Venerdì 4 novembre 2022, alle ore 21.00, preapertura di stagione al Teatro Cantiere Florida di Firenze (via Pisana, 111 rosso) che ospita l'evento speciale del Materia Prima Festival di Murmuris: "Au bord", adattamento dell’omonimo testo dell’acclamata drammaturga francese Claudine Galea insignito del Grand Prix de litérature dramatique con la regia di Valentino Villa e nel ruolo di protagonista l’attrice due volte Premio Ubu Monica Piseddu.
Claudine Galea si concentra su una foto: una donna porta un’uniforme e tiene stretto un uomo al guinzaglio. Scattata nella prigione di Abu Ghraib ed apparsa sul Washington Post il 21 maggio del 2004, l’immagine, terribile documento, porta con sé l’impronunciabilità, l’inafferrabilità, l’orrore dell’atto di violenza. Ma è sulla donna che si concentra l’attenzione dell’autrice. A partire dall’inconfessabile attrazione per questa figura femminile, per la sua oscenità, si incatenano nella testa e nel corpo di chi parla diverse figure femminili. Un libero quanto pericoloso scivolare dalla figura della soldatessa, a quella dell’amante da cui la stessa Galea è stata abbandonata fino alla madre, figura torturatrice. Al di là del suo statuto, la foto diventa un palinsesto dell’inesprimibile, un oggetto drammaturgico evirato dal suo senso strettamente documentale e politico. Un atto di sovversione, forse, che nutre la primaria e sconvolgente esperienza che il testo propone.
È arduo raccontare il fenomeno, del tutto teatrale, che Au Bord rappresenta. Au Bord chiede di andare sulla scena, di essere portato in pubblico. È una lotta potente fra parole e silenzi, tra le parole e il piacere, tra le parole e le immagini. È una lingua fatta di grida e di rumori, capace di dire l’enormità del desiderio e del dolore, di parlare dell’intimità dell’essere, di andare lì dove fa più male, di avvicinare l’indicibile. È un magnifico cerimoniale della passione e un sacrilegio di fronte alle idee e all’estetica condivise dove il senso primo dell’immagine (di quella immagine) si smorza nella generazione osmotica e continua di nuove immagini. Una continua sovrapposizione, una continua rilettura che ci tiene al guinzaglio.
Come portare in scena questo “attraversamento”, questo soffermarsi su un’immagine fotografica - così inumana da respingerci e allontanarci - fino a bucarla, depistarla, farla parlare di noi?
Questo il nodo, il laccio, il livello di lettura sul quale scegliamo di concentrarci: una selva di immagini che partoriscono altre immagini, una rete nella quale siamo intrappolati e da cui nasce la nostra inquietudine, il nostro spaesamento. Un interrogativo sulla natura dell’immagine e sul rapporto d’interdipendenza fra queste, la psiche e il pensiero.
«Non penso che il mio lavoro si basi sulla fantasia, io lavoro sul reale – afferma Galea - dipende da chi ascolta o chi guarda la libertà di fantasticare. Quello che disturba è che sono io a generare quelle fantasie. Chi legge o chi ascolta non può più flirtare con la fantasia, non può più solo carezzare l’idea, restare al sicuro dentro una comoda distanza. Io spezzo la distanza, tolgo il velo, dono un corpo a quello che ci si immagina, mostro, descrivo e questo ci lascia a nudi, tutti, io e voi. Le persone amano essere dei voyer ma non essere visti. Ma per vedere bisogna accettare di essere visti».
Au Bord non riguarda l’intimità e la soggettività, riguarda la collettività. È un rituale collettivo che si nutre del rapporto tra una donna e l’immagine. Tra una donna e un’altra donna. Immaginiamo uno spazio che partorisce immagini. Il suono partorisce immagini. La voce partorisce immagini. Il corpo partorisce immagini. «Quello che mi piace dell’immagine – ancora Galea - è che apre lo sguardo, lo approfondisce. Non parlo mai d’interpretare l’immagine, parlo del fatto che l’immagine si rivela lentamente se lo sguardo ha la possibilità di soffermarsi. Forse abbiamo bisogno di sospendere il flusso che ci trasporta senza che noi si abbia il tempo di vedere, comprendere, o anche desiderare».
Il Festival Materia Prima continuerà con altri tre appuntamenti tra novembre e dicembre 2022. Il primo giovedì 17 novembre 2022 alle ore 16.30 è ancora un evento speciale alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: un incontro con lo scrittore Nicola Lagioia dal titolo “Dalla parte di chi guarda”, moderato da Laura Croce, Luisa Bosi e Francesco Migliorini di Murmuris. Perché continuiamo a raccontare storie? Dall'oralità alla forma scritta, dall'epica al romanzo moderno, dall'età classica a quella di internet: un elogio della letteratura d'invenzione attraverso un viaggio che, attraversando i secoli, ruota intorno al potere, alla magia, forse anche alla possibilità di salvezza che la parola letteraria reca con sé.
Lunedì 21 e martedì 22 novembre 2022, alle ore 10.00, all’interno del Carcere di Sollicciano si terrà invece la matinée per studenti “Essere Don Chisciotte”: a partire dalla visione di alcuni frammenti dell’omonimo spettacolo la Compagnia di Sollicciano incontra, per la prima volta dopo la pandemia, le scuole superiori di Firenze per raccontarsi e discutere il senso del fare teatro in carcere, una chiacchierata in forma di intervista condotta dal regista Luca Baldini e da Stefano Ferri di Officina Cultura.
Giovedì 1 dicembre 2022, alle ore 21.00, l'evento di chiusura “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”: Eugenio Barba, ritenuto insieme a Peter Brook l’ultimo Maestro occidentale vivente, fondatore dell’Odin Teatret e figura iconica del teatro contemporaneo, firma insieme a Julia Varley e al premio Ubu Lorenzo Gleijeses, che ne è anche l’interprete, la sua prima regia al di fuori dall’Odin, ispirata alle “Metamorfosi” di Kafka.
Per maggiori informazioni: www.murmuris.it