Atteso debutto in prima nazionale questa settimana al
Teatro di Cestello per la prima e unica edizione autorizzata per la scena del celebre film di Mario Monicelli “
Speriamo che sia femmina”.
Da giovedì 4 a domenica 14 aprile lo spettacolo sarà sul palco di San Frediano nella riduzione di Mauro Cesari dalla sceneggiatura originale di Tullio Pinelli. Alla regia una firma eccellente, quella di
Marco Predieri, che dirige un team di attori quasi tutto fiorentino, dove spicca la presenza di un volto storico della tradizione teatrale gigliata,
Remo Masini, nel ruolo dello zio Gugo. Protagoniste
Angela Tozzi, Concetta Lombardo, Chiara Collacchioni, Marianna Minio, Maria Rita Scibetta, Lisa Crinon, con Graziano Dei, Raffaele Totaro, Alessandro Benedetti e Sandro Trippi.
Caposaldo della cinematografia italiana, “Speriamo che sia femmina”, fu addirittura rifiutato dalle Major del grande schermo quando Monicelli andò a proporlo, con la motivazione che un soggetto raffigurante un gruppo di donne in una villa nella campagna toscana, senza scene violente né di sesso, sarebbe stato poco appetibile per il botteghino. Mai previsione fu meno lungimirante. A credere nel progetto fu un produttore indipendente, Giovanni di Clemente, e il film segnò il record di incassi e fu il più premiato della stagione 1986. Sono passati oltre 30 anni, ma questa storia, che spia le profondità dell’animo femminile, le attese, le aspirazioni del sesso debole, che si scopre essere più forte di quello maschile, del quale forse neppure ha poi tanto bisogno, è più attuale che mai.
“Il dibattito attorno al ruolo delle donne nei vari ambiti, dal privato della famiglia fino alla vita pubblica è sempre vivo, anche troppo, a volte stucchevole – spiega Predieri – forse perché siamo nonostante tutto una società atavicamente maschilista, sia pure in decadenza. Ecco perché questo testo è contemporaneo e deve essere rappresentato. Basti pensare a quanto è andato in scena lo scorso fine settimana a Verona. Nella mia lettura non siamo più negli anni ottanta bensì nel nostro tempo, ci sono computer e telefonini, che non prendono, eppure tutto resta inalterato, la forza dei dialoghi, il carattere dei personaggi, la potenza delle vicende e questo perché, come in un classico, centrale è l’essere umano. Questa è la cifra del testo e credo anche del successo che segnò il suo esordio. Fa anche riflettere il fatto che tutto il team di autori, di allora e di oggi, sia maschile, Pinelli, Monicelli, Cesari, il sottoscritto, credo perché un uomo intelligente di fronte all’universo femminile non può che sentirsi un piccolo esploratore curioso. E’ naturale esserne affascinati e non è un caso che anche molte canzoni che parlano dell’animo femminile siano state scritte da uomini. “Speriamo che sia femmina” rappresenta una stazione importante in tal senso, un punto di incontro e spero che il pubblico colga questo aspetto”.
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