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giovedì 21 novembre 2024

Maggio Musicale Fiorentino: concerto sinfonico con Philippe Jordan e Anja Kampe

19-02-2022
Sabato 19 febbraio 2022, alle ore 20.00, il maestro Philippe Jordan torna sul podio dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, in piazza Vittorio Gui, per un nuovo appuntamento sinfonico della stagione concertistica 2021/22; accanto al maestro Jordan il soprano Anja Kampe. Occasione per ascoltare le composizioni di Beethoven, Berg e Bruckner. In apertura del concerto la locandina presenta l’intensa Coriolan, ouverture di Ludwig van Beethoven, seguita dai Fünf Orchesterlieder nach Ansichtskarten op. 4, anche noti come Altenberg Lieder di Alban Berg, mentre in conclusione sarà eseguita la Sinfonia n. 7 in mi maggiore che Anton Bruckner concepì tra il 1881 e 1883. Questa sinfonia, già essa stessa di impronta wagneriana, nel secondo movimento porta un esplicito omaggio da parte di Bruckner a Richard Wagner, musicista che egli amava più di ogni altro.

Philippe Jordan torna dunque nel volgere di breve tempo al Maggio, dopo il concerto sinfonico dell’aprile del 2021, ancora disponibile sulla piattaforma ItsArt: in quell’occasione furono eseguite le musiche di Richard Wagner e Franz Schubert. Il concerto di aprile segnò inoltre il debutto del maestro Jordan sulle scene del teatro fiorentino. Philippe Jordan ha all’attivo una carriera che lo ha portato in tutti i più importanti teatri d’opera e festival e sul podio delle più prestigiose orchestre. Considerato come uno dei più noti e importanti direttori dei nostri tempi, dal settembre 2020 è stato nominato Direttore della Wiener Staatsoper. Ha iniziato la sua carriera a 20 anni come Direttore musicale al Teatro di Ulm; nel 1998 è diventato assistente di Daniel Barenboim alla Staatsoper di Berlino (teatro nel quale è stato anche Principale direttore ospite), e dal 2001 al 2004 è stato Direttore principale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Graz. Ha debuttato al Metropolitan Opera di New York, alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, al Teatro alla Scala, alla Bayerische Staatsoper, alla Wiener Staatsoper, al Festspielhaus di Baden-Baden e ai festival di Aix-en-Provence, Glyndebourne e Salisburgo. Dal 2006 al 2010 è tornato all’Opera di Stato di Berlino come direttore ospite principale. Nell’estate 2012 ha diretto per la prima volta al Festival di Bayreuth con Parsifal e nel 2017 vi ha diretto una nuova produzione di Die Meistersinger von Nürnberg, ripresa anche negli anni seguenti.

In campo sinfonico Philippe Jordan ha diretto le orchestre più famose del mondo, tra cui i Berliner e i Wiener Philharmoniker, la Münchner Philharmoniker, la Wiener Symphoniker, la London Symphony Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la Tonhalle Orchestre di Zurigo e la Chamber Orchestra of Europe.

Anja Kampe, una fra le voci della sua generazione più acclamate a livello internazionale, si mette in luce nel 2003 con la sua esibizione di Sieglinde in Die Walküre alla Washington National Opera. Ha continuato a recitare in questo ruolo come artista ospite all’Opera di Los Angeles, all’Opera di San Francisco, all’Opera di Stato Bavarese, all’Opera di Stato di Berlino, al Liceu di Barcellona, al Théâtre des Champs-Elysées, ai Wagner Days di Budapest, ai Proms di Londra e al il Festival di Bayreuth. La sua interpretazione di Senta in Der fliegende Holländer ha ricevuto anche riconoscimenti internazionali. È presente stabilmente nei cartelloni dei più importanti teatri al mondo come la Bayerische Staatsoper, il Théâtre Royal de la Monnaie, il New National Theatre di Tokyo, l’Opera di Stato di Amburgo, il Covent Garden, il Teatro Real e il Teatro alla Scala. Nel 2014 ha cantato Leonore per la prima stagione al Teatro alla Scala. Altri suoi ruoli includono Arianna in Ariadne auf Naxos Isotta in Tristan und Isolde, Jenůfa e Katerina Ismailowa in Lady Macbeth del Distretto di Mcensk.
Sulle scene del Teatro del Maggio fu tra le protagoniste della serata d’inaugurazione del nuovo Teatro del 21 dicembre 2011 con la direzione del maestro Zubin Mehta.

Il programma
L’Ouverture Coriolano op. 62 fu inizialmente realizzata da Beethoven come commento musicale alla tragedia omonima di Joseph von Collin ma in verità l’opera non fu eseguita durante la prima rappresentazione del dramma ma solo in seguito e per vie proprie, guadagnandosi in breve uno spazio privilegiato nel repertorio orchestrale. L’ouverture risale al 1807, anno di composizione anche della Quinta Sinfonia con cui condivide la stessa corrusca tonalità di do minore. Pagina simbolo dello stile eroico di Beethoven, l’ouverture del Coriolano si distingue per l’intensa carica drammatica presente già a partire dall’inciso iniziale, un accordo in fortissimo che sfocia in un primo tema irrequieto e mosso a cui si contrappone un secondo, lirico e cantabile. La dialettica della fonte letteraria – che vede l’eroe morire suicida poiché combattuto tra rimorso e amor di patria – si fa dialettica musicale e dopo una serie di conflitti tematici che si inseguono per tutta la durata della pagina, la fine è segnata dal perentorio inciso iniziale che si spegne nel registro grave degli archi.

Fin dalla giovinezza Alban Berg dedicò le sue energie creative al Lied, ritenuto il punto d’incontro ideale tra musica e poesia. Tra i testi messi in musica dal giovanissimo Berg figurano poesie dei giganti del romanticismo come Heine e Goethe ma anche di autori a lui contemporanei come Rainer Maria Rilke o Peter Altenberg. Proprio quest’ultimo sarà la fonte d’ispirazione, nell’estate del 1912, per un ciclo di lieder per voce e orchestra – i Fünf Orchesterlieder nach Ansichtskarten op. 4, anche noti come Altenberg Lieder – nato sulla falsariga dei cicli mahleriani, a cui Berg guardava con ammirazione. Fu il suo maestro Arnold Schoenberg a proporre in concerto a Vienna nel 1913 due dei cinque lieder del ciclo, ma le critiche che si levarono durante l’esecuzione furono talmente feroci che l’opera rimase ineseguita e inedita per quarant’anni. Negli Altenberg Lieder op. 4 Berg si confronta con la scrittura aforistica di Peter Altenberg impiegando impasti timbrici nuovi, a tratti audaci, e una scrittura vocale particolarmente sensibile alle suggestioni fornite dal testo sottolineate in senso espressionista.

Composta da Bruckner tra il 1881 e il 1883, la Sinfonia n. 7 in mi maggiore non fu oggetto, come le altre, della tormentata pratica di ripensamenti e revisioni multiple divenuta una costante dell’autore. Il successo della Settima, tenuta a battesimo al Gewandhaus di Lipsia il 30 dicembre 1884 da Arthur Nikisch, segnò finalmente un punto di arrivo per il sessantenne Bruckner consolidandone la fama di sinfonista. Tuttavia non mancarono le solite voci discordanti, prima tra tutte quella del critico Eduard Hanslick che si definì incapace di formulare un giudizio equilibrato su quella sinfonia ritenuta “innaturale, rigonfia, malaticcia”. Le ragioni di tanta acrimonia affondavano ovviamente le radici nell’impronta più che mai wagneriana che caratterizza la Settima: melodie segnate da cromatismi continui, elaborazioni armoniche ardite, oscillazioni tra momenti di intimità cameristica e squarci di grandiosità orchestrale, a cui va ad aggiungersi l’omaggio palese a Richard Wagner presente nel secondo movimento. Mentre Bruckner stava ultimando l’Adagio, infatti, fu raggiunto dalla notizia della morte di Wagner, avvenuta il 13 febbraio 1883. Per Bruckner fu un colpo terribile che lo sconvolse a tal punto da indurlo a inserire come coda dell’Adagio stesso un epicedio in memoria del musicista amato più di ogni altro. Un movimento nato sotto il presentimento della fine imminente del venerato maestro che raggiunge il suo culmine emotivo nel corale intonato dalle tube wagneriane, strumenti fortemente voluti e utilizzati da Wagner nella Tetralogia che trovano uno spazio privilegiato nella Settima Sinfonia di Bruckner.

Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com