B come Bach, come Beethoven e come Brahms. Accomunati da genio fuor di misura, solida tempra e teutonico cipiglio, i tre più celebri compositori figli d’Allemagna sono al centro della programmazione degli Amici della Musica Firenze del fine settimana. Si comincia sabato 18 gennaio - ore 16 al Teatro della Pergola - con il pianista, tedesco pure lui, Alexander Lonquich. Dopo la vittoria al Concorso Casagrande nel 1977, la carriera del musicista di Trier non ha conosciuto battute d’arresto, costellata di successi e riconoscimenti per progetti musicali sempre vincenti e innovativi. Stimato tanto come solista che come camerista, da anni Lonquich affianca all’attività pianistica anche quella di didatta e direttore d’orchestra. Dalla sua passione per il teatro, la musica e la psicologia, nasce nel 2013 presso la sua abitazione fiorentina il Kantoratelier, un piccolo spazio teatrale dove vengono approfondite le materie a lui care con incontri, seminari e concerti. Sabato pomeriggio, Lonquich ci proporrà pagine di Beethoven e Brahms, con una breve incursione nel mondo di Schoenberg. Al maestro di Bonn il compito di aprire e chiudere il programma. Si parte con il Rondò in sol maggiore op. 51 n. 2, una breve opera dal carattere galante realizzata nel 1800 come omaggio per Giulietta Guicciardi, e si chiude con la Sonata in si bemolle maggiore op. 106 ‘Hammerklavier’. Ben nota per le dimensioni monumentali e le difficoltà tecniche profuse da Beethoven a piene mani nei quattro movimenti, la Sonata op. 106 ha da sempre rappresentato un cimento che solo i pianisti più audaci riescono ad affrontare con disinvoltura. Dopo Beethoven è la volta di Brahms e dei suoi poetici Klavierstücke op. 118, sei brani di varia natura composti durante le ultime vacanze trascorse dal compositore a Bad Ischl tra il 1892 e il 1893. Spesso generati da un unico motivo che si trasforma attraverso il sapiente uso della variazione, i Klavierstücke op. 118 sono accomunati da una scrittura intensamente lirica, che alterna pagine dal tono eroico a momenti di altissima poesia. Tra i sei Klavierstücke Lonquich incastona il secondo dei Tre pezzi per pianoforte op. 11 di Arnold Schoenberg, che verrà proposto nella versione originale e nella trascrizione da concerto di Ferruccio Busoni. Composti tra il 1909 e il 1911 i Tre pezzi op. 11 sono l’emblema della svolta stilistica di Schoenberg, sottolineata da un linguaggio scarno e ormai lontano dalle certezze del sistema tonale.
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