Da mercoledì 8 a venerdì 10 marzo 2023 "
Agamennone" di Eschilo ed "
Elettra" di Sofocle rivivono attraverso il lavoro delle allieve e degli allievi della
Scuola L’Oltrarno, diretta da Pierfrancesco Favino, con la
regia di Fausto Paravidino al
Teatro Goldoni di Firenze (via Santa Maria, 15).
Le parole del regista Fausto Paravidino: "
Ok. Allora l’Orestea. È la storia del ritorno di Agamennone a casa sua dopo la guerra di Troia, di quello che gli capita e di come si risistema la sua famiglia dopo. La sua famiglia sono la moglie Clitennestra, i figli: Elettra, Crisotemi e Oreste, ed Egisto, un amico di Clitennestra. È una storia di sangue e di vendetta alla quale partecipano anche gli dei, le Erinni, il popolo e noi. Se ne sono occupati un po’ tutti i tragici greci, la full version è la trilogia di Eschilo (Agamennone, Coefore, Eumenidi), Sofocle ha scritto l’ Elettra – che è Coefore, cioè la tragedia di Oreste, vista dal punto di vista della sorella – e poi ci sono varie cosette di Euripide. In Eschilo è il coro a farla da padrone, è un teatro arcaico e sacro, con Sofocle, cinquant’anni dopo, siamo già ai giorni nostri: gente che bisticcia in tinello. Ora magari qualche grecista leggendo queste poche righe potrà storcere il naso ma non è il nostro intento storcere il naso a nessuno, nemmeno ad Egisto, figurarsi! Anzi. Volevamo attraversare questa storia e volevamo farlo apprezzando il cambio di stile che c’è tra Eschilo e Sofocle. Il fatto che il ritorno di Oreste avvenga dieci anni dopo ce ne da l’opportunità drammatica. C’è quindi l’Agamennone di Eschilo, un prequel arcaico e violento con un coro, cioè con una polis protagonista, c’è un fattaccio di sangue, c’è un “dieci anni dopo”, ovvero il ritorno di Oreste nella versione di Sofocle: un interno casa con Elettra disperata che l’aspetta in un climaccio domestico da non si dire. Il lavoro è stato fatto da una scuola per attori, cioè una scuola dove cercano di formarsi degli “interpreti”: gente che legge cose scritte poco o tanto tempo fa e cerca di far credere al pubblico che succedano ora, cioè le interpreta, le traduce trasferendole da una lingua morta, segni su un foglio, ad una viva, carne che parla ora. Vademecum per eventuali pedanti (che amiamo e rispettiamo, ce n’è molti anche tra di noi). Vi diciamo subito le cose sulle quali siamo stati filologici e quelle sulle quali ci siamo presi delle libertà: I testi sono tali e quali, con qualche taglio ovviamente, l’ascia ricorre nelle due tragedie, ma senza stravolgimenti, invenzioni o riscritture. I due testi sono ambientati davanti alla reggia di Agamennone, per l’Agamennone abbiamo rispettato l’ambientazione, per l’ Elettra invece abbiamo ritenuto più efficace spostare l’azione all’interno della reggia stessa. Per i costumi abbiamo deciso di tenerci nel solco tracciato dalla storia dell’arte figurativa: abiti contemporanei con eventuali evocazioni grecizzanti. Unico emendamento, ci siamo vietati l’uso dei moderni abiti militari: mimetiche, mitra, anfibiacci eccetera semplicemente perché ci faceva schifo l’idea. Il coro dell’Agamennone si suppone sia composto dai vecchi maschi argivi che non sono andati alla guerra di Troia. Avendo a che fare con una classe di giovani donne e uomini abbiamo scelto di rappresentare una società diversa: non vecchi argivi, ma donne e uomini di diverse età che non sono andat* alla guerra di Troia. Abbiamo comunque cercato di rispettare la visione squisitamente patriarcale del coro affidandoci al fatto che la visione patriarcale non è una prerogativa esclusivamente maschile. Il coro dell’ Elettra invece è composto dalle amiche di Elettra e così è. Abbiamo scelto di cercare di essere molto rispettosi dei testi che l’antichità ci ha consegnato, delle loro parole e del loro significato non per scelta scolastica ma perché ci piacevano ed eravamo in grado di apprezzarne, attraverso il mito, la contemporaneità, ma non abbiamo avuto nessun desiderio di ricostruire la convenzione teatrale della rappresentazione dell’epoca. Non ci sono due attori maschi con una maschera separati da un coro che coreggia all’unisono. Sentivamo che quella forma ci avrebbe impedito di riconoscere la contemporaneità dei testi, il loro riguardarci. Allora abbiamo cercato di applicare a quella drammaturgia la forma del teatro drammatico: un mondo fatto di spazi reali, personaggi e relazioni. Ci rendiamo conto che questa sì potrebbe essere una forzatura e per questo non l’abbiamo presa alla leggera: la trasposizione di queste scritture dalla convenzione teatrale alla quale erano forse inizialmente destinate ad uno spazio di concrete e odierne relazioni drammatiche è stato il principale oggetto del nostro lavoro."
In scena le allieve e gli allievi della scuola di formazione del mestiere dell'attore - L'Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino:
Federica Auricchio, Gabriele Badaglialacqua, Laura Calamassi, Sofia Capo, Umberto Jr Contini, Claudia Faraone, Sofia Giunta, Rocco Longo, Simone Gennaro Maiorano, Marta Virginia Morgavi, Sofia Novello Gergen, Francesco Riccardi, Matteo Sagratella, Giorgio Stefani.
Per maggiori informazioni e orari:
www.teatrodellapergola.com