Fino al 26 marzo 2021, la
Galleria Il Ponte di Firenze (Via di Mezzo, 42/b) prosegue con la presentazione del nuovo
Virtual Show online e on view: "
Franco Angeli. Six paintings". La nuova modalità riesce a proporre, ancora in questo periodo che si protrae, l’attività della galleria. Lo spazio è concepito come la riproduzione fedele di una delle stanze della galleria in cui vengono presentate mostre personali attraverso un selezionato numero di opere.
La mostra personale, curata da Andrea Alibrandi, è dedicata ad un nucleo di lavori degli anni Cinquanta e Settanta dell'artista Franco Angeli. L'esposizione raccoglie due tecniche miste su carte del 1959, provenienti dalla romana galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani, che sono fra i lavori esposti nella sua prima collettiva in questa galleria, insieme a Tano Festa e Giuseppe Uncini. Le altre quattro opere, della prima metà degli anni Settanta, sono smalti su tela di maggiori dimensioni, nei quali compaiono simboli ideologici quali Half dollar, Stelle, Falce e martello e la Lupa capitolina, che sintetizza il carattere retorico e celebrativo dei reperti di una Roma eterna e capitale: «
I miei primi quadri sono la testimonianza del contatto quotidiano con la strada. Vidi i Ruderi, le Lapidi, simboli antichi e moderni come l’Aquila, la Svastica, la Falce e Martello, obelischi, statue, Lupe Romane, sprigionare l’energia sufficiente per affrontare l’avventura pittorica» (A.Tognoli). Frammenti capitolini che contraddistinguono molte sue opere (esposte anche alla Biennale di Venezia del ‘64, presentato da Maurizio Calvesi).
Franco Angeli nasce a Roma nel 1935. Inizia a dipingere nel 1957 senza particolari studi d’arte. Parte militare per Orvieto e al rientro nella capitale conosce lo scultore Edgardo Mannucci, amico di Alberto Burri. Rimane affascinato dall’Arte Informale di Burri, soprattutto per l’utilizzo dei materiali (in special modo, la matericità consunta dei “Catrami”) e delle forme. Iscrivendosi al Partito Comunista Italiano, conosce Tano Festa e Mario Schifano con i quali condivide il dramma della guerra. “
…La materia per me è un frammento di questa enorme lacerazione che ha travolto l’Europa; i miei primi quadri erano così, come una ferita dalla quale togli dei pezzi di benda […] dove il sangue si è rappreso ma non è più una macchia rossa” (G. De Marco). Nel 1959 espone i suoi primi lavori in una mostra collettiva a La Salita di Roma di Gian Tomaso Liverani con Tano Festa e Giuseppe Uncini ed è presente sulla rivista “Azimuth”, fondata da Piero Manzoni ed Enrico Castellani, insieme ad Agostino Bonalumi, Jasper Johnes, Yves Klein, Robert Rauschenberg e Mimmo Rotella. In questi anni frequenta anche Renato Guttuso, Pino Pascali, Jannis Kounellis, Fabio Mauri. Giovani con molto talento, si confrontano con la New York della Pop Art dove Andy Warhol si presenta al mondo, e il mondo artistico li conosce come i ragazzi di Piazza del Popolo. Nel 1960 inaugura la prima personale alla Galleria La Salita di Roma con una serie di opere caratterizzate da veli di pittura ad olio e calze di nylon ricoperte di garze; partecipa alla collettiva curata da Pierre Restany, 5 pittori. Roma 60: Angeli, Festa, Lo Savio, Schifano, Uncini. Nel 1962 partecipa alla mostra Nuove Prospettive della Pittura Italiana alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna, con una serie di opere in cui iniziano a comparire le simbologie del potere, svastiche, croci e mezzelune (serie dei Cimiteri dei primi anni Sessanta). L’anno seguente espone in 13 pittori a Roma alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Questi frammenti capitolini li presenta lo stesso anno nella mostra romana allo Studio d’arte Arco d’Alibert, e successivamente espone con Bignardi, Festa, Fioroni, Kounellis, Lombardo, Mambor e Tacchi alla Galleria La Tartaruga. In questo anno fecondo partecipa alla Biennale di Venezia, presentato da Maurizio Calvesi, esponendo le tele "La Lupa" e "Quarter Dollar", soggetti che contraddistinguono molte sue opere successive. Gli anni Sessanta lo vedono protagonista in molte esposizioni in Italia ed Europa: Una generazione, Galleria Odyssia, Roma; Galerie J, Parigi e Galleria Zero, Verona; IX Quadriennale Nazionale d’Arte, Roma; L’art actuel en Italie: semaines italiennes, Casino Municipal, Cannes, 1965; Half dollar, Studio d’Arte Arco d’Alibert, Roma; Artisti italiani d’oggi, Bucarest; Aspetti dell’arte italiana contemporanea, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Moderne Kunst aus Italien, Dortmund, e ancora America America (Half Dollar), Galleria dell’Ariete, 1966; 8 pittori romani, Galleria de’ Foscherari, Bologna; Undici artisti italiani degli anni Sessanta, Festival dei Due Mondi, Spoleto, 1967. Negli anni successivi (1968-70) partecipa al fermento politico e artistico del tempo, manifestando contro la Guerra del Vietnam; l’uso e abuso di alcool e droghe da parte dell’artista e degli altri esponenti della “Scuola di Piazza del Popolo” li rendono un gruppo di artisti “maledetti”. Partecipa alla IX Biennale di San Paolo del Brasile e comincia una lunga attività di ricerca e commistione tra video, fotografia ed arti visive: Schermi (1968), New York (1969), Souvenir (1984). Nel 1969 vola negli Stati Uniti, dove espone in Italian Art Show: Franco Angeli, Cesare Tacchi, Tano Festa and Lorri Whiting, alla Contemporary Arts Gallery, Loeb Student Center, di New York; e di nuovo in Italia, nella collettiva Anno ’60 alla Galleria Christian Stein di Torino. Nei primi anni Settanta Angeli continua la ricerca sul dato reale e riprende il tema della guerra del Vietnam - Anonimo euroasiatico (1969), Compagni (Giap e Ho Chi Minh) e Vietcong (1971). Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva. Nel decennio successivo l’artista si dedica soprattutto alla figurazione: capitelli, piazze deserte e "marionette", quest'ultime interpretate come autoritratti. Iniziano a comparire nei suoi paesaggi gli aeroplanini che sembrano richiamare i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il suo forte interesse sociale e popolare permea ancora i lavori degli anni Ottanta, quando l’artista riprende il tema della guerra nella serie di paesaggi esotici con piramidi, obelischi e aerei che diventano poi vere e proprie Esplosioni (1986). Le forme diventano stilizzate e mostrano guglie, capitelli e piazze deserte come in «
un senso grandioso e struggente di scavo durante il quale storia ed esistenza riemergono come perfetti ed inalterati solidi geo- metrici che irradiano nuovi colori della vita freschi, fragranti, puri verdi, blu, rossi» (D. Micacchi). Nel 1986 partecipa alla XI Quadriennale di Roma; l’anno successivo partecipa a Roma a due collettive alle gallerie Mara Coccia e La Nuova Pesa e in una personale alla Fontanella Borghese. Il tema della “marionetta”, frequente a partire dal 1984, è una sorta di autoritratto che sembra preannunciare la fase finale della sua vita. Angeli muore a Roma nel 1988.
Per maggiori informazioni:
www.galleriailponte.com