Venerdì 15 maggio, alle ore 20.00,
FirenzeArt Gallery vi invita su
ToscanaTV per rivivere insieme la mostra "
Istantanea ed eterna. Firenze negli acquarelli di Rodolfo Marma". L'esposizione si è tenuta a giugno 2017 all'Accademia delle Arti del Disegno.
Rodolfo Marma la sua città non l’ha soltanto osservata e ritratta. L’ha sentita dentro di sé, l’ha amata, interpretata, cantata come un poeta. E come i poeti è riuscito a sublimare la realtà, a renderla eterna. Ha saputo descriverne le emozioni più sottili, cogliere la gioia e il valore delle piccole cose, la voglia di esserci a testimoniarle. Una Firenze dal sapore pratoliniano, che oggi sembra lontanissima, quasi impossibile da immaginare, ma di cui subiamo il fascino della memoria. Una Firenze pulita, silenziosa, vivibile, al massimo “sporcata” da qualche ingenua scritta sui muri, più immaginata che reale, eppure vera, persino poetica. La Firenze popolare, dei barroccini e dei mercatini, della gente umile, un po’ becera ma schietta e onesta, che dice sempre quello che pensa, a costo di farsi dei nemici. Toscanamente critica, ironica, arguta, proprio come lui, che sapeva immedesimarsi nello spirito della sua città e dei suoi concittadini, raccogliendone gli umori più segreti, palpitanti, sinceri. La Firenze del dopoguerra, che riemerge prepotentemente dando fondo alle sue energie migliori, con l’arte che torna ad essere libera espressione di civiltà. Forse riaffiora il ricordo della terribile esperienza della guerra, quando lui, giovane oppositore del regime, venne preso durante una retata in Piazza Ferrucci e poi fu aiutato a fuggire da un militare tedesco anch’egli pittore. L’arte dunque che non ha confini, che unisce gli intelletti e i cuori, che racconta grandi e piccoli eventi, fatti d’amore e di dolore, di disperazione e di forza, come quando con l’efficace immediatezza dell’acquerello, l’artista partecipa al dramma dell’alluvione. E accanto alla Firenze ferita, c’è sempre la Firenze familiare, sorpresa in attimi d’intimità, mai affollata, spesso semideserta, sempre respirabile. La Firenze ancora assonnata, di cui amava assistere al risveglio lento, sotto la luce magica di albe radiose, la Firenze assorta nei pensieri di un fiaccheraio che da la biada al suo cavallo e si appresta a fare il primo giro della giornata con la sua carrozzella. La Firenze degli anziani seduti sulle panchine dei giardini pubblici o in riva all’Arno, dei bambini che giocano, delle piccole collegiali amorevolmente accompagnate dalle immancabili “monachine” con la “cornetta” (il grande cappello bianco), tema ricorrente e tanto caro all’artista, forse per quella purezza interiore, per la luce abbagliante riflessa da quel copricapo immacolato che un giorno, per caso, l’aveva folgorato.
Era un’abitudine per Rodolfo Marma inforcare la bicicletta di primo mattino e andare a spiare la sua città, andare a scegliere un angolo sempre diverso, antico ma che aveva qualcosa di nuovo da scoprire e che in quel momento racchiudeva per lui il mondo intero. Era lì che voleva essere. Quelle pietre appartenevano al suo sentire, sapeva osservarle, analizzarle, ascoltarle, farle proprie, riservando grande attenzione ad ogni minimo particolare, al mutare del colore in relazione alla luce, all’incidenza delle ombre, al vibrare dell’aria. Nelle sue tele è riuscito ad annotare tutto quello che non saremmo mai riusciti a vedere, a fissarlo con la sua impronta inconfondibile. Questo è stato il suo intento, il suo impegno, a cui ha sempre tenuto fede: far vedere quello che non si vede, quello che all’occhio sfugge.
Il video della mostra:
https://www.youtube.com/watch?v=H-SDW86gP6U&t=4s Per maggiori informazioni:
www.firenzeart.it