La maternità in tante diverse declinazioni, nei diversi significati legati alla cura dei più piccoli e all’investimento di sensibilità dove attenzioni ed energie sono in favore del rispetto dei loro diritti e del loro futuro, tema su cui si basa l’
Istituto degli Innocenti, fondato per accogliere e tutelare i bambini. Proprio nel Museo di Piazza Santissima Annunziata è stata organizzata questa mostra, su l'arte di
Venturino Venturi l'artista nato nel 1918 a Loro Ciuffena, che è stato sia un pittore che uno scultore, dove il filo conduttore delle sue opere è il principio della Madre generatrice della vita.
La mostra "
Mater", organizzata da Lucia Fiaschi, per il centenario dalla sua nascita, che si trova in concomitanza con un altro evento che è il seicentenario dell’Istituto degli Innocenti. Una quarantina di opere quasi tutte in mostra presso il Museo degli Innocenti
dal 22 febbraio al 5 maggio 2019, mentre tre opere si trovano a Palazzo Vecchio fino al 14 marzo 2019 e al Museo dell’Opera del Duomo.
L'artista dedica la sua carriera a questo tema perché rimane colpito dal fascino enigmatico della creazione e la sua fortissima sensibilità gli creò questo senso della vita che si ritrova come ricerca, in ogni suo lavoro. Nel suo percorso indaga il tema della maternità partendo dalla propria madre, dove facendo la china di "
Mia madre", traccia un vortice creativo libero dalla sostanza storica del suo volto. Da lei cerca di ricreare, anche grazie alla sua grande intuizione, l'archetipo del femminile.
Affronta l'arte come un atto d'amore, un atto istintivo dove tutto inizia nel momento in cui l'opera ha vita tangibile, un parallelismo sentito con la maternità per le sue creazioni, dove lui stesso dice "
Scolpire per me è come partorire". Sente questo profondo attaccamento materno a tutto ciò che crea, una maternità che genera la tangibilità reale e concreta come una scultura e che ha in sè l'immortalità di chi l'ha ideata. Era un uomo decisamente spirituale che intendeva rendere visibile l'invisibile, ovvero fare vedere nel proprie opere lo spirito intrinseco. Pensava che l'opera d'arte non fosse di per sé, nè storia nè religione ma che lo diventasse solo nel momento in cui fosse l'uomo a renderla intellegibile, per comprenderla.
Un periodo drammatico della sua vita fu quando venne rinchiuso in manicomio perché giudicato schizofrenico: qui, si dedicò completamente alla pittura. E con grandi fogli di carta stesi sul pavimento imprimeva ancora il suo tema fondante, in questi quadri rappresi dall'alta carica emotiva ci sono i segni permasti delle mattonelle. Riuscì comunque a rinascere da questo periodo e si riunì più che mai alla famiglia d'origine e ritornò a vivere con i suoi genitori, in questo periodo sì legò ancora di pìù con la madre e l'accompagnò nei suoi ultimi periodi di vita.
Una grande novità è rappresentata dalla proficua collaborazione tra l’Istituto degli Innocenti e l’Opera di Santa Maria del Fiore che per la prima volta ha previsto un biglietto unico (intero 18 euro, ridotto 6 euro) per entrare al Museo degli Innocenti e al Museo dell’Opera del Duomo.
Per maggiori informazioni:
www.museodeglinnocenti.it Valentina Scatizzi