Venerdì 22 ottobre 2021, alle ore 21.00, al Teatro Verdi di Firenze è in programma il concerto dell’Orchestra della Toscana diretta da Daniel Cohen e con la partecipazione del tenore Ian Bostridge.
Appartiene a una razza rara di musicisti Ian Bostridge. Definirlo solo tenore è riduttivo. Perché lui è un intellettuale della musica, anzi un intellettuale punto e basta. Laurea e dottorato di ricerca in storia conseguiti a Oxford, prima di darsi a tempo pieno al canto (all’età di trent’anni) è stato insegnante di teoria politica e storia inglese del Settecento. Il suo libro sulla stregoneria tra il 1650 e il 1750 è riconosciuto come un punto di riferimento imprescindibile da chi si occupa dell’epoca pre-illuministica. Notevole è pure Il viaggio d’inverno di Schubert. Anatomia di un’ossessione, uscito in italiano per il Saggiatore, dove sviscera storia e contesto culturale della partitura schubertiana che più ha cantato in vita sua, e per lui divenuta quasi un chiodo fisso: il Viaggio d’inverno, appunto, quintessenza dell’amore romantico inteso come perdita, solitudine, morte. Con l’Orchestra della Toscana canta invece Les illuminations del suo compatriota Benjamin Britten. I testi di questo ciclo di canzoni composte nel 1939 sono ricavati dall’omonima raccolta di Arthur Rimbaud: una serie di prose poetiche cariche di significati simbolici, con visioni allucinate e ambigue allusioni erotiche che il poeta francese, adolescente, scrisse durante i suoi vagabondaggi in compagnia di Verlaine tra il 1871 e il 1874, gli anni nei quali è racchiusa la sua brevissima esperienza poetica e nei quali, secondo diversi critici, nasce la poesia moderna. Sul podio Daniel Cohen, israeliano, attualmente direttore musicale del Teatro di Darmstadt dopo esserlo stato alla Deutsche Oper di Berlino e aver lavorato a lungo come assistente di Pierre Boulez a Lucerna. L’attenzione al repertorio più recente, instillatagli dal pontefice francese dell’avanguardia del dopoguerra, in questo programma si manifesta con l’esecuzione del Concert Românesc (1951) nel quale l’ungherese György Ligeti, prima di diventare lui stesso una figura cardine della Nuova Musica (benché antitetico al rigore cervellotico di Boulez) rilegge la tradizione folk del suo paese ispirandosi al caposcuola Bartók. Segue la Sinfonia n.2 di Beethoven, immersione nella classicità viennese d’inizio Ottocento.
Per ulteriori informazioni:
https://www.orchestradellatoscana.it - https://www.teatroverdifirenze.it/