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La contemporaneità, dal punto di vista culturale, non è solo ciò che si produce nel momento storico che stiamo vivendo, ma anche il modo in cui riusciamo a proporre oggi quanto abbiamo ricevuto dai secoli che ci hanno preceduto”.
Stefano Fabbri, con la sensibilità e la capacità di sintesi del giornalista di lungo corso, ha schematicamente riassunto in queste parole il senso di ‘
Toscana cultura. La contemporaneità’, il
Quaderno del Circolo Rosselli 3-4/2019, uscito a pochi mesi di distanza da ‘
Cultura. Una certa idea di Firenze’,
Quaderno del Circolo Rosselli 1/2019, entrambi da lui curati.
Il volume, che rappresenta uno sviluppo a livello regionale del lavoro che lo ha preceduto, è stato presentato in sala Gonfalone nel palazzo del Pegaso.
Quella che emerge dalle riflessioni dei tanti protagonisti, che sono stati intervistati o che hanno scritto un loro contributo, oltre venticinque, è “
una certa idea della Toscana”, o, meglio, il “
farsi avanti di una nuova Toscana”, nella quale la cultura è ben lontana da essere un lusso, ma è “
molla di sviluppo e coesione sociale”, come ci ricorda il saggio di apertura di
Vittoria Franco. Un’idea di Toscana che ritroviamo nell’interpretazione della contemporaneità di
Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi, con le sue mostre sulle grandi pagine del Cinquecento e sui maestri del nostro tempo. Oppure nel modo in cui sono proposti i capolavori del Trecento e Quattrocento custoditi nella cattedrale dal Museo dell’Opera di Firenze, guidato da
Timothy Verdon.
Un’idea che ritroviamo anche nei suoi marmi, in particolare il superbo Bianco dell’Altissimo, quello cercato da Michelangelo, fra i più richiesti al mondo, come ci ricorda
Paolo Carli, presidente della Fondazione Henraux, nell’intervista di Rosi Fontana. La lavorazione del marmo, infatti, nel suo passaggio da struttura di tipo artigianale a produzione industriale programmata coinvolse architetti, ingegneri, scultori, designer, grazie ad Erminio Cidonio, che, a Querceta, nel piazzale dello stabilimento, realizzò anche un Museo all’aperto di scultura contemporanea, ospitando artisti del calibro di Henry Moore, Giacomo Manzù, Marino Marini, Giò Pomodoro. Un’eredità che oggi ritroviamo negli effetti impensabili solo qualche anno fa degli abbinamenti con legno, resine, acciaio.
E ancora.
Beatrice Magnolfi, presidente della Fondazione Toscana Spettacolo, ha ricordato che lo spettacolo dal vivo sia una delle forme più significative della contemporaneità in Toscana, in una visione che mette al centro il pubblico.
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La cultura non può essere relegata tra gli impegni marginali della politica, ma deve essere elemento fondamentale per la costruzione del futuro, che deve fare i conti con l’economia, con l’ambiente, con le infrastrutture, ma in Toscana con la posizione centrale della cultura – ha affermato presidente del Consiglio regionale,
Eugenio Giani -
La nostra regione porta il segno della contemporaneità e della cultura nel suo Gonfalone. Un grande critico della sua contemporaneità, Carlo Ludovico Ragghianti, trovò il Pegaso come ispirazione in una medaglia al Bargello di Benvenuto Cellini”. A suo parere contemporaneità significa in primo luogo “fornire occasioni per fare della cultura un motore per la crescita della comunità”. In questa prospettiva ha ribadito la volontà, se eletto, di fare nel Palazzo Sacrati Strozzi il Museo della Toscana, valorizzando l’archivio Alinari. Non solo. Le istituzioni locali, a suo giudizio, dovrebbero investire di più sui giovani artisti e contribuire anche a fare emergere i patrimoni custoditi nelle collezioni private.
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Questo libro mette a disposizioni della politica e degli amministratori un supporto di conoscenza, con la messa a fuoco di tutta una serie di problematiche vitali per il futuro di una regione complessa qual è la Toscana – ha osservato
Anna Maria Petrioli Tofani, storica dell’arte e soprintendente degli Uffizi in uno dei momenti più drammatici della storia recente fiorentina, l’attentato di via de’ Georgofili–
Problemi che vengono affrontati in uno spettro interdisciplinare che, avvalendosi di voci ed esperienze diverse, passa dalla scienza all’urbanistica, dalla musica alle arti figurative, dalle istituzioni culturali ad esperienze private di collezionismo e mecenatismo”.
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Il passato di cui oggi possiamo mettere a frutto i risultati è grande e può e dovrebbe essere fonte di ispirazione per l’azione odierna – ha aggiunto, concludendo il suo intervento -
Ma il presente è difficile. Per fortuna il futuro è ancora tutto da costruire. Mi sembra che dalle nuove generazioni arrivino anche segnali di un certo ottimismo”.
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Il nostro Quaderno ha voluto mettere l’accento sulla contemporaneità proprio per la forza mondiale del patrimonio culturale che la Toscana ha ereditato nei secoli scorsi – ha osservato
Valdo Spini presidente dell’Associazione delle istituzioni culturali italiane (Aici) -
Questo implica un particolare sforzo per la sua conservazione e per la sua valorizzazione. Ma contemporaneità significa anche incontro della cultura con i grandi problemi di questo primo secolo del terzo millennio: l’ambiente, le migrazioni, il conflitto generazionale, la questione femminile, i fenomeni etnici e religiosi fino al disordine mondiale in cui siamo immersi”.
A suo parere “
occorre che la società toscana dia una scossa all’economia, ma anche al modo di far politica, nel senso dell’elaborazione, dell’approfondimento, del coinvolgimento”. “
La Toscana è policentrica e questo policentrismo deve significare arricchimento pluralistico non isolazionismo provinciale – ha aggiunto -
Per questo è importante che la politica culturale investa tutta intera la Toscana e questo dovrà continuare a fare la Regione”.
Fonte: Regione Toscana (www.regione.toscana.it)