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mercoledì 25 dicembre 2024

"Siberia", l'opera di Umberto Giordano al Festival del Maggio Musicale Fiorentino

07-07-2021
L'83esima edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino continua con "Siberia" di Umberto Giordano. L’opera che viene rappresentata per la prima volta al Maggio è dramma in tre atti su libretto di Luigi Illica, va in scena dal 7 luglio 2021 con tre repliche, il 10, il 13 e il 16, alle ore 20. Il Festival di questa stagione 20/21 si è aperto nel segno del Verismo con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea e si chiude nello stesso solco, della più propriamente detta “Giovane Scuola”, con questa opera di Giordano, composizione molto cara al maestro Noseda del quale è nota la predilezione per il repertorio russo.

Composta nei primissimi anni del Novecento, era, tra i suoi lavori, la preferita del compositore e arriva al Teatro del Maggio per la prima volta con il maestro Gianadrea Noseda acclamato direttore alla guida delle più importati orchestre internazionali al suo debutto operistico al Maggio Fiorentino, nel nuovo allestimento con la regia di Roberto Andò non solo regista e sceneggiatore cinematografico e di prosa, scrittore, ma anche lirico.

A proposito dell’opera dice Gianadrea Noseda: “Per me, è una grande gioia non solo tornare nel tempio della musica, ma anche poter dirigere un’opera che io trovo meravigliosa nonché la più riuscite tra tutte quelle scritte da Umberto Giordano e ingiustamente dimenticata. Siberia - continua Noseda - è stata scritta agli inizi del 900, ebbe la sua prima nel 1903, è stata eseguita varie volte per circa un ventennio e poi è finita nel dimenticatoio. Qui al Maggio abbiamo la possibilità di farla vivere nuovamente grazie a delle grandi forze artistiche, Coro e Orchestra, e a un cast meraviglioso: per me, tutto questo, rappresenta un grande privilegio e sono sicuro che sarà una grande sorpresa per il pubblico. L'opera trae spunto da due romanzi, Resurrezione di Lev Tolstoj e Memorie dalla casa dei morti di Fëdor Dostoevskij, e il librettista Luigi Illica combina insieme questi due elementi narrativi raccontando il sacrificio che compie la protagonista per salvare il suo amato. Siberia è sicuramente un’opera drammatica e ricca di sentimento, ma c’è anche poco sentimentalismo”.

Roberto Andò si esprime sull’opera e il suo lavoro: “L’opera di Umberto Giordano, che stiamo allestendo qui al Maggio, mette al centro un luogo che è concreto, identificabile e che, soprattutto, è anche diventato metafora della sofferenza umana: la Siberia. Per la sua scrittura tipica del verismo musicale, per il suo essere italiana, e per il suo ispirarsi a un luogo ricostruito da Luigi Illica attraverso atmosfere letterarie (che tra ispirazione da un romanzo di Tolstoj e Dostoevskij), mi è sembrato necessario dare all’opera una possibilità drammaturgica cinematografica: una Russia “convocata” e “ricostruita” come se si stesse girando un film per una storia d’amore. Questo mi consentiva di dare una plausibilità a tutti i passaggi cruciali dell’opera. Per me Siberia, infatti, è come se fosse un’opera al quadrato: sto raccontando l’opera di Umberto Giordano, ma anche le vicende di una troupe teatrale che sta girando una storia d’amore. Sono molto contento di allestire quest’opera che è completamente scomparsa dal repertorio dopo aver avuto molto successo, la diresse addirittura Arturo Toscanini a Torino, e credo che metterla in scena qui al Maggio sia un’occasione per riscoprire un grande compositore e avere a che fare con un soggetto completamente inedito della nostra cultura operistica”.

Il cast, composto da Toni Gradsack, riunisce stelle di prima grandezza come il celebre soprano Sonya Yoncheva (Stephana) che debuttando nel ruolo si cimenterà con una delle tessiture più impervie e alcune delle arie più ardue di tutto il repertorio sopranile verista e che del suo ruolo dice: “Stephana è una cortigiana molto affascinante che, come tutte le altre del repertorio operistico, s'innamora di un ragazzo bello e giovane, ma povero. È inevitabile, quindi, che tra loro nasca una bellissima storia d’amore che li fa riflettere sulla vita e che porterà Stephana a rinunciare a tutto. Purtroppo però, come tutte le cortigiane che conosciamo nell’opera, lei è anche condannata a morire: l’amore non è contemplato nella sua vita.”

Con lei il tenore Giorgi Sturua (Vassili) in un ruolo altrettanto impegnativo e il baritono George Petean (Gleby). E poi in locandina Caterina Piva (Nikona), Giorgio Misseri (Il principe Alexis), Antonio Garés (Ivan), Francesco Verna (Il banchiere Miskinsky), Emanuele Cordaro (Walinoff), Francesco Samuele Venuti (Il capitano), Joseph Dahdah (Il sergente), Alfonso Zambuto (Il cosacco), Adolfo Corrado (Il Governatore), Amin Ahangaran (L’invalido), Caterina Meldolesi (La fanciulla). Solista del Coro: Alfio Vacanti. Il Coro è diretto da Lorenzo Fratini. Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Nanà Cecchi e i video di Luca Scarzella.

Sull’onda dei grandi successi a livello internazionale di Andrea Chénier (1896) e di Fedora (1898), interpretata da Caruso e poi diretta a Vienna da Gustav Mahler, che l’hanno collocato fra gli autori più in vista della Giovane Scuola, il foggiano Umberto Giordano torna a rivolgersi, per una nuova opera, a Luigi Illica, il librettista di maggior talento del momento, che ha già firmato gli importanti esiti de La Wally, La bohème, Tosca, Iris. L’Italia di fine Ottocento sta vivendo un momento di intensa acculturazione nei confronti dei romanzi di Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, tradotti dal francese e stampati in migliaia di copie, e Illica, per un nuovo libretto di sua invenzione che assumerà il titolo programmatico di Siberia, attinge alle angosciose Memorie di una casa dei morti, scritte da Dostoevskij durante i lavori forzati in Siberia, che faranno da sfondo agli atti II e III dell’opera. Siberia è una storia d’amore, di sofferenza, di redenzione morale, con evidenti rimandi alla tolstoiana Resurrezione che guarda verso una drammaturgia neo-romantica: la “traviata” Stephana mantenuta dal principe Alexis raggiunge Vassili (coluri che lei ama ricambiata) in Siberia, dove sta scontando la pena per aver ferito a morte Alexis, e nel tentativo di fuga morirà colpita da un carceriere. Giordano s’impegna a ricostruire la couleur locale russa non solo con scene e costumi visti in grandi quadri (Una tappa di condannati in Siberia di Wladimir Schereschewski) e nei reportages dell’americano George Kennan, ma, musicalmente, ricorrendo a temi e canti popolari russi: nelle sue lettere comunica di aver ricevuto la partitura dell’Ouverture 1812 di C?ajkovskij (che sarà citata in Siberia), esprime l’intenzione di utilizzare un’orchestrina di balalaike, di impiegare scale modali, e soprattutto fa riferimento alla Canzone dei battellieri del Volga, che diverrà una sorta di grandioso pedale musicale che accompagna il II e III atto (Giordano può averlo recuperato dai Quaranta canti popolari russi pubblicati nel 1866 da Balakirev, e dopo Siberia è divenuto popolarissimo, ricantato da Falla, Stravinskij e persino Glenn Miller).

Per ulteriori informazioni: www.maggiofiorentino.com