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mercoledì 25 dicembre 2024

Maggio Musicale Fiorentino: "Il ritorno di Ulisse in patria" di Monteverdi alla Pergola

28-06-2021
Dal 28 giugno all’8 luglio 2021 al Teatro della Pergola, il Maggio Musicale Fiorentino propone quattro recite per "Il ritorno di Ulisse in patria" di Claudio Monteverdi. Ottavio Dantone dirige l’Accademia Bizantina per la regia di Robert Carsen. Tra le voci: Charles Workman, Anicio Zorzi Giustiniani, Delphine Galou.

Quattro recite il 28, 30 giugno; 3, 8 luglio alle ore 19. Esaurita la prima recita del 28, pochi i posti disponibili per le recite successive. L’opera verrà registrata e poi trasmessa in video sulle piattaforme ITsARt e CueTv Operabase.

Il ritorno di Ulisse in patria, tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti di Claudio Monteverdi, è il terzo titolo operistico dell’83esima edizione del Festival del Maggio Musicale in scena dal 28 giugno all’8 luglio, alle ore 19, al Teatro della Pergola. Sul podio il maestro Ottavio Dantone, a dirigere l’Accademia Bizantina, per la regia di Robert Carsen. L’opera va in scena dopo l’Adriana Lecouvreur inaugurale, La forza del destino diretta dal maestro Zubin Mehta e subito prima di Siberia di Umberto Giordano. Al Maggio è stata messa in scena solo in tre occasioni: due alla Pergola (1942 e 1999) e una al Comunale (1987).

Nel cast composto da Toni Gradsack, casting manager del Maggio, Charles Workman (Ulisse), Anicio Zorzi Giustiniani (Telemaco), Delphine Galou (Penelope), John Daszak (Iro), Francesco Milanese (Il Tempo), Marina De Liso (Giunone), Eleonora Bellocci (La Fortuna), Gianluca Margheri (Giove), Guido Loconsolo (Nettuno), Arianna Vendittelli (Minerva), Konstantin Derri (Amore), Andrea Patucelli (Antinoo), Pierre-Antoine Chaumien (Anfinomo), James Hall (Pisandro), Miriam Albano (Melanto), Hugo Hymas (Eurimaco), Mark Milhofer (Eumete), Ericlea (Natascha Petrinsky). Le scene sono di Radu Boruzescu, i costumi di Luis Carvalho, le luci di Robert Carsen e Peter van Praet e la drammaturgia Ian Burton.

Il ritorno di Ulisse in patria, melodramma con prologo e tre atti su libretto di Giacomo Badoaro, è uno degli ultimi e straordinari frutti della vena creativa di Claudio Monteverdi realizzato nel periodo veneziano. Era passato tanto tempo da quando il musicista aveva impresso per sempre il suo nome nella storia dell’opera con l’Orfeo, allestito alla corte di Mantova nel 1607. E dopo un ventennio d’invenzioni e successi trascorso a servizio dei Gonzaga, Monteverdi sentì il bisogno di trovare altrove nuovi stimoli. La scelta ricadde su Venezia, dove oltre all’incarico di maestro di cappella in San Marco il musicista si dedicò anche alla produzione madrigalistica e operistica. Nella città lagunare erano stati inaugurati da poco i teatri pubblici con la conseguente richiesta di drammi sempre nuovi. Il ritorno di Ulisse in patria nacque in quel contesto e andò in scena nel 1640 al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo. L’opera fu eccezionalmente riproposta anche l’anno seguente a dimostrazione del favore indiscusso di cui godeva l’anziano maestro, che ancora una volta aveva colpito nel segno. E anche se la musica nell’Ulisse non è destinata a sedurre l’orecchio quanto piuttosto a servire la poesia secondo i dettami del ‘recitar cantando’, Monteverdi riesce comunque a caratterizzare i suoi personaggi con uno stile vocale incisivo e adeguato alla loro natura e sempre funzionale al racconto.

Il ritorno di Ulisse in patria è un’opera meravigliosa, forse una delle opere più belle della storia per la sua grande pregnanza musicale e drammaturgica” dice il maestro Ottavio Dantone. “Anche se è stata scritta nel 1640, è un’opera molto moderna con tutte le basi di ciò che sarebbe venuto successivamente nel mondo del teatro. Insieme all’Accademia Bizantina e al regista Robert Carsen stiamo facendo un grande lavoro e il risultato sarà un grande spettacolo per gli occhi e le orecchie”.

La regia è di Robert Carsen che dice: “Il ritorno di Ulisse in patria è un lavoro unico nel suo genere perché ci sono vari livelli della storia che nascono tutti dal libretto: quello allegorico che viene da Omero (Tempo, Amore e Fortuna), la nostra contemporaneità (Ulisse e Penelope) e quello degli Dei che viene da Monteverdi (Giove, Nettuno, Minerva). L’opera è anche molto shakespeariana e infatti ho voluto fare in modo di non avere tanti cambi di scena, ma solo un unico spazio in cui accade tutto."

Nel ruolo del protagonista, al suo debutto a Firenze, Charles Workman che dice: “Tutti conoscono Ulisse e le sue avventure: un personaggio mitico che ha fatto la guerra contro Troia e che, per 20 anni, non riesce a tornare nella sua casa ad Itaca e, soprattutto, da sua moglie Peneleope che gli resta fedele per tutto il tempo. Robert Carsen sta facendo un lavoro bellissimo con il mio personaggio e sono convinto che sarà uno spettacolo meraviglioso. Con tutto il cast ci stiamo divertendo molto a metterlo in scena”.

A interpretare la moglie del protagonista il contralto Delphine Galou che torna a Firenze dopo otto anni da “Il Farnace” di Antonio Vivaldi che andò in scena al Teatro Goldoni nel 2013 (diretto dal maestro Federico Maria Sardelli): “Sono molto felice di cantare il ruolo di Penelope: è una donna molto commovente che ha forza e determinazione ed è una vera sfida interpretare questo personaggio sul palcoscenico. Robert Carsen e Ottavio Dantone stanno facendo un lavoro meraviglioso con me e con tutto il cast, colleghi strepitosi e molto gentili, e sul palco c’è una bellissima atmosfera”.

Anicio Zorzi Giustianiani, già protagonista in varie produzioni del Maggio, è Telemaco, figlio di Ulisse e Penelope: “Il mio personaggio, come sappiamo dall’Odissea, cerca il padre ovunque, ma riesce a vederlo solo per volere di Minerva e, per quel momento, il compositore Monteverdi ha scritto un duetto bellissimo. Telemaco, come gli altri due protagonisti, avrà un lieto fine in cui vedrà, finalmente, i genitori ricongiungersi. La produzione di Robert Carsen è meravigliosa e, insieme anche al Maestro Ottavio Dantone, stiamo facendo un grande lavoro nell’interpretare perfettamente la parola, che nel recitar cantando è fondamentale, e a trovare un significato ad ogni singola frase cantata. È un lavoro minuzioso, ma ci sta servendo per crescere come artisti.”

Per ulteriori informazioni: www.maggiofiorentino.com