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mercoledì 25 dicembre 2024

Dvorák e Schubert per Sir John Eliot Gardiner al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

21-10-2021
Giovedì 21 ottobre 2021, alle ore 20.00, Sir John Eliot Gardiner sarà per la terza volta sul podio del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (piazza Vittorio Gui) per "La strega di mezzogiorno" op. 108 di Antonín Dvorák, la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D 125 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 5 in fa maggiore op. 76 di Antonín Dvorák.

Sir John, il cui vasto repertorio è molto legato sì alla musica rinascimentale e barocca tanto da esserne uno dei maggiori direttori al mondo, ma che con la sua straordinaria arte interpretativa arriva al XX secolo, mette in locandina per il concerto al Maggio, un sostanzioso programma: La strega di mezzogiorno, op. 108 e la Sinfonia n. 5 in fa maggiore op. 76, entrambe di Antonín Dvorák e, tra le due composizioni del compositore ceco dal grande direttore frequentemente esplorato, la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D 125 di Franz Schubert. Per il maestro Gardiner sarà dunque il primo ritorno davanti al pubblico fiorentino dopo il successo del concerto del 26 settembre 2020, accolto in modo caloroso ed entusiastico che vide in programma la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56, Scozzese di Felix Mendelssohn-Bartholdy e la Sinfonia n.8 in sol maggiore op. 88 di Antonín Dvorák. Gardiner sarà di nuovo sul podio del Teatro del Maggio venerdì 19 novembre 2021, ore 20, per la prima delle sei recite di Falstaff di Giuseppe Verdi, per la regia di Sven-Eric Bechtolf; quest’ultimo di ritorno al Maggio dopo il Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart andato in scena fra l’agosto e il settembre del 2021. Gli altre recite di Falstaff si terranno il 21, il 23 e il 30 di novembre 2021 e il 3 e 5 dicembre 2021.

Il programma

Dopo il rientro in patria dagli Stati Uniti Dvorák decise di dedicarsi al poema sinfonico realizzando, tra il 1896 e il 1897, quattro composizioni (L’arcolaio d’oro, Lo spirito delle acque, La strega di mezzogiorno e La colomba del bosco) ispirate alle ballate popolari dello scrittore boemo Karel Jaromír Erben. La strega di mezzogiorno racconta una storia macabra: la protagonista è una madre che rimprovera il figlio capriccioso invocando l’arrivo di Polednice, la strega di mezzogiorno che rapisce i bambini. In men che non si dica, la minaccia si trasforma in realtà e sulla porta di casa si materializza la vecchia strega pronta a portare via il bambino. La madre, disperata, per proteggere il figlioletto lo stringe tra le sue braccia con tale foga da soffocarlo involontariamente. Nella trasposizione musicale di questa ballata dalle tinte noir Dvorák impiega soluzioni orchestrali di particolare efficacia e fascino sonoro: dai capricci del bambino lagnoso intonati a più riprese dall’oboe, all’apparizione inquietante della strega sottolineata dal timbro cupo del clarinetto basso sull’accompagnamento misterioso degli archi, fino alla danza frenetica della strega il cui tema beffardo torna a siglare sinistramente la composizione.

Se è indubbio che le prime sinfonie composte da Schubert tra i sedici e i diciotto anni siano ascrivibili a un esercizio di apprendistato maturato nell’alveo del classicismo viennese, è pur vero che in esse sia già riscontrabile una sensibilità sinfonica originale e personalissima. Ne è esempio la Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore che impegna Schubert tra la fine del 1814 e i primi mesi del 1815 per ben quindici settimane, un tempo lunghissimo se paragonato alle repentine gestazioni della Prima e della Terza, nate in pochi giorni. La struttura scelta è la consueta: un Adagio introduttivo seguito da un Allegro in forma-sonata, un Andante, qui in forma di tema con variazioni, un Minuetto in stile settecentesco e un Presto finale. Ma mentre da un lato Schubert si mostra rispettoso delle convenzioni classiche - nei movimenti centrali specialmente - dall’altro manifesta intraprendenza e voglia di sperimentare in campo armonico e formale, attraverso le modulazioni originali e inaspettate del primo tempo e i marcati contrasti dinamici e timbrici di matrice beethoveniana nell’ultimo movimento.

Durante l’estate del 1875 Dvorák si dedicò alla composizione della Sinfonia n. 5 in fa maggiore, pubblicata dall’editore Simrock con il numero d’opera 76. Al compositore furono sufficienti poche settimane di lavoro per creare quella nuova sinfonia che fin dal debutto - il 25 marzo 1879 a Praga - si guadagnò l’appellativo di ‘Pastorale’ per via dei toni leggiadri e sereni che la caratterizzano. Non a caso è un motivo bonario, che assume poi le sembianze di allegra fanfara, ad aprire il primo movimento - Allegro ma non troppo - accompagnato da un secondo motivo, di stampo bucolico, intonato dagli archi.

Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com