Città di Firenze
Home > Webzine > Il programma di residenze artistiche 2019 della Fondazione Teatro della Toscana
mercoledì 25 dicembre 2024

Il programma di residenze artistiche 2019 della Fondazione Teatro della Toscana

14-12-2018

Necessità, entusiasmo, voglia di fare. La sfida della Fondazione Teatro della Toscana per la città di Scandicci e il suo Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ guarda ai giovani e alla loro energia creativa come opportunità di scambio e sostegno per realizzare, insieme, il nuovo.
StudioTeatro, il programma di residenze artistiche 2019, sperimenta un fare teatro effettivamente partecipato, che accoglie esperienze e relazioni vigorose con la “cultura attiva” di oggi, esaltando i linguaggi propri di ciascuno, ma con l’intento di crearne uno comune, fondato sulla complicità degli orizzonti espressivi. Il progetto si aggiunge ai tanti intrapresi in questi mesi trascorsi dalla riconferma della qualifica di Teatro Nazionale e s’inscrive nella visione programmatica della Fondazione di far tesoro della storia della sala di Via Donizetti, connettendola fortemente alle risorse cittadine, al rinnovato tessuto urbano, alle sue tante eccellenze, soprattutto in campo produttivo e formativo.

Così, StudioTeatro si è posto l’obiettivo, da una parte, di individuare artisti con una personale inclinazione a sperimentare per poi sostenerli e valorizzarli, esplorando, con loro, modalità di lavoro differenti dal solito, cercando di favorirne e accompagnarne la crescita; dall’altra, quello di inserire con ancora maggiore forza identitaria il Teatro Studio nel suo territorio e, più in generale, nell’area metropolitana fiorentina. Farne una “Casa degli artisti”, luogo di sperimentazione nel senso più alto del termine, e “Teatro per la città”, terreno d’incontro e confronto reale tra cittadini e artisti.

Il chiaro intento è stato differenziarsi dai progetti semplicemente erogatori di finanziamenti, che poi abbandonano gli artisti a loro stessi. StudioTeatro prevede, infatti, un percorso di attento “tutoraggio” artistico, organizzativo e tecnico, coordinato dai responsabili delle singole attività della macchina teatrale del Teatro della Toscana. Tale supervisione si traduce nella condivisione dei processi: il contributo, produttivo ed economico, è volto al diretto sostegno della creazione, per tutelare la dignità del lavoro di attori e compagnie, perché acquistino consapevolezza, in un momento in cui risultano sempre più deboli e spesso mortificati dalle logiche di mercato.

133 le proposte pervenute da tutta Italia, molte artisticamente di alto livello, il che significa che lo stato dell’arte, in Italia, è più che vivo. Necessita solo della giusta attenzione e cura. La decisione finale non è stata facile. Dopo un’attenta e approfondita analisi, e dopo aver incontrato gli artisti individuati con una prima selezione, coadiuvato dalla consulenza artistica di Natalia Di Iorio (dal 1980 si occupa di progetti teatrali in collaborazione con artisti, compagnie, teatri e istituzioni, con particolare attenzione al teatro d’arte e di ricerca; nel 1994 fonda, con alcuni operatori del settore, l’Associazione Cadmo e Le vie dei Festival), il Teatro della Toscana ha deciso di accogliere le proposte di chi ha manifestato, con immediatezza, una concreta urgenza creativa, distinguendosi per originalità artistica, innovatività anche comunicativa, solidità progettuale e interesse, non superficiale e non di comodo, al rapporto con il territorio. In questo senso, l’incontro con Scandicci, la città, la sua gente, è essenziale per la compiuta riuscita del programma complessivo come dei singoli progetti.

Dunque, le quattro proposte che hanno aderito con precisione al carattere di StudioTeatro sono quelle di:

- Stivalaccio Teatro, che con Sêmi delinea un futuro prossimo, estremo e tragicomico. È un thriller teatrale vestito da farsa grottesca. Un giallo surreale sulla necessità dell’individuazione del male, del nemico, sul germe della follia, sull’atto dimostrativo, sulla giustificazione della violenza, sul valore dei valori. In Norvegia, nelle Isole Svalbard, c’è il “Global Seeld Vault”, un bunker contenente la scorta mondiale di semi. Il presidio viene ciclicamente affidato ai corpi armati della Nato. Sêmi si svolge durante l’ultimo giorno di presidio della delegazione italiana. Prime luci dell’alba, due presenze si avvicinano furtive. Sono due donne, pronte a un gesto estremo: attaccare la banca più ecologica del pianeta (spettacolo: 17 – 19 maggio; residenza: 7 – 13 gennaio, 13 – 16 maggio);

- ErosAntEros, che con Confini #AMF dedica la terza tappa del progetto internazionale Confini all’area metropolitana fiorentina. Il lavoro prende forma direttamente dall’incontro con il territorio. Attraverso videointerviste ai cittadini (ad esempio, su che cos’è un confine oppure come viene percepita l’area metropolitana fiorentina), dialoghi con studiosi e operatori socioculturali, si interrogheranno su come lo sviluppo economico e i nuovi agglomerati urbani modificano la geografia e i rapporti identitari. I materiali raccolti nell’incontro con il territorio contribuiranno a dar forma alla creazione che verrà presentata al termine della residenza (spettacolo: 18 – 20 ottobre; residenza: 9 – 22 settembre, 10 – 17 ottobre);

- Collettivo L’Amalgama, che con Qui e ora di Roland Schimmelpfenning mescola passato e futuro, esplorando le profondità dei rapporti amorosi. Il testo del drammaturgo tedesco contemporaneo, difatti, espone le complesse relazioni di un gruppo di persone dai 30 ai 60 anni d’età. In scena un lungo tavolo è imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno siedono gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai 50 anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il “qui e ora” (spettacolo: 29 novembre – 1 dicembre; residenza: 2 – 8 settembre, 25 – 28 novembre);

- Malmadur, che con 50 minuti di ritardo riflette su di noi e su come ci esprimiamo quando affrontiamo temi come l’accoglienza e l’immigrazione. Tale progetto teatrale di tipo performativo è nato da un’esperienza realmente accaduta alla Compagnia su un aereo della linea Volotea diretto da Mykonos a Venezia, la cui partenza è stata ritardata a causa della presenza di due profughi a bordo. 50 sono i “minuti di ritardo” strappati alla nostra quotidianità e concessi per fermarsi a riflettere sul tema dell’immigrazione, anche attraverso l’uso dei social network: una pagina Facebook, appositamente creata e gestita dalla cabina di regia, comunicherà direttamente con gli spettatori, chiamati a intervenire in diretta utilizzando il proprio smartphone (spettacolo: 13 – 15 dicembre; residenza: 21 – 27 ottobre, 2 – 12 dicembre).

Oltre alle quattro residenze previste dal bando di selezione, sono stati aggiunti quattro laboratori, per dare continuità al lavoro di ascolto del territorio di realtà già attive in precedenza a Scandicci: Teatro dell’Elce, Domesticalchimia, Batignani&Faloppa, e Pilar Ternera, Gogmagog, Meridiano Zero:

- Teatro dell’Elce con A volte mi chiedo a cosa pensi il nemico: anche lui guarda le stelle?, liberamente ispirato a L’Ennemi, album illustrato di Davide Calì e Serge Bloch, affronta il tema del nemico. Si approfondisce il tema cardine del testo: la tendenza umana a vedere nell’altro un nemico, a sentirsi coinvolti in dinamiche di conflitto dove l’altro è irriducibilmente il diverso. La riflessione viene sviluppata attraverso l’originale e consolidata metodologia dei “cerchi sonori”, nome dato a una piattaforma di improvvisazione collettiva ideata e sviluppata appositamente, che indaga le possibili interazioni tra la produzione di musica live e l’azione scenica in un processo di creazione teatrale (restituzione: 20 gennaio; laboratorio: 14 – 19 gennaio);

- Domesticalchimia con La banca dei sogni, dall’omonimo libro di Duvignaud e Corbeau, lavora sull’importanza del sogno in un’epoca in cui la necessità di produrre prende il sopravvento su tutto. Non si tratta solo di teatro d’inchiesta, con alcuni sognatori chiamati sul palcoscenico a parlare della loro storia, quanto piuttosto di un evento che combina realtà e finzione. L’impegno è quello di presentare il percorso dell’attività onirica dal bambino fino all’anziano e di lasciare che l’indagine si sviluppi su due piani: il piano della realtà e quello della finzione, o meglio la realtà del sogno (esito: 5 – 7 aprile; laboratorio: 22 marzo – 4 aprile);

- Batignani&Faloppa con Costruire è facile?analizzano il rapporto tra artigianato (tradizionale o artistico che esso sia) e comunità. I contenuti (il significato psico-emotivo individuale del costruire, la manualità come luogo di competenza autobiografica, il ri-uso e il ri-ciclo, l’avvelenamento del territorio come pratica dell’abbandono) ha indicato la forma di lavoro: aprirsi alle prove. Ecco, allora, un censimento preventivo delle botteghe artigiane tradizionali e recupero dei materiali di risulto/di ri-uso, in modalità di baratto; un laboratorio artigiano itinerante (su due carrelli) nei luoghi di riferimento visibili della comunità. 20 spettatori/assistenti verranno poi invitati a essere diretti protagonisti dello spettacolo, testimoni della costruzione, in tempo reale, di una comunità temporanea tra sconosciuti (esito: 10 – 12 maggio; laboratorio: 5 – 9 maggio);

- Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero con Merdrexdue prevedono uno studio intenso e approfondito su Ubu Re di Alfred Jarry: tre compagnie diverse incontrano un territorio e la sua comunità per costruire, prima di uno spettacolo, connessioni profonde di riconoscimento ed esperienze di senso. Il teatro è usato come strumento d’osservazione capace di attivare pratiche d’indagine e visioni condivise. Pilar Ternera, Gogmagog e Meridiano Zero provano così a sperimentare una nuova forma di vita e di libertà lontana dalla quotidianità che ci vuole mansueti, onesti e innocui. In fin dei conti, come dice Alfred Jarry, “vivere è il carnevale dell’essere” (esito: 15 – 17 novembre; laboratorio: 28 – 29 settembre, 2 – 3 novembre, 8 – 14 novembre).

Per maggiori informazioni: www.teatrodellatoscana.it