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martedì 23 aprile 2024

"Before we vanish", rassegna video al Museo Novecento Firenze

15-04-2019
Terzo appuntamento con la rassegna video "Before we vanish" ideata da Beatrice Bulgari per "In Between Art Film" a cura di Paola Ugolini per la Sala Cinema del Museo Novecento Firenze (Piazza Santa Maria Novella, 10) in esposizione fino al 4 Luglio 2019.

Il progetto fa parte di Sustainable Thinking, in collaborazione con Fondazione Ferragamo e Museo Salvatore Ferragamo, vuole mostrare, il lavoro di dieci artisti internazionali (Masbedo, Janis Rafa, Oliver Ressler, Salvatore Arancio, Shadi Harouni, Sigalit Landau, Elena Mazzi e Sara Tirelli, José Guerrero con Antonio Blanco, Rä di Martino) e il loro rapporto con il mondo vegetale e animale. La natura, intesa sia come forza generatrice, spiritualmente connessa con la vita umana sia come simulacro di un presente angosciante, è il filo conduttore del progetto. Con le loro opere questi artisti ci invitano a riflettere sulla nostra esistenza. Il mondo in cui viviamo è in grave pericolo, l’ecosistema è seriamente minacciato da uno sfruttamento sistematico e non etico delle sue risorse. Il problema è globale ed è un problema politico più che tecnico o scientifico e gli artisti, come moderne Cassandre, ci stanno mettendo in guardia.

Le proiezioni

Nel video Winter Came Early (2015) l’impatto violento di una macchina scrolla vigorosamente un mandorlo per dieci secondi, provocando la caduta prematura delle foglie. L’azione è catturata da una fotocamera ad alta velocità a 2000fps. L’opera di Janis Rafa (Atene, 1984), è una lucida metafora dell’intervento brutale dell’uomo sulla natura e allo stesso tempo della caducità della vita.

Oliver Ressler (Knittelfeld, 1970) nel video Leave it in the ground (2013) ci mostra come il cambiamento climatico non sia più un fenomeno da immaginare come oscura minaccia futura ma come tragico evento già in fieri. Le sue nefaste conseguenze sono la progressiva desertificazione delle aree coltivabili, la maggiore siccità, le precipitazioni meno frequenti ma più violente e dannose, gli inferiori rendimenti delle colture, un insieme di fattori che stanno inasprendo i conflitti sociali e di cui molte popolazioni stanno già soffrendo.

L’artista israeliana Sigalit Landau (Gerusalemme, 1969) con il video Salt Lake (2011); un paio di scarponi da lavoro ricoperti di sale del Mar Morto cristallizzato dal gelo sprofondano lentamente sulla superficie ghiacciata di un lago dell’Europa Centrale, un’immagine di desolata solitudine, struggente e potente nella sua tragica semplicità che ci mostra tutta la sofferenza e il dolore dello sradicamento, del peso della memoria e della Storia. È probabilmente questo uno degli aspetti più interessanti dell’arte israeliana contemporanea, il saper mescolare tradizione e innovazione nella realizzazione di lavori impregnati di una memoria storica collettiva che invita alla riflessione, pur non scadendo mai nella banale ovvietà del citazionismo.

Il fascino estetico legato ai passati sistemi di classificazione scientifica usato dagli studiosi di zoologia e botanica è il tema centrale del video di Salvatore Arancio (Catania, 1974) Birds (2012) che l’artista ha girato in super 8 all’interno del Museo di Zoologia di Bologna. L’opera mostra la straordinaria collezione ornitologica di esemplari italiani riunita dai collezionisti Zaifagnin e Bertocchi nella prima
metà del ‘900.

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) e Sara Tirelli (Gorizia, 1979) con l'opera In A Fragmented world (2016), propongono una visualizzazione della teoria delle fratture del fisico Bruno Giorgini.

José Guerrero (Granada, 1979) e Antonio Blanco (Jerez de la Frontera, 1979) con il vedeo Roma 3 Variazioni (2016) è una trilogia che presenta un dialogo perfetto fra immagini e musica e ci mostra una Roma diversa, lontana dalla sua convulsa realtà urbana, una Roma quasi bucolica attraverso un percorso che diventa metafora della vita.

L’artista iraniana Shadi Harouni (Hamedan, 1985) ha girato il video The Lightest of stones in una cava di pietre del Kurdistan dove un gruppo di uomini, confinati in quel luogo inospitale a causa delle loro idee politiche, discutono di ISIS, di antiche leggende popolate da draghi ed eroi mitologici, di arte e delle sexy-dive americane come Jennifer Lopez. L’artista, girata sempre di schiena, scava con le mani nude la terra per estrarre delle pietre, mentre gli uomini continuano a chiacchierare fra di loro fra il serio e il faceto interrogandosi anche sul senso dell’azione fisica faticosa e illogica che la ragazza sta compiendo.

Rä di Martino (Roma, 1975) nel video Poor Poor Jerry (2018) utilizza il linguaggio dell’animazione attingendo a quell’immaginario collettivo e facilmente condivisibile che si è formato negli anni attraverso il cinema, la televisione e la musica. L’artista mette in scena una vera e propria “desolazione animata” sovvertendo l’abituale leggerezza del linguaggio pop, svelandone quindi la vacuità, per accompagnarci nell’inaspettato processo introspettivo di un personaggio dei cartoon. Jerry, il famoso protagonista dei cartoni animati americani Tom & Jerry, appare stanco, invecchiato e solo, si aggira triste e pensieroso in un paesaggio inospitale, desertico e disabitato, forse una
prefigurazione di un desolato scenario naturale postatomico.

Masbedo (Nicolò Massazza, Milano 1973, Iacopo Bedogni, Sarzana 1970) nel video Le Voeu (2014) inquadrano una mano femminile di pietra che giace nel fondo di un vaso trasparente pieno d’acqua. Circondata dai tentacoli violetti delle meduse che le nuotano intorno sembra in supplice attesa di un aiuto.

Per informazioni: www.museonovecento.it 

AC