Dal 24 gennaio al 30 aprile 2020 al
Museo Novecento di Firenze per il settimo appuntamento del
ciclo espositivo "Duel", il museo propone la mostra
"Routes" di Elena Mazzi, un immaginario viaggio che dalla Sicilia attraversa l'Italia e conduce in Islanda e poi in Cina suggerendo diverse possibili traiettorie. Per la prima volta la mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, nasce attorno al dialogo con tre diverse opere della collezione permanente: Contadini in strada/Uomo davanti alla stufa di Renato Guttuso (1938 ca.), Il veliero di Mario Sironi (1929-31) e Vita Bioplastica di Enrico Prampolini (1938), appartenenti alla Raccolta Alberto Della Ragione.
L’esposizione si struttura come un immaginario viaggio che dalla Sicilia attraversa l’Italia e conduce in Islanda e poi in Cina, suggerendo diverse possibili traiettorie: un’occasione per immergersi nella poetica dell’artista, concentrata sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, nonché sulle strategie in atto per rispondere alle emergenze sociali ed ecologiche del nostro tempo.Le due installazioni di Elena Mazzi esposte nella sala grande condividono con Contadini in strada/Uomo davanti alla stufa (1938 ca.) di Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987)l’interesse verso il paesaggio italiano costruito attorno alla relazione dell’uomo con la terra, della cultura con la coltura. Atlante Energetico nasce da una riflessione sul tema dell’energia nel territorio piemontese. Nella storia e nell’attualità di questi luoghi “ambiente, scienze, alimentazione, antropologia, economia, arte e politica si intrecciano”come spiega l’artista “e si avviluppano attorno a un chicco di riso, fonte necessaria di energia per gli organismi viventi”. L’Italia è il primo produttore europeo di riso, le sue risaie sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo e della cultura popolare tramite le mondine che nel Novecento hanno guidato le prime lotte operaie femminili. Un racconto corale che sembra tornare negli elementi che compongono l’opera: un video in Super 8, alcune serigrafie e una serie di sacchi contenenti diverse varietà di riso.En route to the Southè un’installazione realizzata in collaborazione con l’artista Rosario Sorbello che nasce da un accostamento semantico e concettuale tra l’apicoltura nomade e la migrazione umana. È costituita da una serie di telai per api sulla cui superficie cerea sono state impresse le mappe di alcune città europee, dove i dati statistici hanno rilevato una rapida trasformazione dell’economia interna grazie all’incremento di forza-lavoro migrante. Completa l’opera un audio in cui sono raccolte riflessioni attorno all’apicoltura e al nomadismo, alla biodiversità e alla monocultura, al land grabbing e alla migrazione.
In dialogo con Il veliero (1929-31) di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), Elena Mazzi schiera nella sala piccola due opere che in modo ambivalente aprono una riflessione sull’impatto dell’economia e della geopolitica sui cambiamenti e sulle emergenze climatiche.Snow Dragonè un arazzo realizzato con fibre naturali e plastica riciclata ed è anche il nome di una delle navi spacca-ghiaccio che la Cina sta progettando per aprire la cosiddetta Via Polare della seta in Artico, sfruttando lo scioglimento dei ghiacciai. Da nord a est, da ovest a sud… è un biliardo pensato per il tempo libero dei lavoratori di una nota ditta calzaturiera italiana, con cui i visitatori della mostra possono giocare. Le palle da gioco sono incise con i nomi dei paesi in cui l’azienda ha delocalizzato parte della produzione e della vendita. In Vita bioplastica (1938) di Enrico Prampolini (Modena, 1894 – Roma, 1956), appartenente agli anni del cosiddetto “idealismo cosmico”, due figure fluttuano al centro della tela come organismi in metamorfosi.
Un’idea di continua trasformazione della materia e di rinascita che è presente anche nelle sculture Becoming with and unbecoming with esposte al centro della cappella e realizzate da Elena Mazzi appositamente per la mostra, a partire dal calco di alcune vertebre di cetacei trovate sulle spiagge d’Islanda, dove l’artista si è recata in residenza dopo un incidente in mare che l’ha costretta ad un periodo di sedentarietà.Là dove il tempo e la natura sembrano essersi fermati in un immaginario preistorico, Mazzi ricerca una sintesi con il paesaggio per risanare le sue personali fratture. L’opera, commissionata dal Museo, verte sull’incontro tra forma e materia ed è stata realizzata tra il Veneto e la Toscana grazie alla collaborazione con gli artigiani e le aziende manifatturiere Giorgio Giuman, Leo-France S.r.l. e L’Oro degli Etruschi S.r.l. . Le vertebre originarie sono state riprodotte in metallo (in questo caso argento) a ricordare le protesi chirurgiche che stabilizzano le strutture ossee. Queste dialogano con il vetro, un materiale in origine liquido come l’acqua, che nella sua trasparenza e durezza mantiene anche la propria fragilità. Sullo sfondo compare l’immagine dell’artista di spalle mentre indossa una vertebra di balena, nel tentativo di ritrovare un equilibrio tra il bioritmo dell’uomo e il mondo circostante.
Per ulteriori informazioni:
http://www.museonovecento.it/mostre/duel-elena-mazzi-routes/