Secondo appuntamento venerdì
19 ottobre alla
Sala Vanni, per la rassegna
Tradizione in movimento che questa volta porta sul palco l'eclettico trombonista
Gianluca Petrella e il suo
Bread and Tomato trio. Si tratta di uno dei tanti progetti di questo artista che per la seconda volta ha vinto il referendum della rivista Down Beat come Miglior Nuovo Talento al trombone.
Il
Bread and Tomato trio, con
Michele Papadia all'organo Hammond e
Fabio Accardi alla batteria, rappresenta un altra variante jazzistica assolutamente unica. L'organo Hammond, strumento fantastico - leggi James Taylor Quartet - da solo sarebbe in grado di riempire l'acustica. Con il trombone e la batteria l'ensemble riesce a creare atmosfere suggestive proprie di un funky jazz contaminato, in cui il trombone di Petrella assurge a ruolo di leader incontrastato, anche perchè i pezzi sono tutti opera sua.
Due note doverose su
Gianluca Petrella, che indubbiamente rappresenta il tipico genio e sregolatezza; diplomato con il massimo dei voti nel 1994 collabora subito con alcuni musicicsti importanti tra cui Roberto Ottaviano e Roberto Gatto. Nel 1995 viene inserito come primo trombone nella O.F.P. orchestra suonando sotto la direzione di Carla Bley, Steve Coleman e Bruno Tommaso. Nel 1997 sbarca in Germania e collabora con diversi musicisti tedeschi e olandesi della scena jazz e non solo. Nel 2000 è stato inoltre membro dell’Orchestre National de Jazz diretta da Paolo Damiani.
Petrella fa oggi parte in pianta stabile del quintetto di Enrico Rava e, dopo aver registrato il suo primo album come leader per una piccola etichetta, è approdato allo storico marchio Blue Note.
Un'altro dei suoi progetti più interessanti è Indigo 4 con il quale Petrella realmente folleggia attraverso ritmi non sempre propri del jazz dimostrando ulterirmente che le barriere dei generi sono fatte per essere abbattute; cosi tra le altre perle del progetto una cover dei Groove Armada segna la direzione.
Dal vivo Petrella è assolutemente imperdibile in ogni sua formazione rendendo il suo trombone quasi vivo e pensante. I suoi assoli, le distorsioni ritmiche e le pesanti intromissioni elettroniche fatte di effetti e loop rendono i concerti vere e proprie performance.
Il trio propone un repertorio sempre variabile che spazia da rivisitazioni di canzoni di Bob Marley a Gershwin o Jhon Coltrane per scomodare alcuni nomi illustri, ma che difficilmente si propone come qualcosa di già sentito.
Concerto imperdibile sopratutto per chi di jazz, non ne capisce niente!
di Damiano Usala