Un racconto intimo e personale della prigionia di cui l’autore è stato vittima in Etiopia, al confine con la Somalia, ma soprattutto la storia di una profonda amicizia senza frontiere tra l’autore, nato nel benessere occidentale, e un coetaneo africano nato in una stamberga in mezzo al deserto. "
Fratelli. Viaggio al termine dell'Africa" è il titolo del nuovo libro del giornalista
Jacopo Storni (Corriere Della Sera, Redattore Sociale), edito da
Castelvecchi e in uscita
giovedì 11 novembre 2021.
Giunto in Etiopia per testimoniare i massacri dell’esercito nella regione dell’Ogaden, Jacopo Storni viene arrestato senz’accuse dai militari. Una prigionia condivisa con Mohamed, il ragazzo etiope di etnia somala che l’aveva accompagnato come interprete. Sono giorni tra la vita e la morte. I due coetanei, uno nato in una latrina d’Africa e l’altro nella ricchezza occidentale, esorcizzano la paura parlando dei loro mondi agli antipodi. Ne nascono riflessioni sul senso della vita, sulla morte, sulle ingiustizie, su Dio, in un confronto perpetuo tra Africa e Occidente. Poi la liberazione. Ma dieci anni dopo, per caso, Storni scopre la verità: Mohamed non è mai stato liberato. Attanagliato dai sensi di colpa e spinto dal desiderio di riabbracciare il mio compagno di cella, ho iniziato una disperata ricerca. Con un sogno: cambiare la vita di Mohamed. E portarlo a vivere in Italia.
Il libro è
un viaggio geografico tra Italia, Etiopia e Somalia ma è anche un viaggio interiore alla scoperta di se stessi attraverso il confronto con l’altro, incarnato in questo caso da Mohamed, un ragazzo nato dall’altra parte del mondo, nel cuore dell’Africa che, attraverso i suoi valori, fa riflettere l’autore, inizialmente pieno di pregiudizi nei suoi confronti, di quanto sia importante riscoprire alcune virtù che in Occidente sembrano essersi perdute. E così, attraverso lunghi dialoghi in mezzo alle carceri etiopi, si scontrano due mondi e due concezioni della vita sempre più distanti: materialismo contro spiritualità, individualismo contro condivisione, successo contro famiglia, efficienza contro lentezza, progresso contro fede.
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Sono partito per l’Etiopia perché volevo raccontare gli eccidi dell’esercito nella regione a maggioranza somala dell’Ogaden – ha detto l’autore Jacopo Storni -
Ero un sognatore, ma forse ingenuo. Sono stato arrestato per due lunghissime settimane, le più terribili della mia vita. In quei giorni ho sofferto molto, nauseato da quel mondo africano di miseria e ingiustizia. Col tempo però, la conoscenza approfondita con il mio compagno di cella Mohamed mi ha fatto rimettere in discussione tutti i valori dell’Occidente in cui avevo sempre creduto. E’ stata un’esperienza atroce, ma è grazie a questa esperienza che ho cambiato i miei ideali che giudicavo incrollabili. Quest'Africa mi ha insegnato tantissimo”.
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