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giovedì 21 novembre 2024

"Unamedea" & "Medeatiche" di Rosaria Lo Russo e Beatrice Achille alla Libreria Brac di Firenze

20-05-2022
Venerdì 20 maggio 2022, alle ore 18.30, alla Libreria Brac di Firenze (via de’ Vagellai 18 r) "Unamedea" e "Medeatiche" rispettivamente di Rosaria Lo Russo (Valigie Rosse, 2022 ) e Beatrice Achille (Vydia, 2022) per Arte a parte.

"Unamedea" - Rosaria Lo Russo ci consegna la sua versione della tragedia di Medea, in uno spirito allo stesso tempo di fedeltà alla vicenda e di violenta appropriazione linguistica: la furibonda eroina si adatta a una mente e a una lingua contemporanee, mentre continua a imperversare con il suo aspro fascino mortale.
Emblema della gelosia e della vendetta, madre snaturata perché trascinata dalla sua natura selvaggia, Medea è un mostro che interroga con la sua dismisura la mediocrità di chi la circonda.

«Medeatiche, di Beatrice Achille, ripercorre il mito degli Argonauti, seguendo in parte le peripezie  geografiche de Le Argonautiche di Apollonio Rodio, lì dove le vicissitudini di Medea s’incrociano con  tutto il portato dell’omonima tragedia euripidea. È un’operetta lirico-sperimentale, un attuale libretto  d’opera in fieri, che si rivolge alla dizione, alla rappresentazione auditiva, secondo precipue convinzioni  della cultura musicale dell’autrice, e che io potrei immaginare partendo da una certa musica concreta post moderna di matrice rock-elettronica, come per esempio quella revisione del proprio Io, tra identità e  ascolto, quale si può percepire nel neologico Audentity, album del 1983 di Klaus Schulze – la sua  cosiddetta Kosmische-musik – fino ai mistici sincretismi, tra tradizione e futuro, di Arvo Pärt. È questo  contesto musicale il corpo a venire che sostiene la scrittura di Beatrice Achille, che di per sé, pur nutrita  da alcune fonti ritmico-espressive della poesia contemporanea – Pagliarani, Rosselli, Pound – vive di un  altro allargamento dell’esperienza, quello appunto librettistico di un melos musicale, e tenendo proprio  d’occhio il melodramma ottocentesco, come di un suo bisogno primario, quasi infantile; ovvero di una  pedagogia che l’autrice si sente in dovere di compiere su sé stessa.» (dalla Prefazione di Gino Scartaghiande).

Per maggiori informazioni: www.libreriabrac.net