Venerdì 25 ottobre 2019, alle ore 17.30, sarà presentata al
Gabinetto Vieusseux di Firenze (sala Ferri di Palazzo Strozzi) l'edizione integrale, critica e commentata, dei
2279 "Sonetti" di Giuseppe Gioachino Belli, opera meritoria e impegnativa a cura di Pietro Gibellini con Edoardo Ripari e Lucio Felici. Si ha finalmente l’occasione di ripensare l’opera di uno dei massimi poeti dell’Ottocento la cui pratica poetica tocca gli estremi dell'irriverenza e della meditazione alta sul destino dell'uomo e le sue contraddizioni, di grande potenza evocativa e ancora carica di verità. S
aluto di Gloria Manghetti, coordina Franco Zabagli. Leggerà alcuni sonetti Virginio Gazzolo.L'«opera mondo» più affascinante della letteratura italiana dopo la Divina Commedia. Nella sua interezza e con un'appassionata cura critico-filologica che ne svela i pregi più riposti, i giochi più divertenti, la visione della vita più amara e senza speranza.Nel 1838 Gogol’ aveva conosciuto Giuseppe Gioacchino Belli nel salotto romano della pricipessa russa Volkònskaja, dove accadeva spesso che un poeta andasse a leggere i propri versi. Gogol’ ne scrisse immediatamente alla signora Balàbina, sua ex alunna:
« … probabilmente non v’è capitato di leggere i sonetti del poeta romano Belli che, d’altronde, vanno ascoltati dalla sua viva voce. In essi, nei sonetti, c’è tanto sale e tanta arguzia, davvero inaspettata, e si riflette così fedelmente la vita degli attuali abitanti di Trastevere, che ne riderete … Sono scritti in Lingua romanesca, non sono stampati ma ve li manderò».
L’anno appresso Gogol’ incontrerà Sainte-Beuve e anche a lui racconterà la sua scoperta letteraria. Sainte-Beuve appunterà la conversazione nel suo diario e la pubblicherà nel 1845 in una recensione ai racconti di Gogol’:
«Straordinario! Un grande poeta a Roma, un poeta originale: si chiama Belli (o Beli). Gogol’ lo conosce e me ne ha parlato a fondo. Scrive sonetti in dialetto trasteverino, ma dei sonetti che si legano e formano poema: sembra che sia un poeta raro nel senso serio del termine, pittore della vita romana. Gogol’ mi ha parlato d’un dialogo tra una madre e una figlia dalla finestra, molto buffo. Non pubblica, e le sue opere restano manoscritte. Sui quaranta: piuttosto malinconico di temperamento, poco estroverso».
La nota di Sainte-Beuve apre adesso l’introduzione di Pietro Gibellini alla sontuosa edizione critica dei Sonetti del Belli nella collana I Millenni di Einaudi.
Una vicenda poetica, editoriale e umana del tutto eccezionale: 2279 scritti in romanesco (più di 32.000 versi) che l'impiegato pontificio Giocchino Belli fece rimanere inediti. Coabitarono sempre in lui la tentazione di bruciarli e la volontà di predisporli per una stampa futura, magari postuma. Nelle sue carte testamentarie ordinò di distruggerli ma affidò poi in mani sicure i loro autografi, corredati da preziose note per lettori non romani.
La prima vera edizione delle poesie inedite belliane, che uscì nel 1865-66, due anni dopo la morte del poeta, a cura del figlio Ciro, contiene 166 poesie italiane in vario metro e 797 sonetti romaneschi, un terzo circa del corpus. Per prevenire la censura pontificia vennero scartati i testi di satira politica e religiosa e quelli di materia erotica. I sonetti inclusi vennero depurati dalle espressioni indecenti e dai riferimenti polemici al clero. La prima edizione complessiva e fondata sugli autografi uscì tra il 1886 e il 1889 per le cure di Luigi Morandi, che aggiunse note integrative a quelle dell’autore: vi riunì i 2143 sonetti allora noti, che divenne un vero bestseller. Una svolta decisiva nella tradizione a stampa dei Sonetti si ha nel 1952 con l’edizione di Giorgio Vigolo, corredata di un’attenta annotazione. Egli riporta i 2279 sonetti secondo la lezione degli autografi e li dispone in ordine cronologico. Con la monumentale Edizione nazionale (Poesie romanesche, 1988-93), Roberto Vighi arricchisce la raccolta di un massiccio corredo esegetico.
Ora, in questa nuova edizione critica i 2279 sonetti di sicura paternità belliana sono riccamente annotati e commentati. La lezione è fedele agli autografi anche nella grafia, e l’ordine dei testi ripristina la sequenza cronologica, più o meno alterata da tutte le edizioni precedenti. L’apparato filologico che la completa comprende la lista delle correzioni d’autore, i sonetti incompiuti e le poesie romanesche in altro metro.
Per maggiori informazioni:
www.vieusseux.it