Sabato 20 Ottobre la Galleria Eduardo Secci di Firenze, in Piazza Goldoni, ospita l'inaugurazione della prima mostra personale a Firenze di Giuseppe Stampone, curata da Pietro Gaglianò. L'artista presenterà opere inedite, un progetto realizzato in collaborazione con l’artista peruviano Jota Castro, e una grande mappa partecipativa con la collaborazione di un nutrito gruppo di artisti.
Precipitato formale, la prima mostra fiorentina interamente dedicata alla ricerca di Giuseppe Stampone (1974) in programma fino al 21 Dicembre, presenta tre grandi aree che attraverso nuove opere e progetti creati in collaborazione con altri artisti approfondiscono i principali temi di ricerca dell’autore: l’attività pedagogica come metodo di lavoro per formalizzare le opere, il rapporto con la storia dell’arte, la relazione con altri artisti.
Attraverso una pratica che prevede un continuo passaggio di informazioni, la rivisitazione dei linguaggi visivi e verbali della storia, coniugazioni pedagogiche e collaborative, Stampone sintetizza le visioni e i processi nell’opera, che è la sintesi visibile, il precipitato formale in cui si trovano il tempo, lo spazio e le relazioni. La mostra fiorentina segna un simbolico punto di osservazione nel quale convergono due decenni di ricerca sul medium, dal disegno alle pratiche relazionali, e sulla dimensione politica dell’arte.
Tre tavole realizzate a inchiostro costituiscono il centro ideale della mostra; come pale d’altare, in un universo laico e dolorosamente, ma lucidamente, sensibile alle emergenze umanitarie del tempo presente, le opere reinterpretano tre capolavori della storia dell’arte europea il “Cristo deriso” di Beato Angelico, “Il ratto di Europa” di Rembrandt e “L’atelier del pittore” di Gustave Courbet. In questo sommo agone Stampone si misura con la necessità di riconnettere la cosiddetta civiltà occidentale alle proprie responsabilità, e apre una riflessione critica sulla posizione dell’arte rispetto alle sfere del potere, oggi come nel passato.
Un esercizio di connessione, una vocazione al dialogo e alla pluralità caratterizza anche gli altri due progetti, composti espressamente per questa occasione, che implicano il coinvolgimento di altri autori.
Una nuova opera del ciclo “Architecture of Intelligence” sarà realizzata con l’artista Jota Castro (1965) ed è incentrata sulla capacità pedagogica dell’arte. L’opera si sviluppa a partire dal continuo indagare lo spazio della percezione visiva, introducendo i temi della comunicazione come strumento egemonico, la retorica del potere, la capacità destabilizzante della frammentazione del linguaggio.
Nello spazio principale della galleria una grande mappa concettuale verrà creata con i contributi e la collaborazione di altri autori invitati da Stampone ad apporre un segno, un elemento trattato con la propria poetica e la propria sensibilità, nella cartografia che descrive i rapporti relazionali, il valore politico dell’arte, l’emergenza della condizione globale. Gli autori coinvolti sono: Bianco-Valente, Tomaso Binga, Stefano Boccalini, Ugo La Pietra, Loredana Longo, Claudia Losi, Ryts Monet, Alfredo Pirri, Eugenio Tibaldi.
Nella stessa data sarà inaugurata la Project Room della galleria con un progetto site specific della giovane artista danese Lea Guldditte Hestelund, per la prima volta in Italia, a cura di Irene Campolmi.
Per maggiori informazioni: www.eduardosecci.com