Venerdì 7 Settembre dalle ore 18.00, la Galleria Eduardo Secci di Firenze, in Piazza Goldoni, ospita l'inaugurazione della mostra personale di Paolo Grassino, a cura di Lóránd Hegyi, in programma fino al 10 Ottobre.
Le sale ospiteranno tre grandi opere, due delle quali site-specific e completamente inedite; ognuna caratterizza da un soggetto differente, ma ricorrente, nella tematica di Grassino: gli insetti, l’uomo e gli animali, uniti tutti da un unico fil-rouge: quello della crudeltà della condizione dell’esistenza.
La prima sala ospiterà l’installazione Per sedurre gli insetti, realizzata con cavi elettrici e ferro. In questa istallazione site-specific del tutto inedita, la dinamicità brutale che trasmette l’opera è dovuta all’articolazione disordinata di fili di ferro, annodati in un nucleo centrale di bozzoli scuri “abitati” da insetti che, attirati dalla luce del lume, sono inevitabilmente condannati a morte. L’installazione si fa materia della metafora della società attuale, in bilico tra precarietà e indifferenza.
La seconda sala ospiterà Serie Zero che vede come protagonista l’uomo rappresentato come un guscio, svuotato della sua identità e del suo corpo. Il vuoto, tuttavia, contiene in sé una metamorfosi, un rinnovamento che si manifesta con una ramificazione che si apre nello spazio verso lo spettatore. Grassino sembra voler riprendere in chiave contemporanea Le Metamorfosi di Ovidio e, in particolare, il mito di Dafne, la ninfa che si trasforma in alloro per sfuggire ad Apollo.
Tumulto è il titolo dell’installazione della terza sala (anch’essa verrà presentata in una forma inedita e mai vista prima) è un’opera che riprende uno dei temi ricorrenti di Paolo Grassino: come per Analgesia, il soggetto della rappresentazione è un branco di cani neri. Il cane, compagno dell’uomo, ha perso i sensi ed è rappresentato senza orecchie, senza coda e senza alcun tratto distintivo, tale da ritornare ad una condizione larvale e primitiva dove l’istinto prevale sulla ragione.
Da molti anni l’impegno dell’artista Paolo Grassino è teso a evidenziare, approfondire e propagare senza compromessi il messaggio poetico insito negli strati di significato immaginari, evocativi, connotativi, delle sue espressioni plastiche. La percezione delle realizzazioni scultoree con la loro sistemazione di stampo drammaturgico suggerisce inoltre una narrazione immaginativa enigmatica, estremamente densa, spesso cupa, che tocca il fruitore nel suo profondo. Questa narrazione magica, incantata, enigmatica, pateticodrammatica e al contempo intrigante e sconcertante, dai toni quasi fiabeschi, si apre ai nostri occhi in modo improvviso e sorprendente, veemente, irresistibile, naturale, ma ugualmente inquietante, inspiegabile, misterioso. Questo divenire sensuale e concreto, immediatamente percettibile, custodisce un segreto enigmatico, poiché le forze interne, che muovono le figure, collegandole o mettendole in conflitto, continuano a essere recondite e invisibili.
La riflessione sulla condizione umana è uno dei concetti da cui prendono forma i suoi lavori ed è il fattore chiave che permette di instaurare un dialogo tra l’opera e il fruitore. La suggestione e la carica emotiva che trasmettono le sue opere si devono alla loro dimensione drammatica e inquietante che inducono lo spettatore a volersi relazionare con la scultura per comprenderne l’intensità e farsi carico di uno spettacolo intriso di malinconia. L’impatto con l’opera, infatti, suscita una molteplicità di sensazioni fino a tessere una trama narrativa dalle note drammatiche, tetre, toccanti e selvagge che incontrano l’Io più profondo di chi osserva.
L’osservatore si rapporta dunque a un episodio misterioso, enigmatico, bizzarro, esterno e inspiegabile, che però racchiude in sé un denso groviglio dalle connotazioni talmente emozionali e così ricco di associazioni, che l’intera scena plastica con la sua fisicità forte, quasi monumentale, con la sua accentuata materialità, il suo dinamismo, la sua sensualità e la sua schiacciante espressività, sembra essere qualcosa di noto, di quasi naturale, qualcosa che proviene dalla nostra interiorità. L’insieme di questi gruppi scultorei trasporta un’atmosfera eccessiva, psichedelica, e parallelamente una realtà magica, incantata, improbabile, che si propone però ugualmente come realtà esistente, tangibile, immediata. Quest’ambiguità colma l’operato di Paolo Grassino di un’indeterminatezza poetica, di un’incertezza, che provoca a sua volta un’insicurezza destabilizzante ed evoca qualcosa di invisibile, di inafferrabile, di mistico, che non possiamo allontanare da noi stessi, poiché vive nel nostro profondo.
Per maggiori informazioni: www.eduardosecci.com