Mercoledì 22 settembre 2021, alle ore 21.00, al Teatro Cantiere Florida (via Pisana, 111/r - Firenze) prosegue la XXVIII edizione di "Fabbrica Europa". Per il progetto "Swans never die" alcuni coreografi del panorama nazionale sono stati chiamati a rileggere in chiave contemporanea “La morte del cigno”, coreografato in origine da Michel Fokine per Anna Pavlova e considerato un pezzo fondamentale della storia della danza del XX secolo. Uno dei classici più noti al mondo diventa così un campo di sperimentazione di stili, tecniche, identità e culture, tra reinvenzione e citazione, tra storia e memoria. In un’unica serata saranno presentati i lavori di Camilla Monga (Swaën), di Collettivo MINE (Living like I know I’m gonna die), di Chiara Bersani (L’Animale) e di Philippe Kratz (Open Drift).
CAMILLA MONGA: Swaën
coreografia e danza: Camilla Monga
musica eseguita dal vivo: Filippo Vignato ed Emanuele Maniscalco
liberamente ispirata da Il Cigno di Camille Saint-Saëns
creative producer: Marco Burchini
produzione: VAN
coproduzione: Operaestate Festival Veneto e Centro per la Scena Contemporanea CSC Bassano del Grappa; Festival Bolzano Danza - Fondazione Haydn nell’ambito del progetto “Swans never die” che vede coinvolti i partner: Lavanderia a Vapore - Centro di Residenza per la Danza (Piemonte dal Vivo - Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo, Coorpi, Didee Arti e Comunicazioni, Mosaico Danza, Zerogrammi); Triennale Milano Teatro e Fondazione Teatro Grande di Brescia; Gender Bender Festival; “Memory in Motion. Re-Membering Dance History (Mnemedance)” - Università Ca’ Foscari Venezia; DAMS - Università degli Studi di Torino.
In Swaën la coreografa e danzatrice Camilla Monga invita due musicisti, il trombonista Filippo Vignato e il polistrumentista Emanuele Maniscalco, a reinterpretare una stessa partitura realizzando una composizione, in parte scritta e in parte improvvisata, che gioca sul tema de “Il Cigno” di Camille Saint-Saëns. Lo stesso principio si traduce anche nella danza, con una struttura coreografica che diventa progressivamente sempre più complessa e si ripete inserendo continue variazioni.
Il titolo “Swaën” è un termine inventato che unisce graficamente il nome del compositore Saint-Saëns alla parola “Swan”, diventando manifesto di un’opera aperta che parte dallo stesso riferimento storico e si arricchisce grazie a nuove interpretazioni per affermare il valore sempre prezioso del dialogo immediato tra musica e danza.
COLLETTIVO MINE: Living like I know I’m gonna die
coreografia, invenzione e danza: Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Siro Guglielmi, Roberta Racis, Silvia Sisto
suono: F. De Isabella
styling: Ettore Lombardi
foto e video: Tonia Laterza
produzione: Fabbrica Europa, Operaestate Festival Veneto e Centro per la Scena Contemporanea CSC
realizzato nell’ambito del progetto “Swans never die” con il sostegno di Lavanderia a Vapore/Piemonte dal Vivo, Operaestate Festival Veneto e Centro per la Scena Contemporanea CSC, Bassano del Grappa, Triennale Milano, Teatro Brescia, Torinodanza Festival, Festival Bolzano Danza; “Memory in Motion. Re-Membering Dance History (Mnemedance)” – Università Ca’ Foscari Venezia; École Universitaire de Recherche CREATES e Centre Transdisciplinaire d’Épistémologie de la Littérature et des Arts Vivants, Université Côte d’Azur e con il coordinamento scientifico di Susanne Franco
“Mentre parliamo, sarà fuggito avido il tempo. Afferra questo giorno”. [Orazio]
Living like I know I’m gonna die è una danza per cinque corpi. Due coppie e un singolo formano nella reciprocità un gruppo, un corpus unico di braccia allacciate si dispiega in un reticolo di incontri fulminei che attraversano lo spazio con un andamento progressivo e ineludibile.
Il carattere ritmico subitaneo articola un movimento continuo, intensamente fitto e intrinsecamente caduco, destinato a cambiare, dissolversi, finire non senza aver sfidato il tempo e il suo status effimero. Così per Fokine, Anna Pavlova danzava il cigno morente, come una vera lotta contro la morte, incarnando un simbolo costante della transitorietà dell’esistenza e delle cose della vita.
CHIARA BERSANI: L’Animale
di e con Chiara Bersani
scena e luce: Valeria Foti
con la collaborazione di Richard Gargiulo e Sergio Seghettini
drammaturgia vocale: Francesca Della Monica
accompagnamento alla drammaturgia, promozione e cura: Giulia Traversi
accompagnamento alla creazione: Marco D’Agostin / Elena Giannotti
supporto al processo creativo: Federica Della Pozza
logistica e organizzazione: Eleonora Cavallo - amministrazione: Chiara Fava
produzione: corpoceleste c.c.0.0 #
coproduzione: Operaestate Festival Veneto e Centro per la Scena Contemporana CSC (Bassano del Grappa), Fabbrica Europa (Firenze), Bolzano Danza |Tanz Bozen (Bolzano), Gender Bender Festival (Bologna), nell’ambito del progetto “Swans never die”
L'animale è fermo.
L'animale è una casa.
L'animale è un monumento ai caduti.
L'animale è caduto?
No. L'animale era sotto al tavolo quando tutto cadeva.
L'animale viaggia?
No. Ci sono troppi detriti. Potrebbe ferirsi.
Più di così?
Più di così si muore.
L'animale sente i fantasmi.
L'animale ha scelto loro.
Se lo vuoi incontrare, l'animale, devi chiedere permesso. (Chiara Bersani)
L’anima è come una voliera piena di uccelli. È un luogo in cui il movimento, i colori, lo spostamento dell’aria e le intenzioni diventano carne di ciò che è stato, di ciò che cresce, muta, si spegne, si trasforma in fantasma. Chiara Bersani si avvicina a “La morte del cigno” con il lavoro “L’Animale”: cosa succede quando guardando la profonda notte riusciamo a riconoscerci attraverso il canto? (Giulia Traversi)
PHILIPPE KRATZ: Open Drift
coreografia: Philippe Kratz
performer: Antonio Tafuni e Nagga Baldina
musica: Borderline Order
realizzato su commissione del Festival Operaestate di Bassano del Grappa
nell’ambito della rete “SWANS NEVER DIE”
“La transizione è sempre un sollievo. Destinazione significa morte per me. Se riuscissi a trovare un modo per rimanere per sempre in transizione, in ciò che è disconnesso e non familiare, potrei rimanere in uno stato di perpetua libertà”. (David Wojnarowicz, 1992)
“La morte del cigno” di Anna Pavlova e Michel Fokine è una rappresentazione dei momenti finali di un essere vivente e come tale allude all’idea della trasformazione.
Stiamo osservando una creatura che si converte in un diverso stato di esistenza. La vivacità degli ultimi battiti delle ali, l’inquietudine nel continuo spostarsi da sinistra a destra del palco, l’impotenza e il senso dell’abbandono nell’espressione facciale, tutto indica che stiamo assistendo a un atto di conversione. E in effetti, a livello spirituale o filosofico, quando ci riferiamo alla morte tendiamo a usare la parola “passaggio” perché vediamo questo processo come un processo di transizione, proprio come tutta la vita può essere vista come una sequenza di trasformazioni.
È possibile invece incapsulare un singolo momento nel tempo? Con questo duetto ho voluto provare a farlo. (Philippe Kratz)
È obbligatorio il green pass. Tutti gli eventi si terranno nel rispetto delle norme anti Covid in vigore.
Per ulteriori informazioni: www.fabbricaeuropa.net