Si terrà in occasione del
Giorno della Memoria, domenica 27 gennaio 2019, alle ore 18.00, nella
sala ex Leopoldine (piazza Tasso, 7 - Firenze) la presentazione del libro
“Gino Bartali. Una bici contro il fascismo” di Alberto Toscano come annunciato dal presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguanci, da Luigi Bartali, figlio di Gino, da Federico Faldi di “Firenze in armonia” e da Claudio Miceli de “Gli amici di Lillo”, due associazioni che operano a Firenze. “Una storia vera raccontata come fosse un romanzo. In quegli anni bui – ha detto il presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguanci – nonostante Gino Bartali mietesse successi su successi, non ha mai fatto il saluto fascista, cosa che facevano tutti per onorare la vittoria.
E' stato un grande campione nello sport e nella fede. Alla presentazione di domenica – ha annunciato Sguanci – sono stati invitati anche il cardinale Giuseppe Betori, la presidente della Comunità ebraica Daniela Misul ed il rappresentante della comunità islamica di Firenze Izzeddin Elzir. L'uomo si ritrova nell'uomo, ed è questo il messaggio di fratellanza che ha portato avanti Gino Bartali. Abbiamo scelto come sede della presentazione la sala ex Leopoldine perché accanto al Circolo Aurora che è il circolo nazionale che organizza la corsa ciclistica Firenze-Viareggio”. “Mio padre è stato un eroe silenzioso. La cosa che sapeva fare meglio – ha ricordato Luigi Bartali – era pedalare. Con questa scusa ha fatto circa 45 gite fino ad Assisi e dintorni per prendere questi documenti falsificati che salvarono tante vite. Lui diceva di non sapere niente perché, così diceva: “Se mi dovessero fermare non devo dire bugie”. Lui quindi spiegava: “Non ditemi cosa devo trasportare. Lo faccio volentieri”. Una volta fu fermato e fu portato a Villa Triste. Dopo qualche giorno – ha continuato Luigi Bartali – un Maggiore lo riconobbe e gli chiese cosa ci facesse lì. E lo liberò capendo che non aveva fatto niente di male. Gino era loquace quando parlava delle sfide con gli altri ciclisti ma era taciturno quando doveva parlare di queste vicende”. Questa la presentazione del libro “Gino Bartali. Una bici contro il fascismo”. Di libri su Bartali ce ne sono tanti, ma questo (in cui tutte le citazioni sono autentiche, ma che si legge come un romanzo) è particolare ed è veramente diverso da tutti gli altri. Questo libro è il risultato delle ricerche di Alberto Toscano, giornalista italiano che vive e lavora da 33 anni a Parigi, dove è stato presidente della Stampa estera e dove collabora attualmente a vari programmi politici e culturali dei principali media transalpini. E’ il risultato di una ricerca storica che mette in luce anche aspetti dimenticati della relazione tra Francia e Italia. Come l’atteggiamento complice assunto da gran parte dei quotidiani francesi al momento della visita di Hitler in Italia nel maggio 1938, quando l’arcivescovo di Firenze, cardinale Elia Dalla Costa (amico di Bartali) fece sbarrare le finestre dell’arcivescovado in segno di protesta per la presenza dei due dittatori nella sua città.
Attraverso la ricostruzione della vita di «Ginettaccio», il libro “Una bici contro il fascismo” (scritto in origine in francese e uscito nell’aprile 2018 a Parigi dall’editore Armand Colin, del gruppo Hachette, col titolo Un vélo contre la barbarie nazie) comincia proponendo una rilettura dell’Italia contadina, che nella bicicletta aveva il suo fondamentale mezzo di locomozione. Per molti figli di quell’Italia contadina, come Bartali e Coppi (di cui si commemorano quest’anno i cent’anni della nascita), la bicicletta è una passione e poi un lavoro. Diventa l’ascensore sociale, che consente – grazie alle loro gambe, alla loro determinazione e alla loro intelligenza – di farsi strada con successo nella vita. La bicicletta è dunque uno dei grandi protagonisti di questo libro. La vita e la personalità di Gino Bartali vengono descritte grazie a una serie di testimonianze in parte inedite, che nell’edizione italiana si sono arricchite sull’onda del successo editoriale registrato in Francia. Tra le testimonianze di particolare rilievo ci sono quelle dei due figli viventi di Gino (Luigi e Bianca Maria) e della nipote Gioia, figlia del primogenito Andrea. Ci sono anche le testimonianze di persone che hanno conosciuto «Ginettaccio» e che avevano finora mantenuto il massimo riserbo a proposito delle conversazioni con lui. Gianni Mura ha accettato di scrivere la prefazione dell’edizione italiana del libro di Toscano, rivelando in questa occasione una serie di ricordi e di aneddoti della sua amicizia col grande campione del ciclismo e della vita. Nella ricostruzione storica del periodo delle leggi razziali e poi delle retate antisemite, Toscano (appartenente lui stesso a una famiglia allora perseguitata per questa ragione) ha raccolto testimonianze di particolare rilievo, come quella di Piero Nissim (figlio di Giorgio Nissim, che ebbe allora un ruolo di punta nell’organizzazione creata a Firenze dal rabbino Nathan Cassuto col card. Dalla Costa) e quella, in parte inedita, di Aldo Baquis, oggi giornalista dell’agenzia Ansa in Israele e figlio della signora Giulia Donati Baquis, a cui Bartali tentò di recapitare personalmente nel 1943 a Lido di Camaiore i falsi documenti con cui cercare una via di fuga dalle persecuzioni antisemite.
Gli straordinari riconoscimenti ottenuti, dopo la sua morte, da Bartali (che in vita non aveva mai voluto rivendicare il suo personale contributo al salvataggio di almeno 800 ebrei) confermano l’importanza della sua azione di «postino» di falsi documenti con cui aiutare le persone rifugiate nei conventi della Toscana e dell’Umbria. Tra questi riconoscimenti ci sono la medaglia d’oro al valor civile della Repubblica italiana e il titolo di «Giusto tra le nazioni» attribuito dal Mausoleo della Memoria di Yad Vashem a Gerusalemme. Nella sua postfazione, lo scrittore e filosofo francese Marek Halter – personaggio di primissimo piano della cultura ebraica attuale e del dialogo tra ebrei e cristiani – ricorda d’aver tentato inutilmente di ottenere da Bartali la testimonianza diretta del suo eroismo e sottolinea l’importanza che la rete clandestina del 1943-44 per il salvataggio degli ebrei ha avuto nel contesto della storia italiana e anche di quella europea. L’ultima parte del libro di Toscano è dedicata all’Italia del dopoguerra, quando la «strana coppia» Bartali-Coppi è divenuta un mito e ha appassionato un popolo tutt’intero. In quell’Italia che cercava riscatto dalle rovine della guerra, il ruolo – sportivo e non solo – di Bartali è stato ingigantito dal trionfo al Tour del 1948 e dalla vittoria all’indimenticabile tappa alpina del 15 luglio (all’indomani dell’attentato a Togliatti), di cui parla anche Gianni Mura nel suo testo inedito dell’introduzione.
(fonte: Ufficio Stampa del Comune di Firenze)