Il Gabinetto Vieusseux prosegue il suo cammino verso i 200 anni con la seconda edizione di Scrittori raccontano scrittori, un programma di rilettura dei classici del Novecento a cura di Alba Donati e Gloria Manghetti. Il progetto ha il Patrocinio del Comune di Firenze e del Centro per il Libro e la Lettura del Mibact, ed è stato sostenuto e condiviso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
Scrittori raccontano Scrittori rientra nel percorso di avvicinamento ai 200 anni nel Gabinetto Vieusseux. Iniziato nel 2017, e quest'anno alla sua seconda edizione, il ciclo prevede che ogni anno dieci scrittori/scrittrici siano invitati a scegliere un Autore del novecento da raccontare ai ragazzi non prima, però, di aver consultato i preziosi documenti conservati nell’Archivio Contemporaneo del Vieusseux alla ricerca di qualcosa di nuovo. Gli scrittori e le scrittrici hanno scelto un autore compagnoa, maestroa, di cui raccontare la storia, la figura intellettuale, il percorso, la vita, i libri partendo dalla consultazione delle carte conservate in sede.
“Abbiamo chiesto agli scrittori di oggi - dice la presidente Alba Donati - una rilettura degli scrittori di ieri fatta a partire da qualcosa di nuovo trovato nei loro appunti, negli scarabocchi, in una variante scritta a margine, in un disegno sul quaderno di appunti. Un gesto importante che offre la possibilità ai più giovani di venire a conoscenza di quel deposito di ricchezze che è un fondo archivistico.”
L’archivio Bonsanti ha più di 150 fondi, “un suggestivo percorso – dice la direttrice Gloria Manghetti – tra autografi, dipinti, libri, oggetti, fotografie, e cimeli vari che ben si prestano a un viaggio della o nella memoria.”. L’obiettivo è portare gli studenti del liceo ad ascoltare 10 lezioni eccellenti, fatte dai migliori scrittori di oggi su 10 scrittori di ieri. Sensibilizzare quindi le giovani generazioni a conoscere da vicino e da dentro la letteratura, e recuperare l'amore per la cultura umanistica.
Arrivato al suo nono appuntamento, il ciclo prosegue sabato 7 aprile alle ore 11.00 con Valeria Parrella su Anna Maria Ortese.
«Qualche anno fa – dice Parrella - leggendo a degli studenti di Architettura pagine da “La città involontaria” di Ortese, essi credettero che si parlasse di Scampia, delle vele, degli scenarii di degrado che Cinquant’anni dopo sono stati portati alla ribalta da Gomorra. Perché Ortese aveva questo di unico: essere visionaria al punto da trascendere la realtà, e muoversi allo stesso tempo in un contesto neorealista che la trafiggeva e la faceva sanguinare. Era la Napoli del dopoguerra, quella che ancora oggi non è bagnata dal mare. Ortese aveva anche questo di anticonvenzionale: non avrebbe amato questa celebrazione, si sarebbe sentita fuori posto. Era, per questo, tenuta al margine della vita sociale, vilipesa, attaccata doppiamente perché donna scrittrice e perché “ lamentosa”. Ma cosa lamentava Ortese? La mancanza dello Spirito, e puntava l’indice invece a quell’intellighenzia che prendeva posizione solo a favore di telecamera».
Ultimo incontro: Alessandra Sarchi su Paolo Volponi (14/04).
Valeria Parrella è nata nel 1974, vive a Napoli. Per minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti Mosca piú balena (2003, con la quale ha vinto il Premio Campiello Opera Prima) e Per grazia ricevuta (2005). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo spazio bianco (2008), da cui Francesca Comencini ha tratto l'omonimo film; Lettera di dimissioni (2011), Tempo di imparare (2014), la raccolta di racconti Troppa importanza all'amore (2015) e Enciclopedia della donna. Aggiornamento (2017). Per Rizzoli ha pubblicato Ma quale amore (2010), per il quale nel 2011 vince il Premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa. È autrice dei testi teatrali Il verdetto (Bompiani 2007), Tre terzi (Einaudi 2009, insieme a Diego De Silva e Antonio Pascale), Ciao maschio (Bompiani 2009) e Antigone (Einaudi 2012). Per Ricordi, in apertura della stagione sinfonica al Teatro San Carlo, ha firmato nel 2011 il libretto Terra su musica di Luca Francesconi. Ha inoltre curato la riedizione italiana de Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012). Da anni si occupa della rubrica dei libri di «Grazia» e collabora con «Repubblica».
Anna Maria Ortese (Roma, 13 giugno 1914 – Rapallo, 9 marzo 1998) Dopo esordi sotto il segno del «realismo magico» con i racconti Angelici dolori (1937) e L'infanta sepolta (1950), Ortese deve soprattutto a Vittorini la scoperta della sua vocazione letteraria: la raccolta di racconti, vicini al neorealismo, Il mare non bagna Napoli (1953, premio Viareggio), vide la luce ne «I gettoni» einaudiani. Successivamente pubblicò Silenzio a Milano (1958) per approdare in seguito a una narrativa di tono favoloso e allegorico con L'iguana (1965) e a un intimismo quasi cecoviano con Poveri e semplici (1967), che vince nello stesso anno il Premio Strega. Seguono Il porto di Toledo (1975), Il cappello piumato (1979), Il treno russo (1983) e In sonno e in veglia (1987). Dopo il successo dei romanzi Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari (1996), crebbero intorno alla sua opera il consenso del pubblico e l'interesse degli editori. Alla riedizione dei suoi testi maggiori si accompagnò così la pubblicazione di una raccolta di poesie scritte tra il 1930 e il 1980 (Il mio paese è la notte, 1996) e di una scelta di conversazioni e riflessioni (Corpo celeste, 1997). Di poco successiva è la pubblicazione di altri testi poetici, che erano stati esclusi dalla precedente raccolta del 1996 (La luna che trascorre, 1998). Nel 1997 la giuria del Campiello le assegna il premio alla carriera. Muore nella sua casa di Rapallo il 9 marzo 1998.
I progetti sono stati pensati per le scuole medie superiori. Ogni incontro sarà seguito da un massimo di due classi. Gli incontri saranno comunque aperti al pubblico fino a esaurimento posti.
Info: www.vieusseux.it