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mercoledì 25 dicembre 2024

"L'arte come mistero", incontro su Giulio Paolini al Museo Novecento di Firenze

10-08-2022

Mercoledì 10 agosto 2022, alle ore 18.30, si terrà "L'arte come mistero", incontro dedicato a Giulio Paolini, a cura di Marco Salvucci e Valentina Zucchi, per il ciclo "L’atelier dell’artista" al Museo Novecento di Firenze, in piazza Santa Maria Novella 10, dedicato alla mostra in corso “Giulio Paolini. Quando è il presente?”. Grazie a questo appuntamento, il pubblico sarà invitato a compiere un vero e proprio viaggio dentro le opere dell'artista e scoprirne così dettagli e curiosità.

Il racconto e la riflessione saranno accompagnati da una serie di disegni realizzati in forma “live”, nel dialogo suggestivo fra parola e immagine. Tema cardine dell’incontro sarà l’indagine profonda e raffinata di Paolini intorno al concetto di arte e di creazione, insondabile miracolo del pensiero e della mano dell’uomo di fronte al mondo e ai suoi misteri.

Nato a Genova nel 1940, Giulio Paolini vive e lavora a Torino. Appena ventenne perviene alla definizione di uno stile del tutto originale, come rivela Disegno geometrico, tela dipinta di bianco su cui viene tracciata una squadratura ad inchiostro. L’opera, realizzata nel 1960, viene considerata dallo stesso artista un punto di riferimento permanente nella sua produzione. Inizia infatti a delinearsi la sua riflessione sullo spazio della rappresentazione e sullo statuto dell’opera d’arte. I lavori di Paolini chiamano in causa gli strumenti del fare artistico, la figura dell’autore e il suo rapporto con l’opera e con l’osservatore, in una ricerca che trae nutrimento dalla storia stessa dell’arte: dalla nascita della prospettiva rinascimentale alla sopravvivenza del mito nell’iconografia, fino al perpetuarsi dei modelli classici. Alla fine degli anni Sessanta prende parte alle manifestazioni del movimento dell’Arte povera, attestandosi su una posizione di tendenziale autonomia. Svincolandosi da qualsiasi condizionamento della cultura dominante, negli anni della contestazione e dell’impegno si fa portavoce di un’arte lontana dalle rivendicazioni sociali e politiche, soffermandosi sull’enigma della visione, sull’inafferrabile relazione tra arte e oggetto, sulle sfuggenti definizioni di tempo e spazio. Paolini si interroga sul valore stesso della creazione e della rappresentazione, esplicitando la propria indagine in sofisticate costruzioni formali e concettuali. La prospettiva, il tema del doppio, la teatralità della messa in scena caratterizzano la sua produzione matura, in cui si depositano e rivivono innumerevoli riferimenti di carattere artistico, letterario e filosofico. Come ricorda Maddalena Disch: «Tra le principali caratteristiche del suo modo operativo figurano la citazione, la duplicazione e la frammentazione, impiegati come espedienti per inscenare la distanza rispetto a un modello compiuto e per fare dell’opera un “teatro dell’evocazione”. A questi procedimenti visivi che attingono a un vasto repertorio di riferimenti letterari, mitologici e filosofici, evocati attraverso la riproduzione fotografica, il collage e il calco in gesso, fanno da pendant allestimenti articolati e compositi, imperniati su dinamiche additive (serialità, ripetizione, giustapposizione), centrifughe (esplosione e dispersione a partire dal centro) oppure centripete (concentrazione, sovrapposizione, incastro)».
Protagonista di importanti mostre in gallerie e musei di tutto il mondo, fin dagli esordi ha inoltre associato alla pratica artistica una ricerca di tipo letterario, come rivelano le emblematiche riflessioni raccolte in diversi libri, tra cui Idem (1975), Contemplator enim (1991), Lezione di pittura, Black Out e Giro di Boa (1992-1998), La verità in quattro righe e novantacinque voci (1996), Quattro passi. Nel museo senza muse (2006), Dall’Atlante al Vuoto in ordine alfabetico (2010) e L’autore che credeva di esistere (2012).

Per maggiori informazioni: www.museonovecento.it