La Stagione concertistica degli Amici della Musica di Firenze sabato 7 aprile alle 16 e domenica 8 aprile alle 21, porta al Teatro della Pergola Nicolas Altstaedt, violoncellista di origini tedesche e francesi, noto per la grande versatilità gli permette di trovarsi a proprio agio su repertorio antico, tradizionale e contemporaneo, e che insieme ad Alexander Lonquich propone due programmi con al centro Le Sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven.
È proprio Lonquich a raccontare i due concerti: "Le Sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven rappresentano tre momenti precisi della vita di Beethoven. La prima è del 1796, appartiene alle opere cosiddette giovanili. In verità, la prima e la seconda Sonata, rispetto anche alle Sonate per pianoforte che ha scritto più o meno nello stesso periodo, sono molto più audaci. Entrambe hanno una grande introduzione lenta e, nello stesso tempo, sono forse le prime opere per violoncello e pianoforte – o “per pianoforte e violoncello”, come si diceva allora – che assegnano anche allo strumento ad arco una funzione non più da accompagnatore. I due strumenti diventano quasi paritari, anzi sono già paritari. La parte creativamente incredibile è il primo tempo: l’introduzione della seconda Sonata in sol minore è di una drammaticità assolutamente rivoluzionaria, sia nella parte lenta, sia nella parte accentata. Nel secondo tempo della seconda Sonata c’è un altro aspetto di Beethoven, il suo umorismo piuttosto selvatico che qui è già sviluppato in pieno. Ha un senso dell’umorismo musicale. Invece la terza Sonata, del 1808, è stata scritta in contemporanea con la Quinta Sinfonia, quindi in un momento di grande serenità produttiva di Beethoven. Di questa si può dire che è la prima Sonata in cui il violoncello ha un ruolo ancora più importante, rispetto alle Sonate precedenti. Ed è un’opera di grande respiro: è qui che si può parlare di un Beethoven olimpico, classico. Poi facciamo un altro salto e siamo nel 1815, all’inizio di quello che viene definito il tardo periodo di Beethoven. Qui si stanno sviluppando grosse novità nel suo modo di scrivere, per esempio è sempre più difficile prevedere solo una battuta dopo quella che si è appena suonato perché c’è una tale libertà nella costruzione e, nello stesso tempo, un grosso lavoro polifonico. Chiaramente Beethoven si è occupato moltissimo della musica di Bach e forse della musica barocca in generale. Infatti, la Quinta Sonata ha una fuga finale: in questo periodo cominciano i suoi grandi lavori sulle fughe, ci saranno poi le sue fughe dell’op. 101, op. 106 o le fughe dei quartetti. Quindi sono tre periodi. E noi abbiamo deciso, dato che in questo caso suoniamo in due serate, di inserire tre altre sonate. Nella prima serata eseguiremo la prima Sonata di Fauré, del tardo periodo di Fauré. Come Beethoven era sordo, lo era anche lui in quel periodo (come il tardo Beethoven). Abbiamo però a che fare con un’estetica di oltre cento anni dopo, molto diversa perché la musica di Fauré – o del tardo Fauré – è quasi minimalista o pre-minimalista. Lavora su un tappeto di armonie in cui cambia tutto ma cambia poco, nel senso che c’è una certa serenità e una certa eguaglianza del ritmo: ogni tempo ha il suo andamento, che non viene quasi mai interrotto. Cambiano all’infinito le armonie, ed è come vedere un tappeto persiano, che è tutto uguale ma nello stesso tempo cambia tantissimo. Questo è lo stile del tardo Fauré. Invece nella seconda serata eseguiremo la Sonata di Benjamin Britten, anche questa scritta nel periodo della maturità. È un’opera estremamente accattivante. Io la vedo un po’ spettrale, penso all’idea degli spettri in Inghilterra. C’è un che di echi del passato, che vengono elaborati in modo spettrale, sia in maniera estroversa – come alla fine – sia introversa".
Biglietti sabato 7 aprile, da 14 a 25 euro. Biglietti Domenica 8 aprile, da 20 a 25 euro.
Info e programma completo su www.amicimusicafirenze.it