Dal 27 dicembre al 6 gennaio 2019 al
Teatro Niccolini di Firenze (via Ricasoli, 3) sarà in scena
"L'acqua cheta" di Augusto Novelli, a cura della Compagnia delle Seggiole. Senza dubbio
la commedia più conosciuta e più rappresentata nei teatri di tutta l’Italia del vernacolo fiorentino. Un lavoro che rappresenta per fiorentini e non quella Firenze che esisteva prima dei turisti, dell’alluvione, prima di ciò che le ha cambiato i connotati per sempre.
L’acqua cheta ha festeggiato 100 anni. Infatti, nella notte di capodanno del 1908 al Teatro Alfieri di Firenze si festeggiava con un banchetto il grande attore Andrea (Dreino) Niccòli che si preparava a partire in America con la sua compagnia per una tournée. Il commediografo Augusto Novelli che si trovava a passare di là fu invitato sul palco a parlare e riuscì a persuadere l’attore a tentare la fortuna con un nuovo progetto teatrale: una commedia che portasse in America il teatro popolare in vernacolo, impegnandosi a scrivere un atto prima della partenza della compagnia. La commedia, in tre atti, debuttò il 29 gennaio, con il titolo L’acqua cheta. Fu un successo clamoroso, travolgente.
Da allora la commedia ha avuto innumerevoli rappresentazioni, sia come lavoro in prosa, sia come operetta (l’adattamento musicale di Giuseppe Pietri è del 1920) e nel corso della sua storia sulla scena ha subito un’evoluzione che ne ha modificato notevolmente la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi.
Confermando le intenzioni del Novelli che voleva realizzare attraverso essa la propria idea di teatro popolare, il pubblico e le compagnie che nel corso degli anni l’hanno messa in scena l’hanno fatta propria intervenendo sul testo, sulle scene e sui personaggi con tagli e aggiunte nate dall’improvvisazione degli attori e dal gradimento del pubblico, trattandola di fatto come un prodotto di cultura orale. Nella pratica teatrale oggi non esiste una sola ‘Acqua Cheta’ ma tante e diverse. E come con ogni lavoro di cultura popolare ci troviamo di fronte da un lato a un gran numero di varianti che la rendono proteiforme, dall’altro a delle consuetudini nella rappresentazione delle singole scene così note ed amate dal pubblico che, per quanto non siano ‘scritte’, non è privo di rischi intervenire su di esse per modificarle o rinnovarle.
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana in collaborazione con La Compagnia delle Seggiole.
Per ulteriori informazioni:
www.teatrodellapergola.com