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mercoledì 25 dicembre 2024

"Trees", le foto di Daniele Ratti in mostra al MAD - Murate Art District di Firenze

13-10-2022

È un bosco speciale, antico di oltre 2500 anni, un castagneto usato dagli Etruschi prima e dai Romani poi, il protagonista della mostra Trees, promossa da Murate Art District e curata da Clelia Belgrado che vede esposta una selezione di scatti inediti di grandi dimensioni del fotografo Daniele Ratti, nell’ex carcere fiorentino, spazio di proprietà del Comune di Firenze gestito da MUS.E, dal 13 ottobre 2022 al 14 gennaio 2023.

Negli scatti in bianco e nero di Daniele Ratti questo bosco straordinario – che si trova vicino al borgo toscano di Travale, in provincia di Grosseto - sembra animarsi, raccontare una storia fatta di dettagli, di forza e di estrema tenacia, una tenacia destinata all’abbandono fino a quando l’associazione senza scopo di lucro Quercus lo ha preso in concessione e ha cominciato a presidiarlo lavorando alla sua conservazione salvaguardando una biodiversità sorprendente e cercando di far conoscere questo progetto di protezione arborea.

Questo ambiente antico e prezioso ha catturato lo sguardo di Ratti che si immerge profondamente nel sottobosco, come un fondale marino perlustrato in modo analitico e pervasivo – ha detto Valentina Gensini, direttore artistico di MAD Murate Art District -. Nel progetto inedito per MAD Murate Art District un ambiente immersivo rivestito di wallpaper bicromo, in tessuto virato sul verde, riproduce il bosco ed accoglie eleganti stampe fotografiche in bianco e nero, generose di dettagli. Gli scatti fotografici sono realizzati con una fotocamera analogica, panoramica, senza tagli in post-produzione: il sottobosco rivestito di foglie e affollato di vegetazione diventa il primo orizzonte naturale, su cui si stagliano le piante imponenti e antiche, fitte e selvatiche. Quello fotografato è un bosco ancora poco manutenuto, e dunque si offre selvaggio allo sguardo, gremito e affascinante. Svettano i tronchi: corpi robusti e corpi esili, dalla corteccia rugosa o liscia, che percepiamo odorosa e tattile, come pelle umana indagata con cura del dettaglio”.

La sorpresa – ha spiegato il fotografo Daniele Ratti -  è stata di trovare castagni di oltre 2000 anni, di dimensioni particolari che dominano l'ambiente circostante così da creare un bosco di alberi monumentali. La fortuna vuole che gli alberi non fossero mai stati toccati e che le “matriarche” siano sopravvissute sfuggendo al dominio dell'homo sapiens sulla natura. Con il mio lavoro ho voluto documentare questa scoperta e chiarire quanto sia importante salvaguardare gli alberi esistenti e piantarne di nuovi. Gli alberi sono alcune delle forme viventi più avanzate su questo pianeta e dobbiamo preservarli per la nostra sopravvivenza”.

Nella sacrale maestosità di questo bosco epico e solenne, enfatizzata dall’uso non a caso del bianco e nero, entriamo prima quasi intimoriti, poi man mano sempre più circondati ed avvolti da alberi di castagno secolari che sembrano essere sfuggiti all’essere umano – racconta Clelia Belgrado, curatrice della mostra -. Nelle riprese chiuse di Daniele Ratti, ci troviamo, quali ospiti, immersi in un mondo che trascende la temporalità. Seguiamo un percorso invisibile che reclama ed esige cautela, considerazione e rispetto. Il fotografo ci invita ad evocare la natura e in particolare gli alberi, intrecciandone l’esistenza alla vita nostra e non a caso rendendoli partecipi del nostro destino”.

L’antico castagneto in provincia di Grosseto immortalato da Daniele Ratti era usato in epoca romana, forse addirittura etrusca, per la farina, i frutti e la legna. Un luogo che oggi appare lontano dalle rotte più frequentate ma che in passato dove essere uno snodo cruciale, tanto che all’interno dei quattro ettari recuperati da Quercus sono state rinvenute le tracce della strada costruita dai Romani per collegare l’antica Volterra al resto della penisola. L’intento dell’associazione è creare un parco dove le piante siano curate, censite e protette come monumenti viventi e che siano utilizzate dall'uomo per contrastare il degrado del suo habitat. In questo contesto, le foto (e la poetica) di Daniele Ratti si innestano perfettamente rappresentando la testimonianza di un luogo maestoso, epico e solenne, “popolato” da piante altere sfuggite in qualche modo alla mano dell’uomo, dal quale oggi esigono rispetto e attenzione.

Daniele Ratti, nato a Milano nel 1974, vive e lavora a Torino. Dopo aver conseguito la laurea in Architettura presso il Politecnico di Torino si dedica alla fotografia professionale dal 2000. La prima personale risale al 2004 e da allora la carriera artistica viene affiancata da altre attività di tipo curatoriale tra le quali spicca la direzione artistica di “Paratissima”, la manifestazione espositiva che ogni anno si tiene a Torino dal 2006. Alcune opere si trovano attualmente nelle collezioni permanenti del PAN di Napoli, la Fondazione Bartoli Felter di Cagliari e numerose collezioni private. Dal 2013 ha intrapreso un progetto che lo ha portato e lo porterà nelle ex colonie italiane in Africa e oltre mare, che si concluderà con due mostre, una all’Expo 2015 a Milano e la seconda alle OGR a settembre 2015 a Torino. Sono molte le collaborazioni che nascono dal 2015 con alcune testate editoriali, (come Internazionale), e festival di fotografia (CortonaOnTheMove).

Per maggiori informazioni: www.murateartdistrict.it