Giovedì 2 febbraio 2023, alle ore 18.00, la
libreria Libraccio di Firenze (Via de' Cerretani 16R) ospita la presentazione del libro "
Torneranno i giorni nostri – Il diario ritrovato dell’I.M.I. Orazio Frilli" a cura di
Ennio Frilli – Francesco Mandarano – Lucia Cacciacarro (Edizioni Medicea Firenze).
Ritrovato e pubblicato il diario di prigionia di Orazio Frilli, storico preside del Liceo Dante di Firenze. Catturato sul fronte greco nel ’43 ha raccontato 700 giorni di prigionia in tre taccuini rimasti poi in cantina per oltre 60 anni. Una testimonianza straordinaria.
Una scoperta casuale del figlio Ennio sgombrando la cantina, una scatola con tre taccuini scritti fittissimi e una rivelazione straordinaria: il babbo Orazio ha documentato tutto il suo lungo periodo di prigionia, dall’8 settembre 1943 all’agosto del ’45. L’emozione è fortissima perché, come spesso accade, i prigionieri al ritorno hanno raccontato poco o nulla in famiglia. La scrittura è fittissima, quasi un codice criptato ma si riconosce subito l’impianto: un diario pressoché giornaliero sotto forma di lettera alla madre e alla fidanzata Silva, futura madre di Ennio. Siamo quasi di fronte a una scoperta archeologica, per questo insieme ad Ennio si mettono a lavoro Francesco Mandarano e Lucia Cacciacarro che riescono nella lunga impresa di trascrivere tutto. Il risultato è straordinario quanto agghiacciante: una testimonianza delle sofferenze subite, dell’incertezza provata all’indomani dell’Armistizio, la volontà immediata di resistere e non andare a combattere per l’ex alleato e quindi la deportazione come Internati Militari Italiani nei campi di prigionia tedeschi. Due lunghi anni, una vera discesa agli inferi trascorsa tra gli Stalag di Küstrin, Sandbostel, Fallingbostel e Münster. Ma è qui che Frilli si salva, regalandoci pagine vere e struggenti. Sorretto da una grande fede religiosa e da una solida cultura classica (nel ’40 era già laureato in lettere antiche), animato da un grande amore per la sua Silva e un desiderio inesauribile di tornare nella sua Firenze, instaura con la fidanzata e la madre un dialogo con loro in forma di lettere, in cui racconta, ricorda, desidera, spera e si dispera in condizioni fisiche e sanitarie via via sempre più precarie, coi compagni che cadono in preda alla disperazione o muoiono. Orazio resiste, è un giovane ufficiale che fa da guida ai compagni Artiglieri, impara il tedesco, recita poesie, fa considerazioni sull’avvenire, prova a mantenersi vivo e “degno” fino all’avanzata delle truppe inglesi, che gli danno la liberazione all’inizio del ’45 ma non la libertà; la cattività in terra teutonica durerà infatti ancora vari mesi. Finalmente, nell’agosto del ’45 una tradotta lo riporta a casa, insieme ai pochi compagni di prigionia superstiti e un’unica parola per sancire il ritorno a Firenze: “Scendiamo...”. “E quindi uscimmo a riveder le stelle...” dopo quasi due anni e un calcolo approssimativo di oltre 6mila chilometri percorsi.
Per maggiori informazioni:
www.libraccio.it