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giovedì 28 marzo 2024

Al via il "Festival di Carnevale" del Maggio Musicale Fiorentino

13-01-2023
Dopo il Festival autunnale dedicato al grande Giuseppe Verdi, si alza finalmente il sipario sul Festival di Carnevale del Maggio Musicale Fiorentino rivolto alla figura di Johann Wolfgang von Goethe e al Faust, sua magnum opus pubblicata nel 1808 alla quale dedicò quasi sessant’anni di lavoro.

Al poeta di Francoforte e al suo capolavoro è dunque dedicato il Festival; non solo per la programmazione lirica, nella quale spicca il Doktor Faust di Ferruccio Busoni che sarà diretto da Cornelius Meister e con la regia di Davide Livermore in cartellone dal 7 al 21 febbraio, ma anche per quanto riguarda quella concertistica, dove i temi e le atmosfere del “Faust” costituiranno il fil rouge di una cospicua parte dei numerosi spettacoli.

Al via dunque venerdì 13 gennaio 2023 in Sala Mehta, alle ore 20.00, il Festival di Carnevale con il primo concerto sinfonico dell’anno, diretto dal maestro Marc Albrecht alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio: in cartellone Eine Faust-Symphonie R. 425 in tre parti per tenore, coro maschile e orchestra di Franz Liszt.

La sinfonia debuttò a Weimar nel 1857, diretta dallo stesso Liszt, in occasione dell'inaugurazione del monumento in bronzo dedicato a Goethe e Friedrich Schiller, legati in vita da una lunga e straordinaria amicizia e ritratti nella statua uno accanto all'altro. La vasta sinfonia si divide in quattro movimenti: i primi tre il compositore li definisce “Charakterbilder”; dei veri ritratti psicologici, dedicati alla trinità inseparabile del romanzo di Goethe. Questo era il progetto originario, sul quale, durante i tre anni che separano la conclusione del lavoro di scrittura dalla prima esecuzione, si innesta la decisione di aggiungere, come pannello conclusivo, un “Chorus mysticus”.

Nel corso dell’esecuzione della sinfonia, al fianco del maestro Albrecht, il tenore Joseph Dahdah,formatosi all’Accademia del Maggio e impegnato da poco nelle recite del Don Carlo dirette da Daniele Gatti. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini.

Il mito di Faust trovò nell’Ottocento la sua massima affermazione, affascinando schiere di letterati, pittori e musicisti. Tra quest’ultimi, dopo Schubert, Schumann, Berlioz e Gounod - per citarne solo alcuni - anche Franz Liszt fu contagiato dal morbo faustiano e nel 1854 compose la Faust-Symphonie in tre parti per tenore, coro maschile e orchestra. Opera ibrida tra sinfonia a programma e poema sinfonico, la Faust-Symphonie si articola in tre movimenti definiti da Liszt Charakterbilder, ovvero ritratti dei tre protagonisti del romanzo di Goethe (Faust, Margherita e Mefistofele), a cui l’autore aggiunse in una fase successiva il Chorus mysticus, che sigla il finale dell’opera. Nel movimento d’apertura (Faust) sono presenti ben cinque dei sette temi impiegati da Liszt nel corso della sinfonia; essi raffigurano la complessità psicologica del protagonista, passando attraverso un’ampia gamma di stati d’animo. Angoscia, tormento, slancio giovanile, passione amorosa e desiderio di conoscenza assoluta prendono forma nel susseguirsi dei temi affidati tanto a singoli strumenti quanto a intere sezioni d’orchestra. Alla poliedricità del movimento faustiano funge da contraltare il secondo movimento (Margherita). Alla donna angelicata spettano gli ultimi due temi: il primo è una melodia semplice e di sapore arcaico affidata inizialmente all’oboe accompagnato dalla viola, il secondo è invece un tema amoroso che si sviluppa tra le varie famiglie orchestrali. Mefistofele, in quanto spirito di negazione, non possiede nel terzo movimento nessun tema caratteristico, ma come alter ego del protagonista si appropria in modo beffardo dei temi appartenenti a Faust, dopo averli trasformati e distorti nel profilo melodico e ritmico. Nella corsa febbrile dello Scherzo l’influenza negativa di Mefistofele sembra travolgere tutto ad eccezione del tema di Margherita, che resta intatto e incontaminato. Per sottolineare la potenza dell’amore supremo della fanciulla, che alla fine del romanzo intercede per Faust salvandolo dalla perdizione eterna, Liszt decise di aggiungere come ultimo pannello sonoro il Coro mistico, chiamato a intonare i versi dedicati al potere salvifico dell’eterno femminino: un canto dolce e luminoso che chiude l’opera innalzandosi nelle sfere più alte dell’ispirazione lisztiana.

Marc Albrecht torna sul podio del Maggio a distanza di quasi dodici anni dal suo debutto, avvenuto nel marzo del 2010 e a sei anni dal suo ultimo concerto tenuto al teatro fiorentino del febbraio 2017: agli esordi, il maestro ha ricoperto il ruolo di direttore assistente di Claudio Abbado con la Gustav Mahler Jugendorchester. Nel 1995 è stato nominato Direttore Musicale dello Staatstheater di Darmstadt, posizione che ha mantenuto per sei anni, e nel 2006 ha assunto la carica di Direttore Artistico e Direttore Principale dell’Orchestre Philharmonique de Strasbourg. Ha collaborato con Berliner Philharmoniker, Concertgebouworkest, City of Birmingham, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Chamber Orchestra of Europe, Staatskapelle di Dresda, Munchner Philharmoniker e Wiener Symphoniker. Albrecht ha debuttato alla Royal Opera House di Londra con Der fliegende Hollaender di Wagner; ha inoltre diretto Der Prinz von Homburg di Henze al Theater an der Wien, Lulu di Alban Berg all’opera di Ginevra e al Festival di Salisburgo, Tannhäuser e Die Soldaten a Zurigo, Elektra, Kotezh e la prima mondiale di Oreste di Manfred Trojahn ad Amsterdam. Nel 2012 ha debuttato al Teatro alla Scala con Die Frau ohne Schatten di Strauss. Marc Albrecht ha inciso numerosi dischi per l’etichetta discografica Pentatone con l’Orchestre Philharmonique de Strasbourg, tra i quali i Poemi sinfonici di Strauss, i concerti di Dvorák e Schumann con Martin Helmchen, la Sinfonia in fa diesis di Korngold e musica per orchestra di Berg, Dukas, Koechlin e Ravel. Con la Netherlands Philharmonic ha inciso Das Lied von der Erde di Mahler nel 2013. Nell’estate 2020, ha inciso La sirenetta di Alexander Zemlinky per Pentatone, ricevendo l’OPUS KLASSIK come “Direttore dell’anno”.

Joseph Dahdah ha iniziato a studiare canto all'età di 12 anni. Arrivato in Italia ha continuato i suoi studi a Roma con il soprano Raina Infantino, per poi conseguire il diploma di 1° e 2° livello in canto Lirico col massimo dei voti e la lode all'Istituto Superiore di Studi Musicali Briccialdi di Terni, sotto la guida del mezzo soprano Ambra Vespasiani. Dal 2020 al 2022 è membro dello Young Artists Program dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. Ha partecipato a numerose Masterclass con Richard Barker, Luca Salsi, Eva Mei, Bruno de Simone, Tatiana Chivarova. Ha cantato in numerose opere, oratori, concerti e festival in Libano, Italia, Germania, Venezuela, Polonia, Repubblica Ceca e Bulgaria. Ha preso parte di recente a numerose produzioni del Maggio, fra cui Il trovatore con la direzione di Zubin Mehta, Ernani con la direzione di James Conlon e I due Foscari con la direzione di Carlo Rizzi e Don Carlo con la direzione di Daniele Gatti.


Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com