Fino al 6 gennaio 2021, l'albero realizzato da Domenico Bianchi illuminerà Piazza Santa Maria Novella a Firenze. È il terzo ed ultimo appuntamento di "
Three Artist Trees", l'iniziativa che dallo scorso anno fa parte del palinsesto di
F-light, Firenze Light Festival, intitolato per questo 2020, in omaggio a Dante, “
Sight, dalla selva oscura alla luce”.
Il progetto del Museo Novecento di Firenze, nato da un’idea di Sergio Risaliti, chiede a tre artisti di fama internazionale di cimentarsi con l’interpretazione delle forme tradizionali dell'abete, immagine di un simbolo universale, di festa e di speranza, creando vere e proprie opere site specific. Un progetto unico al mondo che vede protagoniste tre piazze fiorentine, l'arte contemporanea, il linguaggio della luce e la poesia del Natale.
Il lavoro di Domenico Bianchi è fatto di segni che si ripetono e che creano un movimento apparente, spaziale e temporale, ponendosi in diretto rapporto con la cosmologia. Quest’opera incarna il suo pensiero, evoca una sorta di armonia tra le forme astratte dell’arte e l’immagine della Galassia. Sulla sua superficie si disegnano pieni e vuoti che giocano sulle trasparenze, lasciando fuoriuscire la luce dal suo interno.
Oltre a Piazza Santa Maria Novella, quest’anno gli spazi coinvolti sono Piazza Gino Bartali e Piazza Santo Spirito, che accolgono già dall’8 dicembre, fino al 6 gennaio 2021, le creazioni rispettivamente di Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino. I tre artisti hanno trasformato la tradizione in linea con il loro personale linguaggio artistico, conservando tuttavia qualcosa della natura popolare e rituale dell'antico simbolo natalizio, quel cono di luce che da sempre ritroviamo nelle nostre case e nelle piazze a evocare nascita e rinascita, il rigenerarsi della terra e lo scambio generoso di doni.
Domenico Bianchi (Anagni, 1955). Vive e lavora a Roma. Domenico Bianchi emerge all’inizio degli anni ‘80 tra gli artisti che promuovono un ritorno alla pittura attraverso uno sguardo nuovo e rivitalizzato. Diversamente dal gruppo di artisti della Transavanguardia, Bianchi non recupera la figurazione ma elabora uno stile essenziale ridotto a pochi elementi: immagini iconiche che si uniscono a segni astratti.
Le opere pittoriche sono frutto di un lavoro lento e meticoloso che inizia a partire dalla scelta dei materiali e restituisce alla pittura una dimensione sacrale. L’interesse dell’artista è rivolto verso materie, semplici o preziose, che possiedono una trasparenza luminosa intrinseca (la cera, la fibra di vetro, le foglie di argento, il palladio), che il mezzo pittorico sarà in grado di esaltare.
La luce è un elemento primario dei suoi lavori poiché definisce la partitura dello spazio e il movimento delle forme. Le tele si compongono di un nucleo segnico centrale che campeggia, solitamente, su uno sfondo di colore uniforme. Questo elemento è il principio ordinatore dell’intera superficie pittorica, anche quando la tela assume dimensioni ambientali, esso genera la forma e rimanda a innumerevoli ipotesi di immagini, suggerendo una vastità infinita, sempre aperta.
La ricerca di un’armonia di elementi è perseguita da Bianchi anche nella scultura, come nei lavori delle panchine. Queste, arricchite da intarsi geometrici o da oggetti in marmo, vengono disposte all’aperto o all’interno di luoghi d’arte, definendo uno spazio visivo che invita alla sosta, alla riflessione e alla contemplazione.
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