Entra a far parte della collezione degli Uffizi il dipinto "Il ripudio di Agar" di uno dei maggiori esponenti della pittura romantica dell’Ottocento italiano, Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). Il capolavoro, che le Gallerie hanno acquistato dal collezionista emiliano Enrico Giordani, sarà una delle opere di punta della prima mostra mai dedicata all’artista fiorentino: insegnante all’Accademia d’Arte del capoluogo toscano, fu anche maestro di grandi nomi quali Giovanni Fattori, Luigi Ademollo, Silvestro Lega, Antonio Ciseri. Per la limpidezza del suo stile, Giuseppe Mazzini non esitò a paragonarlo a Francesco Hayez.
L’esposizione, che si terrà agli Uffizi, accoglierà oltre 100 opere di Bezzuoli tra dipinti e disegni: tra questi, oltre al Ripudio di Agar, vi saranno anche altre due recenti acquisizioni delle Gallerie, l’Eva tentata dal serpente ed il bozzetto preparatorio per Giovanni dalle Bande Nere al passaggio dell’Adda.
Curata da Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti, la mostra sarà aperta dal 2 aprile al 31 luglio.
"Il ripudio di Agar"
Il soggetto dell’opera (olio su tela, cm110 x140), è tratto dalla Genesi e descrive l’episodio in cui Abramo, assecondando il volere di Sara, ripudiò Agar e suo figlio Ismaele. La scena scelta da Bezzuoli, spiegano i curatori, è quella commovente del commiato, quando Abramo si congeda da Agar, mentre Isacco dice addìo al fratellastro maggiore Ismaele. La tenerezza dell’affettuoso abbraccio tra i due fratelli è il momento più toccante della scena, tutta giocata sui contenuti psicologici, sulle diverse reazioni da parte dei personaggi, sugli sguardi. Nel 1844, mentre eseguiva il dipinto, la carriera di Bezzuoli era a un punto di svolta: proprio in quell’anno gli avevano assegnato la cattedra di pittura alla Reale Accademia di Belle Arti di Firenze, a seguito della morte del suo maestro Pietro Benvenuti. Sempre nel 1844, Il ripudio di Agar è ricordato sulle pagine della “Gazzetta di Firenze” tra le opere esposte all’Accademia. Tra gli spunti stilistici del dipinto sono evidenti quelli tratti dalla pittura bolognese del ’600, soprattutto Guido Reni, e da quella veneta, conosciuta da Bezzuoli durante un viaggio a Venezia nel 1823: dall’incontro con l’arte della città lagunare deriva in parte il ricco cromatismo che conferisce luminosità e pienezza tattile alle stoffe e ai volti. L’opera è vicina nello stile al Loth e le Figlie eseguito nello stesso periodo, anch’esso incluso nella mostra di primavera dedicata a Bezzuoli.
Un dono generoso
In seguito all’acquisto del Ripudio di Agar, Giordani ha inoltre donato alle Gallerie degli Uffizi disegni di Bezzuoli e svariati documenti dell’artista: un’interessante corrispondenza epistolare con una committente, un taccuino con appunti di viaggio e riflessioni sull’arte antica - una delle sue grandi passioni - oltre a 50 lucidi di mano dell’artista tratti da disegni di Tommaso Piroli, incisore settecentesco specializzato in soggetti sempre legati all’antichità.
Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Nell’ultimo anno gli Uffizi hanno acquistato ben tre opere di Bezzuoli, tre capolavori che testimoniano la grandezza dell’artista fiorentino. È stato proprio considerando la modernità e la spettacolare originalità delle opere appena entrate nelle nostre collezioni che abbiamo deciso di organizzare la mostra monografica a lui dedicata, dove naturalmente vedremo anche Il Ripudio di Agar. È un tema molto raro, portato in auge nei paesi nordici da Rembrandt: Bezzuoli lo interpreta con un temperamento romantico, che riscalda memorie formali neoclassiche.”
Breve biografia dell'artista
Nato a Firenze nel 1784, studente d’arte con Pietro Benvenuti alla corte di Elisa Baciocchi, Giuseppe Bezzuoli svolse un ruolo di primo piano nella storia della pittura dell’Ottocento. La sua produzione spazia dai temi storici e letterari – ricordiamo l’Ingresso di Carlo VIII a Firenze, La morte di Filippo Strozzi, e Giovanni delle Bande Nere al passaggio dell’Adda – ai soggetti religiosi come Il battesimo di Clodoveo per la chiesa di San Remigio, fino ad arrivare ai generi più moderni, quali il ritratto e la paesaggistica. Non mancò di cimentarsi anche con le grandi decorazioni ad affresco. Divenuto maestro di pittura all’Accademia fiorentina, ebbe tra i suoi numerosi allievi anche Giovanni Fattori. Morì nella sua villa di Fiesole nel 1855: lo stesso anno in cui gli allievi gli dedicarono una dettagliata e fondamentale biografia.
Per ulteriori informazioni: www.uffizi.it