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lunedì 29 aprile 2024

"Il vecchio e il mare" di Iacopo Giannini negli spazi di Laboratorio 13 - Spazio d'Arte

14-04-2023
Il Complesso del Conventino fuori le Mura (Via Giano della Bella, 20 - Firenze) ha un nuovo spazio dedicato alla creatività e all’espressione artistica: Laboratorio 13 – Spazio d’Arte, il nuovo progetto di Olivia Turchi per Associazione Città Sostenibile e Il Conventino Caffè Letterario, all’interno degli ambienti che affacciano sul Chiostro e che un tempo ospitavano il laboratorio artigianale di Giovanni Laudato, calzolaio fiorentino che qui ha condotto la sua attività dal 1967.

Da venerdì 14 a venerdì 28 aprile 2023 il Laboratorio 13 - Spazio d'Arte ospita la mostra fotografica “Il vecchio e il mare di Iacopo Giannini e a cura di Bruto Pomodoro e Rossella Farinotti.

“Il vecchio e il mare è la prima mostra fotografica che siamo felici di ospitare all’interno del Laboratorio 13 – afferma la curatrice del progetto Olivia Turchi – a testimonianza della poliedricità delle arti accolte e della volontà di coinvolgere tutti i linguaggi della contemporaneità. Si tratta, al tempo stesso, di un ritorno alle nostre radici e ai temi identitari del quartiere dell’Oltrarno: la famiglia dell’artista, infatti, è originaria di San Frediano e il nonno materno possedeva la nota fonderia “F.lli Ugolini Bronzisti” in via del Drago d’Oro. Quella degli Ugolini è una lunga tradizione artigianale avviata sul finire dell’Ottocento e che oggi ritroviamo nei volti, nelle mani, nelle attività e nei materiali oggetto degli scatti di Iacopo Giannini, a testimonianza di un’eredità artistica che ha lasciato un segno nella sua formazione e che prosegue nel tempo, rinnovandosi sempre.”

Questa nuova mostra di Iacopo Giannini rappresenta un’occasione inedita per ammirarne i lavori fotografici, che si focalizzano sul tema dell’uomo e il mare.

Frutto di una ricerca quinquennale, i dieci scatti che compongono il nucleo della mostra sono stati selezionati “ad hoc” per illustrare i rapporti che ci legano al mare, l’eterna fatica che da sempre contraddistingue il rapporto dualistico uomo-natura, la forza evocativa dei manufatti, siano essi barche, ancore o nasse, con i quali i pescatori affrontano quotidianamente le loro avventure di pesca e la manifattura e il commercio della materia prima strappata alle acque.

Il mare, paradossalmente, è protagonista assente (o appena inquadrato) all’interno degli scatti di Iacopo, ma la sua presenza è tangibile, sempre, finanche negli scatti all’interno dell’ex stabilimento Florio che documentano un’architettura industriale di rara bellezza o nella tavola appesa a ridosso di un muro della Camparia, quadro dal sapore vagamente surrealista che ritrae pinne mutilate di tonni.

Come tangibile è la quotidiana fatica umana, documentata più volte nelle attività giornaliere legate alla pesca e ai suoi strumenti.

La cornice di questo lavoro di Giannini è Favignana, l’isola principale dell’arcipelago delle Egadi, i cui abitanti da secoli campano di pesca (Camparia è appunto l’espressione siciliana che indica il “dar da campare”) ed è da secoli teatro della mattanza, la tradizionale e cruenta pesca al tonno rosso.

In un sapiente gioco allestitivo, le fotografie saltano dagli spazi aperti a quelli chiusi, dal particolare (il primo piano delle lattine di tonno Florio) all’universale (l’immagine delle grandi ancore sotto il cielo siciliano), dal paesaggio all’architettura e all’attività commerciale, lungo un percorso che ben definisce l’isola di Favignana e le sue peculiarità più intime.

E proprio l’isola è ritratta nella sua più aspra quotidianità (contrapposta a quella più ludica del turismo, che da anni ha preso piede nelle isole siciliane) attraverso la lettura di immagini di grande impatto emozionale rigorosamente in bianco e nero, che in ambito fotografico riprendono coraggiosamente la grande lezione del neorealismo italiano, che ha fatto la storia del cinema internazionale.

Una narrazione sospesa nel tempo, come spesso sono le grandi avventure umane, a cui il titolo della rassegna, ripreso dal celeberrimo romanzo di Hemingway, calza a pennello.

(Bruto Pomodoro, dicembre 2022)

Un’espressione raccolta, concentrata e intensa di un volto consumato dal sole, intento in un’azione quotidiana e personale, quella della creazione di una nassa che dovrà essere pronta per la pesca. La sua storia appartiene al mare: lo dimostrano le rughe accentuate della fronte e il colore della pelle scurita dal tempo dedicato fuori dal luogo domestico; la catenina da cui pende un ciondolo a forma di ancora e quella cura in un gesto per lui naturale, ripetitivo, minuzioso.

I volti, le azioni, le mani, i dettagli degli strumenti del lavoro, le tracce lasciate dai pescatori e i frammenti della materia utilizzata - il tufo, il ferro delle ancore, i legni delle imbarcazioni, le reti - sono alcuni degli elementi su cui Iacopo Giannini focalizza il suo sguardo, mettendolo a punto attraverso l’azione (per il fotografo ormai naturale e raffinata) della macchina con cui riprende i soggetti. Da diversi anni il fotografo toscano utilizza il mezzo digitale per narrare, sperimentare, incrementare visioni e immaginari, spesso indagando mondi circoscritti, non semplici da conoscere altrimenti. Negli ultimi cinque anni Giannini si è dedicato in particolare al paesaggio e a un luogo prezioso: l’isola di Favignana. Ambienti naturali da scovare fatti “di pietra e di acqua”; vedute “visionarie” (citando i titoli delle due ultime mostre che rappresentano un ciclo che qui chiude un cerchio) ispirate da un passaggio scritto di Tiziano Terzani, fino ad affezionarsi, nel “Vecchio e il mare”, a un luogo e a un’umanità specifiche: la tonnara e i suoi abitanti. Questo contesto speciale ha attratto il fotografo tanto da dedicarci un’intera mostra, focalizzandosi sui pescatori, coloro che, da tutta la vita, hanno agito in mare. La narrazione di Giannini posa lo sguardo sui dettagli di un lavoro duro, che oggi sta cambiando, a volte scomparendo, prendendo altre strade. La tonnara di Favignana come luogo del ricordo. Un tempio dove si depositano le tracce del fare e il prodotto di un costante lavoro umano.

Le dieci fotografie selezionate, di cui cinque inedite, denotano una cura romantica e un’attenzione sensibile che racconta diversi strati di tracce e frammenti che Giannini descrive attraverso un denso bianco e nero. Questo non colore denota, sin dagli esordi della sua professione di fotografo e testimone, una radicale scelta estetica. Lo hanno ispirato i bianchi e neri di Berengo Gardin, di Mulas, di Scianna. O, chissà, magari anche quelli del cinema di Fellini in “8 e mezzo”, del Visconti de “La terra trema” o, più indietro nel tempo, di un Chaplin che utilizza sapientemente quei contrasti che solo il nero e il bianco possono restituire. In “Tempi Moderni” il regista inglese utilizza il bianco e nero per enfatizzare la fatica del lavoro e i meccanismi industriali che schiacciano l’umano. Nella mostra di Giannini “Il vecchio e il mare” però l’umano non soccombe: agisce. La pesca non è cancellata, deve solo prendere altre direzioni. Gli strumenti del lavoro cambieranno e di questi ne rimangono le tracce, i prodotti e le storie.

(Rossella Farinotti)

Per tutto il 2023 Laboratorio 13 ospiterà appuntamenti culturali e mostre d’arte con artisti affermati e nuovi talenti per riconfermarsi come uno “spazio felice”, un luogo dedicato all’espressione artistica e ai linguaggi della creatività con la consapevolezza che, oggi più che mai, le abilità abbiano bisogno di luoghi vibranti di presenze, ispirazione e libertà interiore per incontrarsi, confrontarsi e crescere. 

Orario mostra:
da venerdì 14 aprile a venerdì 28 aprile 2023 | martedì - domenica 11/18

Per ulteriori informazioni: https://www.ilconventinofirenze.it - info@ilconventinofirenze.it