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mercoledì 25 dicembre 2024

Balagàn Café: incontri su Guido Fink e David Grossman nel giardino della Sinagoga di Firenze

04-08-2022

Sesto appuntamento, giovedì 4 agosto 2022, con la decima edizione del Balagàn Café nel giardino della Sinagoga (ingresso libero da via Farini, 6 a partire dalle ore 19). Prosegue con un successo la speciale kermesse culturale estiva, organizzata dalla Comunità Ebraica di Firenze e dal Comitato Rete Toscana ebraica in collaborazione con il Museo ebraico di Firenze, con il sostegno della Regione Toscana. Il Balagan per dieci giovedì dallo scorso 30 giugno e fino all’1° settembre animerà le serate d’estate fiorentine. L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo di Fondazione CR Firenze. L’edizione del Balagan di quest’anno dal titolo “Toscana: Crocevia di culture” guarderà all’Europa, tristemente martoriata dalla guerra e al ruolo che i nostri territori hanno oggi e hanno avuto nella storia degli spostamenti delle persone e delle culture. Il progetto, inserito nell'Estate Fiorentina del Comune di Firenze, è stato cofinanziato dall’Unione Europea – Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020. Anche giovedì 4 agosto avranno luogo le visite guidate alla Sinagoga e al Museo ebraico, al costo di 10 euro dalle ore 19,30 alle 21, tenute da operatori dedicati; per partecipare è necessaria la prenotazione al numero 055290383.
Terza e ultima serata del Balagàn Cinema all'apertocon la proiezione di “Grossman” il documentario di Ari Adbel, un film che crea una biografia alternativa basata sugli scritti di David Grossman.

Alle ore 20 in collaborazione con Cineteca di Bologna la presentazione del volume “La doppia porta dei sogni: scritti di cinema di Guido Fink” (pubblicato da Cineteca di Bologna). Il volume verrà presentato da Enrico Fink, presidente della Comunità Ebraica di Firenze e Siena e figlio dell’indimenticato critico letterario, cinematografico e teatrale italiano, insieme con le curatrici Alessandra Calanchi e Paola Cristalli. Da Whitman a Griffith, incontrando sulla strada Allen Ginsberg; da Shakespeare alla sophisticated comedy, passando per Karen Blixen; da Antonioni a Gianni Celati a David Grossman; dalla lettera rubata di Poe alla lettera a tre mogli di Joseph Mankiewicz, con détour lacaniano; da Northrop Frye a Hitchcock. Da Tutti a casa a La vita è bella, seguendo il filo nascosto della presenza ebraica nel cinema italiano; da Paolo Stoppa a Woody Allen, via Delmore Schwartz e Charlie Chaplin... Questo libro, raccolta di saggi scritti tra la fine degli anni Settanta e l'inizio del Duemila, propone una 'storia del cinema' secondo Guido Fink. Una summa del suo stile irripetibile, del suo modo unico e radicale di fare critica e ricerca, nella luce di una cultura cosmopolita, capace di tessere relazioni insospettate e di sfidare serenamente ogni frontiera. Una raccolta di saggi che sono anche prodigiosi raffinatissimi racconti, perché nessun altro come Fink, nella sua epoca, ha praticato la critica cinematografi ca come genere letterario, con principesca (lubitschiana) naturalezza e ironico understatement. Scomparso nel 2019 all’età di 84 anni Guido Fink è stato un importante anglista, insigne studioso e accademico che fu anche direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Los Angeles dal 1999 al 2003 e per un breve periodo, dal 2003 al 2004, anche presidente della Comunità ebraica fiorentina. Fink, pioniere degli studi comparati, attento in particolare a mettere in contatto il cinema con il teatro e la letteratura, ma anche con il più generale contesto storico-artistico ha dato un impulso significativo anche allo studio specifico della letteratura ebraica. Il volume analizza la tradizione ebraica nel cinema americano che è molto più radicata di quanto non si sia abituati a pensare; basti citare tra i produttori i Mayer, i Goldwyn, i Cohn, tra i registi Ernest Lubitsch, Billy Wilder, Joseph Mankiewicz, Otto Preminger, Steven Spielberg, tra i divi i fratelli Marx, Mel Brooks, Danny Kaye, Jerry Lewis, Joan Crawford, Lauren Bacal. Questo libro racconta le caratteristiche e gli sviluppi di questo fenomeno. Celebri attori, sceneggiatori, grandi registi sono i protagonisti del volume fatto di approfondimenti che partono dalle radici yiddish della tradizione ebraica-orientale della prima metà del secolo per arrivare al cinema progressista di Hollywood.

Alle ore 21 inizia il Balacinema all’aperto con il film “Grossman” con la partecipazione della regista Adi Arbel e in collaborazione con l’Ufficio Culturale Ambasciata di Israele in Italia. Nel documentario, l'autore, tra i più grandi scrittori contemporanei, svela la delicata e complessa relazione che lega le sue vicende personali e i suoi romanzi. Utilizzando la sua voce, si passa da un personaggio all’altro attraverso le varie storie. Come in una staffetta, i personaggi trasportano il loro autore, i giovani e gli anziani, gli uomini e le donne costruiscono un percorso di vita individuale con infinite possibilità di esistenza. “Se potessi solo parlarvi della scrittura per 3 ore sarebbe la cosa migliore” suggerisce. Il film spazia dai personaggi dei suoi romanzi alla storia personale dell’autore. Insieme con i personaggi dei suoi romanzi ci spostiamo dalla città al Kibbutz, al sentiero nazionale Israeliano, e costruiamo un percorso di vita individuale con infinite possibilità di esistenza.

Lo speciale apericena Balacinema a cura di Michele Hagen e Jean Michael Carasso sarà un’esperienza di gusto e cultura ispirata alle ricette del mondo ebraico. Si potranno degustare: Uova haminados, le donne delle comunità ebraiche sefardite dell'impero ottomano tenevano i fondi di caffè e le bucce di cipolle di tutta la settimana per aggiungerli all'acqua nella quale facevano cuocere delle uova sode durante 8 o 12 ore nella notte tra il venerdì e il sabato. Il guscio delle uova diventava marrone scuro (a volte le picchiavano contro il marmo del tavolo per marmorizzarle), l'albume diventava beige e il tuorlo prendeva una squisita consistenza cremosa. Si mangiavano poi il sabato a pranzo con le altre delizie dello Shabbat.
Melanzane fritte: la melanzana è, come scrive l'artusi, un "ortaggio da ebrei". In effetti nel passato gli ebrei, che avevano portato sul continente nel Cinquecento la melanzana ereditata dagli arabi di Sicilia, erano praticamente gli unici a consumarla. I cristiani temevano il suo colore nero e gli attribuivano diverse qualità nefaste. Diventò popolare per tutti a metà dell'Ottocento soltanto. Cipolle caramellate: una scoperta recente degli chef di oggi che non sanno che non hanno scoperto niente di nuovo: gli ebrei da secoli usano la cipolla unita allo zucchero o al miele per confezionare salse e condimenti da consumare con le carni. Salsa verde: una concessione alla cucina puramente italiana, la salsa verde (senza acciughe) si sposa benissimo con la cucina ebraica che usa comunque le erbe. l'olio e l'aceto in grandi quantità. Pitta: pane universale nelle cucine del vicino Oriente, la pitta è diventata grazie agli immigrati di quei paesi una specialità anche israeliana. Accompagna tutte le pietanze locali. Come sempre le bevande e gli aperitivi sono a cura del Balagan Bistrot Café.

Per l’apericena i posti sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione su https://www.jewishflorence.it/mostre-ed-eventi/  (offerta di partecipazione consigliata 10 euro).

Per maggiori informazioni: www.firenzebraica.it