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mercoledì 25 dicembre 2024

Giornata della Memoria: "Sauro Cavallini. L'opera di un internato" a Palazzo Strozzi Sacrati

26-01-2023

Sauro Cavallini, uno degli artisti più significativamente prolifici della seconda metà del Novecento, conobbe l’orrore dei campi di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale: nel settembre del 1943 all’età di 16 anni, infatti, fu arrestato dalla polizia fascista e recluso nel campo di Gradaro a Mantova, dove rimase per circa un anno.

I mesi di prigionia segnarono profondamente la vita di Cavallini e quando iniziò a praticare la scultura, gli incubi della prigionia presero forma e si tradussero nelle sue prime opere d’arte che non avrebbe più ripetuto negli oltre 50 anni successivi.

Oggi quelle opere assumono un valore di testimonianza di un passato particolarmente doloroso e 16 di quei lavori, realizzati tra il 1961 e il 1963 in ferro e in ottone, saranno esposti per la prima volta a Firenze nella mostra Sauro Cavallini. L’opera di un internato che verrà allestita dal 26 gennaio fino al 28 Febbraio 2023 nelle sale di Palazzo Strozzi Sacrati, in Piazza del Duomo a Firenze, sede della presidenza della Giunta Regionale della Toscana.

Ideata dal Centro Studi Cavallini e curata dal direttore Maria Anna Di Pede, la mostra è stata realizzata con la collaborazione della Fondazione Fossoli, del Museo della Deportazione di Prato, con il prezioso contributo di Regione Toscana e di Unicoop Firenze e si inserisce nella serie di eventi organizzati in occasione della Giornata della Memoria 2023.

In effetti non è la prima volta che compaiono in pubblico queste particolarissime sculture di Sauro Cavallini. Alcune di esse, nel luglio del 2021, furono temporaneamente in mostra nell’ex-campo di concentramento di Fossoli nel Comune di Carpi (MO), sul palco preparato per ospitare gli interventi dell’allora presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli e la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, in occasione del 77° anniversario dell’eccidio nazista di Cibeno.

Le opere in mostra

La terribile esperienza vissuta nel campo d’internamento influì su tutta l’opera di Cavallini che volle sempre affidare alle sue sculture un messaggio per l’umanità: di pace, di fratellanza e di amore universale. Le opere dell’artista spezino, ma fiorentino d’adozione, furono lungamente meditate e chi le ammira comprende con facilità il segno tangibile della sofferenza e dello scempio dell’umanità, nonostante in vece della parola abbiano la forza espressiva e immediata dell’arte.

Si tratta di opere in ferro e in ottone, inedite per Firenze, ispirate agli strazianti nei mesi di prigionia trascorsi tra privazioni e paure; le sculture, alcune delle quali misurano anche due metri d’altezza, furono realizzate durante i primi anni ‘60 con la tecnica della “goccia su goccia” ovvero sciogliendo scarti metallici mediante fiaccola ossidrica fino a creare l’opera, e sono dedicate unicamente alla figura umana dove l’angoscia, la sofferenza, il grido di aiuto, sono leggibili in modo inequivocabile. Sauro Cavallini si servì di quelle creazioni per metabolizzare e trasferire nella materia tridimensionale un dolore che non avrebbe mai avuto modo di esprimere diversamente. Solo così il Maestro diede forma ai ricordi dei corpi scheletrici dei prigionieri, delle torture, delle brutali fucilazioni che per anni avevano tormentato il suo animo.

Nell’allestimento le sculture sono affiancate da pannelli che, attraverso fotografie e documenti storici, illustrano i crimini nazifascisti commessi contro chi cercava di resistere e la popolazione civile, durante uno dei periodi più dolorosi della storia d’Italia.

Le opere esposte in mostra fanno parte della collezione permanente custodita nella Casa Museo Sauro Cavallini di Fiesole, dove ha sede l’omonimo Centro Studi inaugurato nel 2017 e presieduto dai figli dell’artista Aine e Teo Cavallini.

Per maggiori informazioni: www.saurocavallini.com