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martedì 03 dicembre 2024

Fauré, Saint-Saëns, Debussy e Ravel: Daniele Gatti al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

03-12-2022
Sabato 3 dicembre 2022, alle ore 18.00, il direttore principale del Maggio Daniele Gatti sarà alla guida dell’Orchestra del Maggio, sul podio della Sala Mehta per il suo penultimo appuntamento sinfonico del Festival d’Autunno e dell’anno. Sui leggii dell’Orchestra un sostanzioso programma tutto dedicato a quattro compositori francesi: in apertura Pavane in fa diesis minore op. 50 di Gabriel Fauré, dedicata alla contessa Elisabeth Greffulhe, di cui la pavana è intesa essere una sorta di ritratto in musica; si prosegue con il Concerto n. 1 in la minore op. 33 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Saëns, eseguito per la prima volta il 19 gennaio 1873 a Parigi presso la Società dei concerti del Conservatorio; seguono poi due composizioni di profumo spagnolo scritti da Debussy e da Ravel: Ibéria, estratto dalla suite in tre parti di Claude Debussy Images per orchestra, composta fra il 1905 e il 1912 e in chiusura di programma celeberrimo Boléro di Maurice Ravel, eseguito per la prima volta all'Opéra national de Paris il 22 novembre 1928 e divenuto in breve tempo una delle opere simbolo della letteratura orchestrale di tutti i tempi.

Violoncello solista nel corso dell’esecuzione del Concerto n. 1 in la minore op. 33 per violoncello e orchestra Antonio Meneses, che torna al Maggio a dopo il concerto tenuto il 14 luglio al fianco del maestro Zubin Mehta e della successiva tournée, che ha visto sempre il maestro Mehta e Meneses protagonisti nei concerti tenuti a Siena, Ravello e Rimini.

Per il maestro Daniele Gatti sarà dunque il penultimo appuntamento sinfonico dell’anno, che si concluderà con il Concerto di fine anno del 31 dicembre con l’esecuzione della Nona di Ludwig van Beethoven; a questo, prima che il 2022 volga al termine, si aggiunge l’importante prima del Don Carlo in calendario il 27 dicembre, opera conclusiva del Festival d’Autunno e con la quale si inaugurerà il nuovo palcoscenico della Sala Grande del Teatro.

Antonio Meneses, di ritorno sul palcoscenico fiorentino dopo il concerto del 14 luglio, è uno dei più apprezzati e stimati virtuosi del violoncello: dopo gli studi sotto la guida di Antonio Janigro, ha vinto il primo premio al “Concorso Internazionale ARD” del 1977 a Monaco di Baviera ed è stato insignito del Primo premio e della Medaglia d'Oro al “Concorso Cajkovskij" del 1982 a Mosca. Dal 1998 al 2008 è stato membro del celebre “Trio Beaux Arts” e ha collaborato, inoltre, con il Quartetto Vermeer e con i pianisti Menahem Pressler e Maria João Pires, con i quali ha suonato spesso in duo. Ha all’attivo numerose incisioni discografiche di successo, con le quali ha ottenuto anche un Grammy Award come “Best Classical Instrumental Solo”: Don Quixote di Richard Strauss e il Concerto per violino, violoncello e orchestra in la minore op. 102 di Brahms con Herbert von Karajan e i Berliner Philharmoniker (Deutsche Grammophon), The Wigmore Hall Recital, il suo primo disco in duo con con Maria João Pires (Deutsche Grammophon), le sei suites per violoncello solo di Bach (Philips e Avie), oltre alle opere complete per violoncello e pianoforte di Schubert e Schumann e l’integrale delle Sonate per pianoforte e violoncello di Beethoven con Menahem Pressler. Ha collaborato inoltre con le principali orchestre del mondo oltre ad aver suonato insieme a direttori come Herbert von Karajan, Claudio Abbado e Riccardo Muti.

Programma

Gabriel Fauré
Pavane in fa diesis minore op. 50
“Tutto ciò che ho potuto comporre di nuovo durante quest’esistenza trascorsa facendo la spola in treno è una Pavane accurata certo, ma non particolarmente importante”. Così, in una lettera del 1877 indirizzata a un’amica, Gabriel Fauré descriveva quella breve pagina che lo avrebbe reso celebre. Composta inizialmente per sola orchestra, la Pavane in fa diesis minore op. 50 fu declinata anche in una versione per coro e orchestra, veste con cui venne presentata per la prima volta in concerto il 28 aprile 1888 a Parigi, e in seguito anche in una versione per pianoforte. Come suggerito dal titolo, la Pavane si ispira a un’antica danza di corte diffusa in Europa dalla fine del XVI secolo caratterizzata da andamento lento e ritmo pari. Nell’immaginario di Fauré il ricordo di un tempo ormai perduto trova riscontro nel carattere di vaga malinconia che distingue questa pagina dai colori soffusi e di raffinata fattura.

Camille Saint-Saëns
Concerto n. 1 in la minore op. 33 per violoncello e orchestra
Realizzato tra il 1872 e il 1873, il Concerto n. 1 in la minore per violoncello e orchestra op. 33 è tra le opere strumentali più originali di Camille Saint-Saëns. Caratterizzato da una struttura in unico grande movimento sinfonico all’intero del quale sono riscontrabili tre movimenti che si susseguono senza pause, il concerto, da un lato, rispetta le forme della tradizione classica e dall’altro, sposa il concetto di libertà creativa garantita dalla forma ciclica. Nonostante ogni movimento sia autonomo (il primo in forma-sonata, il secondo in forma di Minuetto con trio e il terzo in forma di Lied), tutti e tre sono collegati da affinità armoniche e rimandi tematici che ne sottolineano l’organicità. La scrittura risulta influenzata dallo stile teatrale, qui volutamente esibito. Il violoncello è infatti spesso impegnato in gesti e passaggi enfatici che mettono in evidenza le potenzialità espressive e timbriche dello strumento, trattato a guisa di un solista di canto.

Claude Debussy
Ibéria da Images, terza serie L 118
Dopo le prime due serie di Images per pianoforte, Debussy ne realizzò una terza destinata all’orchestra. Composte in epoche differenti, dal 1905 al 1912, le tre Images orchestrali (Gigues - Iberia - Rondes de printemps) sono accomunate dall'ispirazione folkloristica e dal carattere danzante. Tra le tre, Iberia è senza dubbio la più nota e la più eseguita. Pur non avendo mai visitato la Spagna, Debussy riuscì comunque a restituirne l’immagine solare con estrema naturalezza. Nelle tre sezioni della partitura, Par les rues et par les chemins - Les parfums de la nuit - Le matin d'un jour de féte, il folclore iberico prende vita attraverso una strumentazione quanto mai variopinta, melodie languide e motivi di sapore popolare sorretti da una ritmica vitale e travolgente.

Maurice Ravel
Boléro
L’arcinoto Boléro di Ravel nacque su richiesta della ballerina Ida Rubinstein, che nel 1927 commissionò all’amico compositore una partitura per un breve balletto di ambientazione spagnola. La prima esecuzione avvenne l’anno seguente, ma già due dopo, con l’esecuzione in forma di concerto diretta dallo stesso autore l’11 gennaio 1930, il Boléro superò i confini della danza per imporsi come una delle opere simbolo della letteratura orchestrale di tutti i tempi. “Non ci sono contrasti e praticamente non c’è invenzione, eccezion fatta per il progetto iniziale e il modo di metterlo in pratica”, spiegava Ravel a proposito della sua opera. Sono pochi e semplici dunque gli elementi impiegati dall’autore: il ritmo di antica danza spagnola del XVIII secolo, il bolero appunto, caratterizzato da ritmo ternario scandito dalle percussioni e andamento moderato, e una conturbante melodia di sapore arabo-spagnoleggiante, sottratta allo sviluppo ma ripetuta ossessivamente fino alla saturazione. L’idea di base è quella di un graduale e calibratissimo crescendo dinamico e timbrico che vede a ogni ripetizione del tema l’ingresso in campo di un nuovo strumento che va ad arricchire la tavolozza di colori raveliana. Prima il flauto solo accompagnato dalla pulsazione del tamburo, poi via via tutti gli altri strumenti delle varie famiglie orchestrali, che sovrapponendosi creano uno spessore sonoro sempre maggiore e una tensione melodica e ritmica che esplode nelle battute conclusive.

Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com