Era il 1968 quando uscì il mitico album “Live at Folsom Prison” di Johnny Cash, registrato nell'omonima prigione statunitense.
Venerdì 19 ottobre a distanza di 50 anni quel disco rivivrà con un concerto che si preannuncia a dir poco imperdibile. Sul palco del
BUH! due dei nomi più credibili nella reinterpretazione del songwriter americano: da una parte i
Broadcash, la band che da dieci anni propone in tutta Italia il repertorio di Cash, dall'altra
Bobby Solo, l'artista italiano che meglio si è cimentato con il country/folk americano fin da tempi non sospetti (inizio concerto ore 22:30 – ingresso riservato ai soci ENTES, contributo serata 10€ / tessera 3 €).
Un felice connubio da cui nasce persino un EP, un omaggio a Johnny Cash intitolato “BroadCash play CASH feat Bobby Solo” pubblicato in edizione limitata rigorosamente in vinile dall’etichetta Area Pirata (https://areapiratarec.bandcamp.com).
Johnny Cash è uno di quei nomi diventati icona. C’è chi lo ama per aver rivoluzionato il country’n’roll negli anni ’50, chi lo adora per i duetti con la moglie June Carter, chi non può fare a meno di ascoltare le registrazioni fatte da settantenne con Rick Rubin, chi ha in casa il poster in cui mostra il dito medio, chi lo ha sempre creduto migliore di Elvis, chi lo ha conosciuto grazie al film Walk the Line e, chi canta solo il ritornello di Ring of Fire, ma comunque non lo dimentica.
Bobby Solo non avrebbe bisogno di presentazioni e dire che è un appassionato di country e rock’n’roll è quasi fargli torto. Nella sua lunghissima carriera è stato uno dei primi a importare quella musica in Italia e se gli domandi di Johnny Cash ti senti rispondere “Ah, Johnny l’ho conosciuto alla base americana Rammstein in Germania negli anni ’60. Suonava con la Carter family, gli Statler Brothers ai cori e Carl Perkins alla chitarra. Era magnetico”.
Tanto basta.
Bobby non è nuovo a celebrazioni delle origini del country e rock, basti recuperare il bellissimo disco del 1966 “Le canzoni del West” o l’interpretazione del brano di Hank Williams “Ramblin’ man” con i Guano Padano per capire la sua passione. Pubblicamente sembra un crooner legato agli anni ’60, solo perché in TV gli fanno sempre cantare
“Una lacrima sul viso”, “Se piangi, se ridi”, “Zingara”, e al massimo un rock’n’roll classico: ma Bobby è completamente folle e ribelle. Fuori da ogni schema, non ama essere conforme, anarchico, vive solo per la musica, la chitarra, gli amplificatori. Ha incontrato i BroadCash (Yari Spadoni: chitarra acustica e voce, Matteo Gioli: chitarra elettrica, FrancescoLazzerini: contrabbasso e Lorenzo Cotrozzi: batteria) in un infuocato concerto pisano di cui era la guest star e da quel giorno è nata un’affinità elettiva sfociata nella registrazione di quattro pezzi old school: I Walk the Line, Cry Cry Cry, Folsom Prison Blues e Big River. Quattro cavalcate nelle colline e nelle lande che idealmente uniscono l’Italia con gli Stati Uniti, per un omaggio tutto cuore che non mancherà di far ballare anche i tavoli.
Con questo evento di apertura il circolo BUH conferma la sua vocazione intergenerazionale nonché di centro culturale del quartiere di Rifredi: di giorno co-working e comunità di lavoro condiviso, la sera luogo dedicato alla musica e alla convivialità.
Una stagione speciale che vede finalmente il BUH raggiungibile anche in tramvia, il circolo si trova infatti proprio a pochi metri dalla fermata di Piazza Dalmazia. L'interazione con la città e con il quartiere adesso passerà anche da qui (venerdì e sabato ultima corsa da Dalmazia verso il centro città ore 1:44 – info: http://bit.ly/OrariTramviaBUH).
Food partner dell'inaugurazione di BUH! Sarà Panino Tondo che a partire dalle 20 stazionerà all'interno del circolo con un ricca selezione di hamburger in perfetto stile americano (http://www.ilpaninotondo.it/). In chiusura il Djset di Aladino, rigorosamente a base di vinili rock anni '50 e '60.
Per maggiori informazioni:
https://www.facebook.com/BUHCircoloculturaleurbano/