Riflettere sul turismo odierno e sulla tendenza a osservare l'arte attraverso un obiettivo e uno schermo digitale: questo l'intento di
"Grand Tourismo", nuovo progetto di
Giacomo Zaganelli in mostra presso la
Sala 56 degli Uffizi,
dal 31 luglio fino al 24 febbraio 2019.
L'artista fiorentino approda nella Galleria più importante della sua città per
esporre un percorso di ricerca che lo ha portato anche al MOCA, Museum of Contemporary Art di Taipei, per studiare i comportamenti di cittadini e turisti nelle metropoli contemporanee, intenti ad immortalare passivamente l'arte più che a osservarla davvero. Il risultato di questa analisi si articola nei
tre lavori video esposti:
"Illusion", nel quale le strade di Firenze testimoniano una ripetuta e meccanica acquisizione di immagini;
"Everywhere but nowhere", dove lo sguardo è fisso su un ragazzo che, seduto su un gradone di Palazzo Strozzi, è totalmente assorto nell’uso del suo smartphone; e infine
"Uffizi Oggi", realizzato in esclusiva per (e dentro) le sue Gallerie, sintesi efficace dei milioni di devices che ogni giorno, per milioni di volte, fotografano le opere d'arte del museo.
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Con le innovazioni tecnologiche degli ultimi decenni, e in particolare dal momento dell'arrivo della fotografia digitale a portata di mano, la fruizione del museo è fortemente cambiata" afferma Eike Schmidt, direttore degli Uffizi e curatore dell'esposizione insieme a Chiara Toti, aggiungendo che "Partendo da una riflessione interna agli Uffizi e incentrata sulla sua sala più frequentata, quella dei capolavori di Botticelli, attraverso l'interpretazione di Giacomo Zaganelli abbiamo voluto porre l'attenzione su un fenomeno che, mutando la relazione tra spettatore e opera d'arte, implica un ripensamento delle funzioni del museo stesso".
"Grand Tourismo" offre più spunti di riflessione. L'analisi di Zaganelli riguarda il fenomeno turistico, che mette sempre più alla prova la capacità delle città di contenerlo, ma allo stesso tempo interroga noi e il nostro rapporto morboso con la tecnologia. Da un'altra prospettiva, basta constatare che meno dell'un percento delle foto fatte alle opere d'arte viene poi riguardato: fisicamente presenti ma mentalmente assenti, all'interno del museo pare più importante documentare in modo fugace e autorappresentarsi, testimoniando con un selfie il proprio passaggio. Per questo la mostra, collocata al punto di snodo del primo piano della Galleria, si propone come sosta offerta al visitatore per invitarlo a riflettere sull'esperienza appena vissuta.
Info:
www.uffizi.it
SR