Tattersall, Cavalli Sforza, Fagioli, PievaniPaolo Matthiae, Franco D’Agostino, Maria Bettetini, Paolo Brusasco, Silvia Ronchey, invece, sono chiamati a confrontarsi sull'iconoclastia wahabita dell’Isis, simbolo della millenaria “diffidenza” verso le immagini che connota tutti e tre i monoteismi.Le conseguenze dell’attacco alla tradizione della tutela dei beni artistici e culturali (art. 9 della Costituzione), smantellata a partire dagli Anni ’80, indistintamente da tutti i governi, sono denunciate con il contributo di Salvatore Settis, Tomaso Montanari (anche autore della prefazone), Vezio De Lucia, Adriano La Regina, Massimo Bray. Sulla crisi dell’arte contemporanea, l’ultimo capitolo propone una lettura pressoché inedita, quasi che si trattasse di una nuova forma di iconoclastia. Nella cosiddetta società delle immagini in cui viviamo, sembra infatti, paradossalmente non trovare molto spazio una vera ricerca sulle immagini con un contenuto, che non siano cioè una banale riproduzione della realtà o appiattite su standard pubblicitari. Un “mainstream” egemone e trasversale, rintracciabile dal Pompidou, alla Tate, al MoMA, e che più ha risentito della “finanziarizzazione” dell'arte e dell'estetica del postmoderno.