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venerdì 29 marzo 2024

"L'Abitare Contemporaneo", incontro con 35 studi di architettura al Teatro Niccolini di Firenze

08-09-2022

Rifugio Digitale, a conclusione della mostra Lonely Living. L’architettura dello spazio primario inaugurata il 1 luglio e promossa da Forma edizioni, in collaborazione con Rifugio digitale e con la direzione artistica degli architetti Laura Andreini, Marco Casamonti e Carlo Terpolilli, organizzerà giovedì 8 settembre 2022 alle ore 16.00 al Teatro Niccolini di Firenze (via Ricasoli, 3) un incontro in cui i 18 studi di architettura che presero parte alla mostra Lonely Living. L’architettura dello spazio primario, realizzata nel 2002 nell’ambito della VIII Biennale di Architettura di Venezia, si confronteranno sul tema dell’abitare minimo e su come questo argomento sia quanto mai attuale. A quegli studi si affiancheranno a distanza di vent’anni 16 gruppi di architetti di nuova generazione per esplorare, a più voci, l’evoluzione della ricerca, per continuare ad indagare questa tematica di grande importanza, per rilanciare un dialogo ed immaginare nuove proposte. L’ incontro, intitolato L'Abitare Contemporaneo: riflessioni e indicazioni sullo stato delle cose, è a cura di Laura Andreini e Carlo Terpolilli e si avvarrà della prestigiosa regia del maestro Giancarlo Cauteruccio, figura di spicco del Teatro italiano.

Come in una sorta di rappresentazione teatrale, ad ogni studio sarà affidato il compito di raccontare da un palco del teatro il proprio punto di vista sul tema della serata di fronte al pubblico posizionato in platea e nel loggione. Contemporaneamente sul palcoscenico la regia di Giancarlo Cauteruccio scandirà i tempi dell’evento attraverso la proiezione dei contenuti, video e immagini relative al tema dell’abitare selezionate da ciascun architetto secondo la propria visione e il proprio sentire. L’incontro assumerà la forma di una sorta di happening collettivo, che genererà un flusso di idee in movimento capace di collegare diverse generazioni di architetti per affrontare una tematica da sempre centrale nella ricerca architettonica. Proprio per stimolare questo fertile scambio di idee a ciascun architetto sarà concesso un tempo di cinque minuti segnati da un timer posizionato in palcoscenico. Una modalità inusitata per una discussione che all’interno di un teatro (uno dei più antichi di Firenze) chiama a raccolta gli architetti e gli studi di architettura che nel corso degli anni si sono affermati sulla scena architettonica italiana e internazionale.

Saranno presenti all’incontro gli architetti che presero parte alla mostra Lonely Living. L’architettura dello spazio primario alla Biennale del 2002: Ipostudio architetti, Archea Associati, C+S Architetti, Alberto Cecchetto, Alfonso Cendron, Atelier(s), Alfonso Femia, Cristofani Lelli, Nicola Di Battista, Elio Di Franco, Vincenzo Melluso, Netti Architetti, Pietro CArlo Pellegrini, Renato Rizzi, Italo Rota, Beniamino Servino, Seste Studio Associato, Werner Tscholl, Cino Zucchi. A questi si aggiungeranno gli studi: AMAA, Filoferro architetti, Eutropia architetti, Morana+Rao, Caret Studio, Supervoid, Campomarzio, Bodar (Francesco Messina), Lina Malfona, MDU Architetti, Carlana Mezzalira Pentimalli, It’s, Neostudio, Diverserighestudio, Demogo, AM3, OKS, MAP.

”Lonely Living, L’architettura dello spazio primario”
Mostra in occasione della VIII Biennale di Venezia 2002

Esattamente nel 2002 in occasione della VIII Biennale di architettura di Venezia fu richiesto a 18 architetti italiani di realizzare un progetto corale, una specie di villaggio ad alta densità. Il programma prevedeva che ciascun architetto, dopo aver scelto un proprio committente, progettasse uno spazio di circa 16 mq partendo da due questioni esistenziali appartenenti alla vita metropolitana: il tema dell’emergenza e della temporaneità da un lato e quello dell’isolamento psicologico e della solitudine dall’altro. L’abitare solitario, Lonely Living fu il titolo assegnato all’evento Extra Next della Biennale.

Quella mostra fu voluta dal basso da un gruppo di architetti della nuova generazione costituitesi in associazione in una Agenzia il cui acronimo era AIdA, in un tempo dove l’architettura italiana non aveva lo spazio che doverosamente doveva avere. Fu una vera e propria occupazione di suolo, lì ai giardini, autofinanziato e concesso allora dal direttore Deyan Sudjic. Questo programma dalla doppia identità provocò nei 18 architetti altrettante risposte: alcune semplici, pratiche e tangibili, altre complesse e articolate. Non venivano richiesti monumenti, opere d’arte o metafore, quanto piuttosto spazi primari dove potessero svolgersi le tre funzioni vitali dell’abitare: il dormire, il mangiare, la cura del corpo a cui alcuni architetti aggiunsero la contemplazione. Come nella realtà di qualunque progetto che va immaginato, disegnato e poi realizzato, gli architetti dovettero anche risolvere questioni tecniche legate al materiale scelto, uguale per tutti: pannelli a base di legno truciolare, dal colore marrone sordo senza particolari qualità tattili. Veniva richiesto, inoltre, di partecipare attivamente e concretamente alla autocostruzione del progetto ideato. La mostra quindi fu una occasione dimostrativa per affrontare un tema delicato come quello dell’abitare unendo un progetto di ricerca teorico alla concretezza del fare.

Le diciotto proposte erano disposte all’interno del perimetro definito da una pedana di acciaio posizionata nei giardini della Biennale. Una sorta di città ideale il cui masterplan era stato disegnato da Ipostudio architetti.

Mostra LONELY LIVING L’architettura dello spazio primario
Firenze 01.07. 2022-08.09.2022 promossa da Forma Edizioni, in collaborazione con Rifugio Digitale.
Direzione artistica Laura Andreini, Marco Casamonti, Carlo Terpolilli.

A distanza di venti anni si è ritenuto opportuno tornare a indagare su come le questioni esistenziali della vita metropolitana e il tema dell’isolamento psicologico e della solitudine, affrontati durante la VIII Biennale di Architettura di Venezia, siano tuttora attuali e di quanta evoluzione ci sia stata nel corso di questi due decenni sul tema dell’abitare minimo, tornato con il periodo post-pandemico di forte attualità Il materiale è stato proiettato sui 16 monitor nello spazio espositivo Rifugio Digitale sotto forma di video, un racconto attraverso disegni, schizzi e splendide fotografie di Luca Campigotto e Pietro Savorelli.

La forza dei diciotto modelli in mostra derivava non solo dall’attenersi alla regola generale indicata dai curatori, ma anche dal fatto che ad ogni studio fu imposto un referente concreto, una sorta di “committenza” che delimitasse il programma e le finalità dell’ambito operativo indagato.

Lo studio Archea Associati ha presentato Buonasera Signor Ionda, progetto dedicato all’artista Franco Ionda che si fonda su un’idea di sottrazione materica.

Bruno, Fioretti, Marquez Architekten, ha proposto La casa sottovuoto un alloggio provvisorio per grandi cantieri, che sia abitabile, trasportabile e facile da montare.

C+S Associati ha presentato il progetto Next Nest, una casa in un’enclave temporanea pensata per una telelavoratrice, un edificio-lavoro o spazio-lavoro che fornisca una “solitudine di difesa” rispetto al disagio della metropoli.

Alberto Cecchetto ha esposto City home for the homeless un progetto pensato per cinque persone differenti alla ricerca di un luogo per dormire, uno spazio urbano protetto ma aperto costruito su pochi elementi.

Alfonso Cendron ha proposto L’al di qua un progetto per un suo amico artista, una piccola casa immersa nel verde che soddisfi i bisogni primari come quello di possedere un comodo divano.

5+1 Architetti Associati, ha proposto Domus-forum un progetto che vede la casa come rifugio e proscenio. Una gradazione di trasparenze che consente di creare relazioni differenti, con un alternarsi di zone “private- introverse” e “private-estroverse”.

Lo Studio Davide Cristofani & Gabriele Lelli ha progettato Casa Lucarelli uno spazio temporaneo per lo scrittore di gialli Carlo Lucarelli. Si tratta di un luogo introverso, un mondo nel mondo dove rifugiarsi per essere concentrati soltanto su qualche frammento di realtà da cui far nascere racconti.

Nicola Di Battista ha presentato Per ri-trovare gli amici uno spazio senza una funzione specifica, ma solo per consentire il libero scambio di opinioni e di idee.

Elio Di Franco ha proposto Il territorio del “singolo” un progetto per coloro che vivono da soli, per un architetto e urbanista single.

Vincenzo Melluso ha progettato Una scatola di luce, un gioco di sguardi un luogo e uno spazio per la solitudine pensato per l’artista Erich Demet, dove possa riflettere, dentro e fuori la sfera dell’arte e della creatività.

Netti Architetti ha esposto Abitazione Temporanea un progetto pensato per un “nomade della visione”, una abitazione semplice ma suscettibile di continue variazioni d’uso.

Pietro Carlo Pellegrini ha esposto Piccolo eremo un progetto per la solitudine dedicato allo studiolo di una monaca di clausura. Uno luogo che vuole stimolare il pensiero e la ricchezza della vita interiore, con pareti pieghevoli che possano scandire il tempo e lo spazio.

Renato Rizzi ha presentato Casa tabernacolo. Casa dell’emarginato o della devozione un progetto che fa riferimento all’ambito sociale, dedicando questa abitazione all’emarginato, all’escluso dalla comunità sociale e culturale occidentale, ma senza tralasciare l’ambito teorico dove la devozione alla nobiltà dell’architettura è la devozione alla nobiltà dell’umano.

Italo Rota ha esposto Tutti al mare un luogo per l’incontro e il dialogo, dove le persone provenienti da continenti diversi si incontrano e dialogano fra loro.

Beniamino Servino ha esposto Two-Ness. Unità di supporto per un “senza casa” un progetto che indica la frattura di spazio che c’è nelle due-ità. Da uno a due, dove l’uno siamo noi, la casa, l’interno, mentre il due sono loro, l’esterno, l’aperto.

Lo Studio Associato Seste ha presentato No thrills un progetto che non si presenta come un manifesto sociale, ma piuttosto come un esercizio di stile su alcune delle possibilità del linguaggio architettonico e sulle sue applicazioni su volumetrie semplici.

Tscholl Werner Architekt propone Casa con zaino un progetto che cerca di risolvere il problema dell’alloggio per l’operaio stagionale.

Cino Zucchi infine ha esposto The Boho light trap un progetto che esplora il rapporto tra sfera privata e pubblica. Un’abitazione per un etologo e promotore di battaglie per la salvaguardia ambientale che si alterna tra un ambiente urbano e accademico ad uno più primario e selvaggio

Ingresso libero fino ad esaurimento posti in platea e loggione.

Per maggiori informazioni: www.rifugiodigitale.it