Venerdì 2 dicembre 2022, alle ore 17.30, la Sala del Cenacolo dell’
Accademia di Belle Arti di Firenze (via Ricasoli, 66) ospiterà la presentazione dell’ultimo
libro di Alessandro Masi “L'artista dell'anima. Giotto e il suo mondo”. Il volume, edito da Neri Pozza, sarà presentato per la prima volta a Firenze a distanza di otto mesi dall’uscita – marzo 2022 – e alla sua terza ristampa. Alessandro Masi è giornalista, storico dell’arte e Segretario Generale della Società Dante Alighieri. A presentare il volume insieme a lui ci saranno: Claudio Rocca (Direttore dell’Accademia di Belle Arti) e Filippo Carlà Campa (Sindaco del Comune di Vicchio). Previsto anche l'intervento del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
L’incontro sarà anche l’occasione per presentare un progetto che vedrà presto l’autore del libro collaborare a fianco dell’Accademia di Belle Arti e con il Comune di Vicchio – città natale di Giotto – in una produzione audiovisiva sulla vita del pittore.“
L'artista dell'anima. Giotto e il suo mondo” è un racconto storico che tratteggia i contorni della vita di uno dei più grandi artisti italiani attraverso la “voce” di chi lo ha conosciuto o ne ha comunque parlato in epoche a lui vicine. Giotto – si legge sulla quarta di copertina – “è l’artista che per primo ha dato un’anima alle sue opere. Dei suoi quadri e dei suoi affreschi sappiamo molto, ma della sua vita di uomo ben poco, avvolta com’è nella leggenda. Da un accurato lavoro di scavo negli archivi e dalle cronache dell’epoca, Alessandro Masi fa nascere una rigorosa e documentatissima biografia di Giotto, del «ragazzo» che rivoluzionò la pittura tra il Duecento e il Trecento, quando si preparava la Rinascenza. E lo fa narrando quella vita come fosse un romanzo. Così entriamo con Giotto nella Basilica Superiore di Assisi, nella cappella degli Scrovegni a Padova, nelle basiliche di Roma, Napoli, Firenze…Un racconto tanto vivido che sembra di sentire l’odore dei colori, di stare sulle impalcature a osservarlo dipingere, di percepire lo stupore dei committenti di fronte a opere che non avevano alcun paragone con quanto realizzato prima. Emergono con forza i suoi rapporti con il maestro Cimabue, con gli intellettuali della sua epoca e in particolare con Dante, di cui fece un ritratto giovanile nel 1302, prima dell’esilio del poeta, e che incontrò nuovamente a Padova mentre creava un capo - lavoro per una famiglia tanto ricca quanto chiacchierata, gli Scrovegni appunto. Boccaccio fece di Giotto un personaggio del suo Decamerone. E dietro di lui si stagliavano Petrarca e i papi del travagliatissimo periodo della sua esistenza. Ne esce lo spaccato di un’epoca, di un grande artista e di un uomo non privo di ombre e contraddizioni. Migliore interprete di sempre del poverello di Assisi, viveva nell’angoscia di diventare povero e di non poter sistemare la sua numerosa prole. Probabilmente una volta arricchito divenne anche usuraio e, invitato dagli intellettuali a schierarsi nell’agone politico dell’epoca, si dimostrò tutt’altro che incline alle azioni coraggiose”.
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www.accademia.firenze.it