Quello a Michal Bogoria Skotnicki, nobile polacco con l’anima d’artista morto giovanissimo a Firenze, è un
monumento funebre che affascina da sempre i visitatori di Santa Croce. Tanto più adesso che l’eleganza delle sue forme neoclassiche
ha ritrovato forza e luce, grazie a un intervento di restauro sostenuto da Inner Wheel Club Firenze Medicea.Il restauro è stato presentato, nella
Cappella Castellani, dalla
presidente dell’Opera di Santa Croce, Cristina Acidini e dalla
conservatrice, Eleonora Mazzocchi, insieme alla
vicepresidente del Club Inner Wheel Firenze Medicea Roberta Bencini e alla past presidente del Club Francesca Maria di Lollo, nel corso della cui annata è stato realizzato. Insieme a loro le
restauratrici, Paola Rosa ed Emanuela Peiretti.“È il primo monumento funebre di un cittadino straniero accolto in Santa Croce e quindi ha un altissimo valore simbolico, rimanda a quella società cosmopolita, popolata da personaggi nobili e colti, che percorreva l’Europa scegliendo spesso di stabilirsi a Firenze dove animava la vita culturale e civile”, ha messo in evidenza Cristina Acidini che ha ringraziato Inner Wheel Club Firenze Medicea. “La generosità più volte dimostrata nei confronti di Santa Croce - ha sottolineato la presidente - ci consente di tornare ad ammirare in tutta la sua eleganza e il suo splendore questo monumento neoclassico, prima opera dello scultore Stefano Ricci nella basilica, dove negli anni a venire realizzerà il cenotafio di Dante”.Inner Wheel Club Firenze Medicea, attraverso il contributo a numerosi restauri, accompagna l’Opera di Santa Croce nella sua missione di tutela e salvaguardia sin dal 1998. Roberta Bencini e Francesca Maria di Lollo hanno ricordato l’impegno convinto del Club per gli interventi sulle numerose opere in terracotta invetriata policroma attribuite a Giovanni e Andrea Della Robbia e a Benedetto Buglioni, conservate nel Museo dell’Opera di Santa Croce e nella Cappella Castellani, fino al più recente restauro del prezioso tabernacolo di Mino da Fiesole nella medesima cappella che dal 1812 accoglie anche il monumento a Skotnicki.
Paola Rosa ha raccontato di un restauro condotto con cura e passione: è stata effettuata un’approfondita pulitura delle superfici, cercando di alleggerire il più possibile i residui di cere ingiallite - coperte da un abbondante deposito di polvere - che erano state applicate per ammorbidire la superficie dei marmi rimasta troppo arida dopo la pulitura, avvenuta in seguito all’alluvione del 1966.
Il monumento al conte Michal Bogoria Skotnicki venne realizzato, tra il 1808 e il 1812, su commissione della moglie Elzbieta Laskiewiez che ne volle uno identico anche per la cappella di famiglia nella cattedrale di Wawel a Cracovia. Protagonista della scena artistica - autentico capolavoro di Stefano Ricci che per questa opera si meritò l’ammirazione incondizionata di Antonio Canova - è una figura femminile piegata dal dolore che rappresenta la fede coniugale, scolpita in un unico blocco di marmo apuano bianco.
La vicenda del conte Michal Bogoria Skotnicki e della moglie Elzbieta Laskiewiez è emblematica nel contesto culturale europeo ottocentesco. La coppia si era stabilita Firenze nel 1805 e aveva preso a frequentare Luisa di Stolberg-Gedern, la celebre contessa D’Albany che, dopo la morte di Vittorio Alfieri di cui era stata compagna di vita, continuava ad animare da intellettuale vivacissima un salotto molto frequentato, insieme al pittore Francois Xavier Fabre. Proprio Fabre immortalerà il fascino e la giovinezza di Michal ed Elzbieta in due ritratti che si trovano al Museo nazionale di Cracovia.
Il conte polacco amava l’arte, musicista e pittore per diletto nel 1807 divenne membro onorario dell’Accademia delle Arti del Disegno. Morirà nel 1808 e il suo monumento si trova proprio davanti a quello di Luisa di Stolberg-Gedern che venne sepolta nella Cappella Castellani nel 1824.
Per maggiori informazioni:
www.santacroceopera.it