Città di Firenze
Home > Webzine > La nuova stagione dell'Orchestra della Toscana al Teatro Verdi di Firenze
mercoledì 25 dicembre 2024

La nuova stagione dell'Orchestra della Toscana al Teatro Verdi di Firenze

01-09-2021
Al Teatro Verdi di Firenze da mercoledì 1 settembre 2021 è possibile acquistare i biglietti dei singoli concerti o gli abbonamenti per la nuova stagione dell'Orchestra della Toscana, firmata per la prima volta da Daniele Rustioni, che si inaugura l'8 ottobre 2021 con una delle presenze più assidue dei suoi cartelloni recenti: John Axelrod. Discepolo di Leonard Bernstein che prima di darsi completamente al podio è stato manager di gruppi rock e boss di un'azienda di vini in California, Axelrod, dotato di una comunicativa straordinaria, si confronta con il pezzo nuovo di Richard Danielpour dedicato a Dante, la Sinfonia n.4 di Schumann, che ebbe una gestazione ultradecennale, faticosissima, e il Concerto per violoncello di Antonín Dvořák, banco di prova virtuosistico per ogni violoncellista che si rispetti; in questo caso Enrico Dindo.

Il 22 ottobre sul podio c'è Daniel Cohen, attualmente direttore musicale del Teatro di Darmstadt dopo aver lavorato a lungo come assistente di Pierre Boulez a Lucerna. Per lui, immersione nella classicità viennese con la Sinfonia n.2 di Beethoven, nel folklore ungherese riletto a metà del secolo scorso dal Concert Românesc di György Ligeti, figura cardine della Nuova Musica, e nel ciclo di canzoni Les illuminations che Benjamin Britten ricavò nel 1939 dall'omonima raccolta di Arthur Rimbaud. Le canta il tenore Ian Bostridge, raffinato scultore di parole, con cui lavora anche in qualità di storico (laureato a Oxford) e autore di saggi best seller musicali, come Il viaggio d'inverno di Schubert. Anatomia di un'ossessione, uscito in italiano per il Saggiatore.

Due nomi emergenti il 29 ottobre: la pianista padovana Leonora Armellini, classe 1992, e il direttore americano Jonathon Heyward. Insieme, qui, per il Concerto op.15 di Beethoven, il primo pubblicato dal compositore tedesco. Al solo Heyward - uscito dal prestigioso Concorso di Besançon per bacchette e oggi alla testa della Nordwestdeutsche Philharmonie, in Germania - spetta invece il Bizet alle prime armi della Sinfonia in do maggiore e gli Affreschi danteschi, commissionati dalla Fondazione ORT a Lamberto Curtoni, compositore-violoncellista a cui piace contaminarsi con altre musiche, con artisti visivi, scrittori, danzatori, e che perciò ha collaborato con Franco Battiato, Michelangelo Pistoletto, Piergiorgio Odifreddi, Tiziano Scarpa.

Il 5 novembre torna all'ORT il tedesco Markus Stenz, uno che conosce bene la Toscana, dato che dato che è stato per molti anni direttore artistico del Cantiere di Montepulciano, e che inoltre maneggia a occhi chiusi la musica dell'ultimo secolo. Per lui una pagina rara di Ferruccio Busoni, la Lustspielouvertüre, pensata a fine Ottocento come pezzo introduttivo a una commedia ideale, e la suite delle musiche di scena che, nel 1911, Richard Strauss compose a corredo di una messinscena del Borghese gentiluomo di Molière allestita dalla compagnia di prosa diretta dal grande regista Max Reinhardt. Con Nicolai Pfeffer esegue il Concerto per clarinetto di Mozart, che entrambi hanno registrato con l'ORT nell'agosto 2020 al Teatro Verdi per l'etichetta discografica NovAntiqua.

Due assi, e quasi coetanei, il 12 novembre: il direttore Alpesh Chauhan e il violoncellista Pablo Ferrández. L'uno, nato a Birmigham nel 1990 e cresciuto in una famiglia numerosa dove si intrecciano radici africane e indiane, bacchetta principale dell'orchestra Toscanini di Parma Toscanini fino al 2020, attualmente Ospite Principale a Düsseldorf e direttore Associato a Glasgow, nonché direttore musicale dell’Opera di Birmingham. L'altro, nato a Madrid nel 1991, suona uno Stradivari concessogli in comodato da una fondazione nipponica grazie alla vittoria al concorso Čajkovskij di Mosca. Insieme, Ferrández e Chauhan affrontano il Concerto per violoncello dell'inglese Edward Elgar. Mentre al solo Chauhan spetta l'ultima Sinfonia di Brahms, la quarta, e la première del pezzo di ispirazione dantesca Forse seimila miglia lontano di Alberto Cara.

Finalmente il 21 novembre (orario pomeridiano ore 17.00) avviene il debutto di James Conlon come direttore onorario dell'ORT slittato già un paio di volte causa pandemia. Il maestro statunitense di origini lucane è una stella autentica, già alla guida dell'Opéra di Parigi, dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, attualmente della Filarmonica di Los Angeles e della Baltimora Symphony. A Firenze Conlon si confronta con una delle pagine più drammatiche di Dmitrij Šostakovič, l'ottavo quartetto per archi dedicato nel 1960 "alle vittime del fascismo e della guerra", qui presentato nella trascrizione orchestrale dovuta a Rudolf Barshai. Attorno dispone due sinfonie di Mozart, la K.338 e la K.551 (Jupiter), l'ultima scritta dal compositore salisburghese.

Il Concerto di Natale, programmato come da tradizione il 24 dicembre (ore 17.00), vede il ritorno di Nil Venditti, giovane promessa italo-turca su cui l'ORT ha scommesso da un paio di stagioni affidandole l'incarico di direttore ospite principale. Alla Turchia lei si rivolge, presentando le Symphonic Dances (2015) di Fazil Say, pianista e compositore geniale che ha subìto sulla sua pelle le vessazioni di un regime autoritario pretestuosamente fondato sul dogmatismo religioso. Completano il programma due ouverture da opere buffe rossiniane (La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia) e il Concerto per violino di Mendelssohn. Lo suona la russa Alina Ibragimova, classe 1985, una che si è formata in due scuole che sfornano talenti superlativi, la Gnesin di Mosca e la Yehudi Menhuin in Inghilterra.

Debutta all'ORT il 12 gennaio una punta di diamante tra le bacchette nipponiche, Kazushi Ono. Classe 1960, già direttore principale del Teatro Reale de la Monnaie a Bruxelles e dell'Opéra di Lione, oggi si divide fra Tokyo e la Orquestra Simfònica de Barcelona i Nacional de Catalunya. In questo concerto punta su due periodi storici che molto gli si addicono: il romanticismo tedesco e la musica francese tra decadentismo e neoclassicismo. E dunque, l'arcaizzante Pavane di Fauré e Le tombeau de Couperin di Ravel più l'Idillio di Sigfrido di Richard Wagner e l'enigmatico Concerto per violino scritto da Robert Schumann poco prima di finire in manicomio. La solista è la russa Alena Baeva, che tra i suoi maestri vanta Rostropovič e Seiji Ozawa.

Il 27 gennaio si fa la conoscenza ravvicinata di William Chiquito, da qualche mese primo violino dell'ORT, cui è dato il compito di guidare gli archi. Lui, colombiano arrivato a studiare alla Scuola di Fiesole grazie a una borsa di studio finanziata dall'artista Fernando Botero, suo compatriota, è stato per diverse stagioni violino di fila nell'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In programma il Mozart adolescente del Divertimento K.136, un arrangiamento della Partita in si minore di Bach dovuto a Mario Castelnuovo-Tedesco, fiorentino che a causa delle leggi razziali dovette fuggire in America dove si guadagnò da vivere scrivendo colonne sonore per Hollywood, e la trascrizione firmata Gustav Mahler del quartetto di Schubert La morte e la fanciulla.

Ancora i soli archi dell'ORT protagonisti il 10 febbraio. Stavolta il loro capitano è un asso del violoncello (e della composizione), Giovanni Sollima, uno che trasforma i concerti in esperienze travolgenti di spettacolo facendo sì che il suo strumento prende vita, reciti, canti, danzi, piroetti, volteggi a occhi bendati su una fune sospesa nel vuoto, senza rete di sicurezza. In questo concerto rende omaggio all'arte di colui che l'ha svezzato alla musica: suo papà Eliodoro (scomparso nel 2000). Ma presenta anche il proprio Concerto per violoncello e orchestra Fecit Neap 17, dove mixa memorie del barocco napoletano ad atmosfere orientali.

Il 23 febbraio l'ORT è nelle mani di Lorenza Borrani, talento violinistico germogliato alla Scuola di Fiesole e poi sbocciato nell'Orchestra Mozart di Claudio Abbado, da cui ha imparato la pratica di concertare la musica tra pari, senza direttore. Lungo questa via ha dunque sviluppato la sua attività, costituendo la 'comune' orchestrale Spira Mirabilis e mettendosi spesso alla testa di orchestre australiane, svizzere, norvegesi, della Philharmonique di Radio France e del Mozarteum di Salisburgo. Con l'ORT gioca a ping pong tra antico e moderno, accostando due sinfonie di Haydn con due pagine in cui Bruno Maderna, compositore scomparso nel 1973, rielabora una serie di pagine inglesi per tastiera d'epoca elisabettiana (Music of Gaity) e alcuni dei pezzi presenti nella prima stampa musicale della storia, l'antologia Odhecaton impressa a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501.

Il 15 marzo arriva Ryan McAdams, maestro americano (già protégé di James Levine e Lorin Maazel) che dimostra una spiccata inclinazione verso la musica del presente. Perciò dirige Strum della sua 
connazionale Jessie Montgomery, violista e didatta che ha ideato questa pagina per suonarla lei stessa con il gruppo da camera degli Sphinx Virtuosi, che sostiene la crescita culturale e professionale di giovani strumentisti afroamericani e latinos. Per il resto, pagine ottocentesche: la Sinfonia Scozzese di Felix Mendelssohn e il Concerto n.2 di Saint-Saëns, lavoro squisito che porta di nuovo a collaborare con l'ORT Pietro De Maria, pianista dalla tecnica preziosa, uno degli ultimi allievi della scuola di Maria Tipo.

Il 6 aprile, opportunità di ascoltare un talento del podio da noi misconosciuto, il veronese Andrea Battistoni. La sua carriera ha soltanto sfiorato l'Italia, senza metterci radici, benché nel 2012, a ventiquattro anni, lui abbia battuto un record, quello di più giovane direttore mai scritturato dalla Scala, dove ha diretto “Le nozze di Figaro” di Mozart. Lavora prevalentemente a Tokyo, dove è da anni il direttore principale dell’Orchestra Filarmonica della città. L'ORT lo chiama per un programma centrato sul Novecento: il Notturno di Giuseppe Martucci (1901), L'uccello di fuoco di Stravinskij, il Divertimento per Fulvia di Alfredo Casella e la Rapsodia su un tema di Paganini di Sergej Rachmaninov, solista al piano l'ucraino Vadym Kholodenko, vincitore sette anni fa, in Texas, del prestigioso Concorso Van Cliburn

Un amico storico dell'ORT torna sul podio, il 14 aprile. È Donato Renzetti, che ne è stato il direttore stabile tra la fine degli anni '80 e i primi del '90, quando l'orchestra era appena nata e si chiamava Regionale Toscana. Per questa rimpatriata (ora che lui si sta occupando di far crescere un'altra orchestra, la Filarmonica Rossini di Pesaro) si confronta con un capolavoro del tardo romanticismo, la Sinfonia Dal nuovo mondo di Antonín Dvořak, le Danze di Galánta di Zoltán Kodály, caposcuola novecentesco della scuola nazionale ungherese, e le Due invenzioni di Bruno Bettinelli, compositore con cui a Milano hanno studiato decine di grandi musicisti da Abbado a Muti, e perfino Gianna Nannini.

Tre nomi già presenti in questa stagione, radunati come solisti nell'appuntamento del 5 maggio. Sono la violinista Lorenza Borrani, il violoncellista Enrico Dindo e il pianista Pietro De Maria, protagonisti del Concerto dell'Albatro che Giorgio Federico Ghedini compose nel 1945 ispirandosi al passo di Moby Dick in cui viene descritto l'incontro, sulla tolda del Pequod, con un albatro, qui raccontato dalla voce recitante di Giovanni Scifoni. Sul podio Alessandro Cadario, direttore ospite principale dell'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, a lungo impegnato nei tanti progetti di inclusione sociale per ragazzi provenienti da situazioni svantaggiate promossi in Italia dalla rete del “Sístema”, il rivoluzionario progetto latinoamericano diffuso in Itala da Claudio Abbado. Nel programma della serata anche la Rossiniana di Ottorino Respighi e il Romeo e Giulietta di Pëtr Il'ič Čajkovskij che prende spunto dalla tragedia shakespeariana.

Ultimo appuntamento di stagione, il 13 maggio, con Erina Yashima, direttrice di nazionalità tedesca che ha studiato a Ravenna con Riccardo Muti nella prima edizione della sua Italian Opera Academy, nel 2015. Da allora Muti l'ha scelta per lavorare come bacchetta assistente alla Chicago Symphony. Oggi è assistente di Yannick Nézet-Séguin alla Philadelphia Orchestra. Al suo primo appuntamento con l'ORT si presenta con l'Eroica di Beethoven e il Concerto per violino di Max Bruch. Ne è solista Stefan Milenkovich (serbo, ma di origini italiane dal lato materno) che, prima di diventare un nome di rilievo nei cartelloni internazionali, è stato, a fine anni Ottanta, bambino prodigio invitato a suonare di fronte a Reagan, a Gorbaciov, a Giovanni Paolo II.

Per maggiori informazioni: www.orchestradellatoscana.it