Città di Firenze
Home > Webzine > "La conservazione dei centri storici": dialogo tra Cartei e Morisi al centro studi Eumeswil
mercoledì 25 dicembre 2024

"La conservazione dei centri storici": dialogo tra Cartei e Morisi al centro studi Eumeswil

15-11-2018
Giovedì 15 Novembre, alle ore 18.00, il centro studi dell'Associazione Eumeswil (via S. Ammirato, 43 Firenze) ospiterà il dialogo tra Gian Franco Cartei e Massimo Morisi su "La conservazione dei centri storici: i diritti della cittadinanza alla prova dei flussi turistici".

"Firenze è un caso estremo ma la sua commercializzazione turistica è l’emblema di quanto può avvenire nei centri storici italiani quando già non stia avvenendo. Infatti, …sarà perché la tramvia sta imponendo alla città la più grande trasformazione del proprio volto urbano e dei suoi profili estetico monumentali dai tempi di Alessandro Pavolini ai giorni nostri; sarà perché Piazza del Duomo, una volta pedonalizzata, ha di fiorentino solo un manipolo di grandi famiglie della ristorazione locale e internazionale, per altro in continua esondazione; sarà perché Piazza San Marco, la piazza del Convento del Beato Angelico e di Giorgio La Pira, è divenuta un terminal per autobus di breve, media e lunga percorrenza; sarà perché quella Via de’ Neri che da Palazzo Vecchio ci porta verso Santa Croce è “h24”un vociante bivacco di folle assatanate di vino, schiacciate e finocchiona; sarà perché il palazzo di Giustizia, dopo cinquant’anni di progettazioni, edificazioni e aggiustamenti postumi è riuscito finalmente a oscurare la cupola del Brunelleschi a chi la vedeva dalla piana di Nord Ovest; sarà perché Novoli soffoca nel traffico ma è alla frettolosa ricerca di una nuova centralità direzionale con cui ricollocare le funzioni e le prestazioni che la rendita turistica ha espulso dal centro storico; sarà perché le periferie reclamano anch’esse un po’ di movida, un po’ di attività turistico ricettive e ad un tempo anche un po’ di comunità urbana così da evitare la desertificazione civile e la marginalità sociale che sta connotando la città antica; sarà perché tutti vogliono più libertà, più innovazione e più sicurezza e i convegni sulle smart cities hanno ormai cadenza mensile ma nessuno riesce a proporre e a declinare una nozione di efficienza urbana che non sia il confuso riflesso di semplificazioni digitali di mera importazione e di complessa contestualizzazione; sarà perché nessuno è …razzista, tutti sono cosmopoliti e nessuno vuole una moschea né la folla dei suoi fedeli sotto casa; sarà perché vi sono università straniere e sempre nuovi e più grandi e studentati a “7” stelle che vendono ammiccanti e alcoliche vacanze fiorentine più che valutabili percorsi formativi e di ricerca; sarà perché Coop, Esselunga, Conad sono i frigoriferi settimanali dei fiorentini ma tutti ricercano le botteghe di quartiere e si aggrappano, costi quel che costi, ai mercatini rionali o a quei monumenti alla tradizione di quartiere rappresentati da Sant’Ambrogio: vere ultime spiagge prima della loro stessa mutazione genetica in oligopolistici outlet gastronomici che esaltano improbabili “km zero”; sarà perché la rendita di posizione pochi arricchisce, poco redistribuisce ma sempre accoglie nelle proprie filiere di processo e di prodotto quote importanti di economia informale o di atteggiamenti collusivi con la medesima; sarà perché fare impresa sfruttando il mito di una città d’arte raramente si associa all’innovazione e al rischio competitivo del libero intraprendere e dunque al formarsi e al radicarsi di funzioni direttive abbastanza colte per non reiterare consuete e incrementali ricette accumulative (Pitti uomo, Pitti bimbo, Pitti immagine, Pitti gatto etc. etc. sempre e soltanto nel cuore antico della città); sarà perché il patrocinio dell’Unesco altro non si rivela che un brand additivo che in nulla filtra o qualifica il merito delle politiche intenzionali o inerziali con cui la città antica si lascia sommergere dal popolo degli infradito, del perenne ingurgitare, del fin de semana da sballo, delle code bagarinate degli Uffizi, delle patacche firmate Gucci, dei trolley in costante carosello nella selva degli airbnb; sarà perché i processi di espulsione di nuovi e vecchi residenti a vantaggio della città in “autolocazione” …a giornata, a posto letto, quasi ad ore, stanno erodendo qualunque legame e qualunque solidarietà di vicinato; sarà per tutto questo e molto, molto altro ancora che …non capiamo se una città come questa - insieme a quelle per le quali è agognata o temuta come un idealtipo - sappia ancora alimentare e connotare un suo paesaggio urbano. Ossia dotato di un qualche valore socialmente condiviso e meritevole di cura e tutela ad opera di chi la abita e la vive. Ossia un paesaggio vivente, vitale, civile, riconoscibile, strategicamente selettivo e dialetticamente consapevole delle conflittualità che ingenera o almeno sottende e dello scarto che provoca tra prospettive e opportunità di breve periodo e impatti di lungo andare. Ossia, un paesaggio ancora conseguente a quelle invarianti identitarie che possono recuperarne una qualche sostenibilità ambientale, funzionale e sociale, oppure un paesaggio ormai “perduto”: figlio della irreversibile rimozione etica, estetica e gestionale di quelle stesse invarianti che avrebbero dovuto, ove rispettate, preservarne il valore. Che è come chiedersi, in generale, se dobbiamo guardare un tal genere di realtà urbane limitandoci ad aristocratiche nostalgie da grand tours, o se possiamo ancora ragionevolmente costruire politiche pubbliche per l’epoca in cui i paesaggi, a cominciare da quelli urbani, si comprano e si vendono tra i flussi turistici e le conseguenti ridislocazioni planetarie dei valori immobiliari e delle funzioni insediative. E se dobbiamo far leva su quanto ci allarma per evitare che i centri storici divengano dei nuovi “non luoghi” commerciali dedicati allo sfruttamento parassitario di straordinari patrimoni di simboli, memorie ed emozioni con cui le città mito continuano ad alimentare la propria ineluttabile attrattività".

Gian Franco Cartei e Massimo Morisi sono professori ordinari rispettivamente di diritto amministrativo e scienza dell’amministrazione presso l’Università degli studi di Firenze.

L’Associazione Eumeswil è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di Ernst Jünger.

Ingresso ad offerta libera cartacea.

Per maggiori informazioni: www.eumeswil.cc

LG