Venerdì 10 dicembre 2021, alle ore 19.30, il
Cinema Odeon Firenze, in piazza Strozzi, ospita l'
evento speciale con ingresso gratuito "
Heungboga – Il suono della Corea",
recital tradizionale coreano e monodramma musicale.
Qualcosa di più di un’esibizione legata alla tradizione musicale coreana, è l’
espressione di una filosofia di vita attraverso la narrazione epica e la suggestione fiabesca dell’incanto. Le transizioni di ritmo previste dall’esperienza più genuina di Pansori, parola che richiama il suono nella convivialità di un gruppo, ha visto Jung Min Kim, caposcuola di genere e donna dalle doti straordinarie, in una performance di Heungboga dove le sue qualità narrative e canore, accompagnate dalle percussioni gosu di un tamburo buk eseguite da Kwangsu Choi, hanno coinvolto, divertito, emozionato un pubblico di diversa estrazione culturale ed etnica. Se per movenze e situazioni si possono trovare affinità con l’esperienza occidentale, a partire dagli aèdi, cari alla nascita dell’epica greca, piuttosto che ai trobadores medioevali o addirittura gli iaculatores, i giullari delle piazze celebrati nel presente attraverso l’opera di Dario Fo, in particolare il Mistero Buffo, unitamente alla letteratura del fantastico che distingue la fiaba dalla favola, oltre a una versione antesignana del “teatro nel teatro” percorso da autori come Shakespeare, Goldoni e Pirandello con la presenza dei saltimbanchi scaturiti da una zucca di Nolbo, per altri aspetti connessi a finalità e schemi narrativi vi sono sostanziali distinzioni.
La vicenda dei fratelli Heungbo e Nolbo (il primo povero di ricchezze materiali, ma ricco di sentimento, il secondo arido di cuore quanto facoltoso) legata alla natura magica di due semi di zucca, matrice di frutti pieni di ricchezze in un caso e fucina di disgrazie nel secondo, conduce a una lezione comportamentale ed etica veicolata da un animale ricorrente nelle mitografie e allegorie coreane, la rondine, nella premiazione della bontà nei confronti della viltà di un animo. La benevolenza del seme di zucca elargito dalla prima rondine, salvata da Heungbo dopo essersi rotta una zampa, e il carico punitivo presente nei frutti del seme consegnato dalla seconda, ferita apposta e poi curata da Nolbo, geloso della fortuna del fratello, non conduce a una visione dicotomica irreversibile delle anime. Nel racconto sono previsti il perdono del “buono” e la conversione del “cattivo”, non vi sono figure predefinite malvagie che non possano redimersi, non c’è in pratica un “male assoluto” da annientare con la dipartita del suo archetipo umano. Al contrario, i due fratelli vivranno poi insieme in serenità e la morte interessa solo il comportamento negativo, non la persona.
Oltre a questo, la trama è ricca di perle di saggezza, quale l’affermazione di Heungbo «Il denaro è rotondo come la ruota di un carrello e si muove» e richiami, da alcune dichiarazioni della moglie del protagonista fino alla descrizione dei cibi, di un altro elemento distintivo della Corea, la ricerca dell’equilibrio. Tutto ciò porta a un’unicità della rappresentazione, profonda per temi e specificità legate alla mitografia coreana.
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