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mercoledì 25 dicembre 2024

La Madonna della Cesta di Rubens in mostra a Palazzo Pitti dopo il restauro

16-09-2019
Restaurato in tre anni dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre dure, dal 14 settembre è di nuovo in Galleria Palatina, nella Sala di Giove, l'opera di Rubens "La Madonna della Cesta", insieme ad altri capolavori di Raffaello, Bronzino e Giorgione. Aveva perso tutta la sua profondità e la sua verve cromatica, riducendosi ad una versione ingiallita e quasi monodimensionale di se stessa: adesso, dopo un accuratissimo intervento di restauro, la celebre Madonna della Cesta del genio della pittura fiamminga Rubens è tornata finalmente a casa, nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, dopo un'assenza durata oltre tre anni. Da oggi il capolavoro è di nuovo visibile a tutti nella magnifica Sala di Giove, decorata con gli affreschi a tema mitologico di Pietro da Cortona. In questo spazio il dipinto si trova in ottima compagnia, insieme a creazioni di valore assoluto quali la Velata di Raffaello, le Tre Età dell'Uomo di Giorgione, il San Giovannino Battista di Andrea del Sarto, la Madonna del Sacco di Perugino e il Ritratto in armatura di Guidobaldo della Rovere del Bronzino oltre ad opere, tra gli altri, di Guercino e del fiammingo Justus Sustermans, l'autore del famoso Ritratto di Galileo Galilei custodito agli Uffizi.

Quando, nel 2016, la Madonna della Cesta fu affidata all’Opificio delle Pietre dure, le sue condizioni erano gravemente compromesse: l’accumularsi, nel corso del tempo, di pesanti interventi di restauro sulla superficie dell’opera seicentesca le avevano conferito, a causa del sovrapporsi delle vernici, un aspetto ingiallito, piatto, del tutto privato della vivacità che caratterizzava originariamente l’opera. In alcuni punti, addirittura, il colore risultava sollevato o staccato. A salvare il dipinto è stato un team di specialisti - Francesca Ciani Passeri e Patrizia Riitano con Andrea Santacesaria – che, armati di infinita pazienza, hanno progressivamente “esfoliato via” tutti gli strati di vernice successivamente aggiunti, restituito al capolavoro rubensiano la sua intensa e variegata qualità cromatica e “ammorbidito” il supporto di legno, eccessivamente irrigidito in seguito ad un vecchio intervento di consolidamento.

“Adesso nella ‘Madonna della cesta’ è di nuovo possibile ammirare i dettagli degli incarnati e delle capigliature, che rimandano ad una verità tutta fiamminga della resa naturalistica dei personaggi e che avvicinano i protagonisti sacri alla ritrattistica domestica tanto cara a Rubens – spiega Cecilia Frosinini, supervisore del restauro - Altro elemento di grande rilievo, dopo la pulitura, risulta poi essere il bel tappeto che di nuovo indirizza verso le ricchezze materiche dei brani quasi da natura morta ante litteram, che l’artista introduce nelle sue opere per alludere allo status sociale dei committenti”.

“Quello della Madonna della Cesta è un altro grande ritorno di un capolavoro nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti in appena tre mesi – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – a luglio, dopo 75 anni di assenza a causa di un furto da parte dei nazisti, abbiamo potuto accogliere di nuovo il leggendario Vaso di Fiori dell’olandese Jan Van Huysum. Poche settimane dopo abbiamo portato nella Sala della Berenice la commovente Madonna della Gatta di Federico Barocci, rimasta per oltre dieci anni lontana dagli occhi del pubblico nei depositi degli Uffizi, e la copia coeva del Tradimento di Cristo di Caravaggio, anch’essa restaurata. Continueremo su questa strada, per rendere Palazzo Pitti, come merita, il più grande scrigno dei tesori artistici di Firenze”.

Dalle analisi diagnostiche hanno preceduto il restauro sono emerse sulla superficie del dipinto tracce di carta, che potrebbero essere riconducibili al cartone preparatorio utilizzato da Rubens. Questa ed altre suggestive ipotesi di elevato interesse scientifico verranno analizzate e spiegate dall’Opificio delle Pietre in uno studio scientifico sul dipinto, di prossima pubblicazione. Il restauro è stato compiuto dall’Opificio delle Pietre Dure, con la direzione storico-artistica di Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, da Francesca Ciani Passeri e Patrizia Riitano con Andrea Santacesaria per il restauro del supporto ligneo e la collaborazione di Ciro Castelli. Le indagini diagnostiche sono state eseguite da Roberto Bellucci, Daniele Ciappi, Ottavio Ciappi, Andrea Cagnini, Giancarlo Lanterna e Isetta Tosini. La diagnostica in Fluorescenza XRF è stata eseguita da Claudio Seccaroni dell’Enea di Roma, La Casaccia.

Maggiori informazioni: www.uffizi.it