Mercoledì 26 Giugno 2019, presso il
Teatro Romano di Fiesole, alle
ore 21,15 l'Associazione Culturale "I Risvegliati" presenta un suggestivo allestimento scenico dell'Aiace di Sofocle, in una intensa traduzione dello storico Giovanni Cascio Pratilli, che è anche il direttore artistico dell'evento. Le musiche martellanti di Massimiliano Ghiribelli, i costumi evocativi e rigorosi eseguiti da Rocco Pirrone, e la scenografia di Nello Guerrini completano il mosaico di questa superba edizione.
L'Aiace, rappresentato per la prima volta intorno al 445 a. C., si può definire il dramma della solitudine umana umiliata dalla sfacciata disonestà del potere politico corrotto. L'antefatto, di per sé semplice, si trasforma in una scintilla che innesca una rovinosa esplosione. Le armi di Achille, trafitto dalla freccia mortale di Paride, avrebbero dovuto essere attribuite all'eroe più grande dopo di lui. Tutti sono d'accordo che quest'eroe è Aiace,quando però la commissione si riunisce per esprimere il nome dell'eletto, Odisseo, con la connivenza di Agamennone e di Menelao, compra i voti di alcuni giudici in modo da fare attribuire a sé quelle armi che non gli sarebbero mai spettate. A partire da questo momento Aiace si troverà, solo, a combattere contro l'ingiustizia.
Ma chi è mai questo Aiace, se non quell'uomo universale di ogni luogo e di ogni tempo che si oppone alla corruzione annidata tra le pieghe dei manti del potere? Ha due armi invincibili quest'uomo, è vero: l'immenso scudo e la sua corta spada, e una compagna fedele, come lui eterna: la solitudine. Ma il nostro eroe-ahi Aiace!-lungo il cammino della ribellione contro l'autorità nepotista e corrotta si trova sviato da un branco silente di pecore succubo della corruzione, un'umanità che non urla, che si fa connivente col male e che, per la sua stessa indole, non solo non l'aiuta, ma addirittura lo depista.Allora, è davvero follia il delirio che travolge Aiace? O non piuttosto un lucidissimo ultimo grido di dolore nel momento in cui l'uomo onesto è ingiustamente schiacciato dall'avverso destino, anzi, più che dal destino, dall'umana avidità e dal silenzio degli ignavi? E nell'ultimo sussulto le parole dette a Eurisace sono rivolte al figlio o allo scudo, dato che entrambi portano lo stesso nome? Certamente all'uno e all'altro insieme, visto che è solo quell'unico nome che può ricondurre a unità le due parti lacerate del tutto.Lo scontro tra l'aguzzino e la vittima è titanico, al punto da trasferire il campo di battaglia,una volta sopraggiunta la morte,oltre la vita. È qui che il tiranno nega persino la sepoltura dell'eroe, per consegnarne trionfalmente il nome all'anonimo silenzio dell'oblio. Ma è proprio qui che Aiace, forte della sua propria luce, si trasformerà da vinto in vincitore.
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